TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 14 febbraio 2024

Perchè non svanisca la memoria. Ricordo di Guido Seborga (prima parte)

 


Ieri, anniversario della morte del padre, Laura Hess Seborga mi ha mandato una serie di materiali molto belli sulla figura e l'opera di Guido Seborga. Negli anni Laura mi ha accompagnato nella scoperta della grandezza dell' uomo e dell' intellettuale e mi ha permesso di conoscerne e apprezzarne la profondità dell'impegno civile e politico.

La lettera era privata, ma con il  permesso di Laura, inizio a riprendere e diffondere questi materiali, convinto che in momenti cupi come quelli che viviamo la riscoperta del lascito artistico e morale di una figura tanto significativa, possa essere di conforto e di stimolo a chi, nonostante tutto, non intende mollare.

G.A.


ll 13 febbraio 1990 moriva mio padre. Il ribelle, il giornalista, il letterato, il poeta, il pittore e lo voglio ricordare insieme a coloro che hanno conosciuto l'uomo e il suo messaggio di impegno e di libertà. 

Perché non svanisca la memoria.

Laura


Lascio una vita di libertà
La mia carne alle fiamme
Le ceneri al vento
Lascio il malessere e l'ansia
e la gioiosa avventura
dell'amore terrestre e cosmico
parola e quadro
reale-irreale
Ora so che non devo più ricordare...
Nel caldo della notte di luna
dormirò ancora nella caranca
e il sole nascerà sul mare
Mi piace morire all'aurora

Da: Guido Seborga, Ceneri al vento - Sangue e cerebrum, Sugarco 1980


…riposare in pace

Con me stesso e gli uomini
La pace che fu rotta nella nostra adolescenza
Ma il ricordo spezzato è ancora forte nell'animo
E rinasce come il senso violento della morte
Che l'uomo crudele ha inferto all'uomo povero
Ma ora parlo anche dell'altra morte
Ora parlo della nostra morte umana
Parlo amici dell'ultima estrema libertà
Quella che spero non tradirà mai
Quella che adoro nel mio silenzio
Quella che ammiro nell'ultima luce
Quella che indovino nell'ombra spessa
Quella amici che offre all'uomo verità
E finalmente riposare in pace
Trovato il senso della parola umana
Trovata l'estrema ultima libertà

Da: Guido Seborga, Uomo ferito -Se avessi una canzone, Dell'albero 1964

(Nella foto di copertina Guido Seborga con Laura bambina)