Ieri a Sidney, domani a Roma
Le parole non sono neutre, producono effetti.
Gridare al genocidio (quando si tace sull'Ucraina dove i morti sono dieci volte tanto), definire gli israeliani nazisti, falsificare la storia, gridare "dal fiume al mare" (cioè auspicare la distruzione dello Stato di Israele) non sono semplici parole, frasi al vento senza effetto. Lo abbiamo visto in Italia. A furia di gridare che "uccidere i fascisti non è reato" poi qualcuno ha cominciato a farlo sul serio.
Oggi si grida al "genocidio", si incita all'odio contro gli ebrei in quanto sionisti che vengono cacciati da dibattiti, aule universitarie, eventi culturali, domani qualcuno penserà che è giusto sparare per vendicare le vittime del "genocidio".
Criticare la politica israeliana è legittimo e su molti aspetti anche opportuno, parlare di genocidio, incitare all'odio e alla caccia all'ebreo no.
Chi lo fa, come gran parte della sinistra, si assume la responsabilità delle conseguenze. Ieri a Sidney, domani a Roma.
