TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 14 dicembre 2012

Neve a Savona



Giorgio Amico

Neve a Savona


Ci siamo svegliati con la neve. Le finestre dell'ITIS, la prima cosa che vedo al mattino, riflettevano il bianco lattiginoso del cielo. Mi è venuto in mente quel passo, bellissimo, de "Gli innocenti" in cui Guido Seborga dipinge una Savona coperta di neve ma calda di vita. Mai la mia città è stata così bella come nelle pagine di questo romanzo che racconta dei suoi operai:

"Era di nuovo nevicato e faceva freddo, i treni che arrivavano dal Piemonte sembravano arrivare da un paese polare, le valli erano piene di neve e così i valichi, i viaggiatori giungendo al mare cercavano aria più tiepida, la neve a  Savona, s'era sciolta, bianche erano ancora le cime delle colline e delle alture, l'ampio arco della costa sino a  Vado risplendeva di una luminosità fredda, una petroliera ormeggiata di fronte a  Vado nel mare deserto, sul ponte si vedevano uomini muoversi, una barca carica di uomini veniva verso riva."(*)

Pensavo a Seborga e a una Savona che non c'è più e vive ormai solo nelle sue pagine, alle mattine nevose di anni lontani e al bambino che sono stato mentre seguivo il volo lento dei gabbiani nel cielo bianco.

*Guido Seborga, Gli innocenti, Sabatelli, p.75