TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 31 maggio 2023

L'esperienza della Cgil alla FIAT





E' disponibile sul sito Academia. edu l'ultimo quaderno della serie degli Archivi del movimento operaio.di cui riprendiamo la presentazione.

Presentiamo una lunga recensione di Vittorio Rieser del libro di Emilio Pugno e Sergio Garavini sulle lotte operaie alla FIAT dagli anni della ricostruzione ai primi anni Settanta. Apparso nel 1975 su “Politica comunista”, la rivista teorica di Avanguardia Operaia, il saggio testimonia di come a metà degli anni Settanta le avanguardie politiche di classe ritenessero la situazione ancora aperta a esiti positivi, pur esprimendo serie riserve sulla politica del compromesso storico del PCI e sulla pratica della concertazione sindacale, entrambe ai loro primi passi. Da qui la necessità per Rieser, prendendo spunto dal libro di Garavini-Pugno, militanti comunisti al di sopra di ogni sospetto, di fare un bilancio di un ciclo di lotte, che anche se non iniziato con il '68 dalla stagione dei movimenti aveva ripreso forza e slancio, per individuarne potenzialità e limiti nell'ottica di un'ulteriore avanzata del movimento operaio. 

Come sappiamo, le cose sarebbero andate diversamente. Mentre la sinistra rivoluzionaria concludeva il suo ciclo “sovversivo” e si adeguava con l'esperienza di Democrazia Proletaria ai riti (e al malcostume) della politica parlamentare italiana, Berlinguer spingeva all'estremo il tentativo di ingresso al governo di un PCI presentato come forza normalizzatrice offrendo al padronato lo scalpo della combattività operaia. Una politica velleitaria e inconcludente che avrebbe portato da un lato alla sconfitta epocale simboleggiata dalla vertenza FIAT del 1980 e dall'altra al declino irreversibile dello stesso PCI. 

Il 1977 avrebbe testimoniato in modo eloquente il tentativo congiunto Cossiga-Lama-Berlinguer di criminalizzazione del movimento, posto brutalmente di fronte all'alternativa fra le scelte, entrambe perdenti, del riflusso nel privato o del salto nell'illegalità di massa. Una politica culminata nell'aprile 1978 nella sostanziale messa fuorilegge ad opera della magistratura padovana dell'intero movimento antagonista. 

 Nel breve arco di due anni la situazione descritta da Rieser nel suo articolo risultava così radicalmente mutata. Ai quadri comunisti della CGIL veniva ora demandato dal partito il controllo di una conflittualità operaia sempre più assimilata al terrorismo. Sono gli anni delle schedature di massa operate dalla Federazione comunista di Torino, dei rapporti con i servizi segreti e con i carabinieri del nucleo antiterrorismo di Dalla Chiesa finalizzati alla creazione di una rete di spionaggio interna alle fabbriche in funzione antibrigatista, ma che, come rivelerà lo scandalo del 1994 (vedi Appendice), in realtà utilizzata contro ogni forma di insubordinazione operaia anche quando la minaccia terrorista non esisteva di fatto più da anni. Una politica sciagurata che nell'arco di un decennio avrebbe portato al pieno ristabilimento del potere padronale in fabbrica e ad una passività operaia destinata a durare fino ad oggi. (G.A.)