TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 8 aprile 2019

Anarchici e socialisti nella Savona del 1894



Il Partito Socialista nacque a Genova nel 1892. E a Savona che cosa succedeva? Un vecchio lavoro di qualche anno fa ricostruisce gli inizi del movimento socialista savonese.

Giorgio Amico

Anarchici e socialisti nella Savona del 1894

Per il 14-15 agosto 1892 fu convocato a Genova il congresso costitutivo del Partito dei Lavoratori Italiani. Nel manifesto programmatico venivano chiamati a raccolta «le rappresentanze di tutte le associazioni e circoli operai che accettino in massima i principi cardinali del Partito approvati nell'ultimo congresso e cioè: la costituzione di un grande partito di lavoratori indipendente da tutti gli altri partiti; l'organizzazione operaia per la rivendicazione delle terre e dei capitali in mano alla collettività dei lavoratori; la conquista dei poteri pubblici, come altro mezzo per l'emancipazione dei lavoratori». (1)

L'andamento dei lavori fu burrascoso e sancì la definitiva separazione fra la corrente socialista e quella anarco-operaista. Il partito attenderà fino al Congresso di Reggio Emilia dell'anno successivo per definirsi esplicitamente socialista, ma a caratterizzare in tal senso il Congresso di Genova vengono la definizione di un preciso programma ideologico e l'accettazione di questo da parte dei più importanti centri del movimento operaio organizzato. In breve, come scrive Arfè, « il partito che nasce a Genova ha una base proletaria, é ideologicamente collegato al marxismo, si collega per questo pur tenue filo con gli altri partiti socialisti europei». (2)


Il Primo congresso socialista ligure

Nonostante le difficoltà del momento politico attraversato e la pochezza dei mezzi organizzativi del nuovo partito operaio, in breve tempo l'idea socialista prende in Liguria uno sviluppo veramente straordinario. Ne è prova il Primo Congresso Socialista Ligure che si tiene un anno e mezzo più tardi a Sampierdarena alla presenza di oltre duecento delegati in rappresentanza di ben 36 società di tutta la regione.

Aperti i lavori con le relazioni dell'operaio Pietro Chiesa, già membro della presidenza del congresso del '92, e di Andrea Costa, che porta il saluto della direzione nazionale, in due giorni di intenso dibattito vengono definiti punti fondamentali per l'attività futura del partito quali l'atteggiamento da tenere nei confronti delle elezioni, la costituzione di una Camera del Lavoro a Genova, la municipalizzazione dei servizi pubblici, l'agitazione a favore del suffragio universale. In particolare viene approvato all'unanimità un ordine del giorno conclusivo con cui « il Congresso afferma il dovere e l'utilità della lotta elettorale politica e amministrativa, intesa alla conquista dei pubblici poteri, mediante candidati propri sempre dovunque sia possibile, almeno allo scopo di propaganda...». (3)

Il Congresso sancisce anche la nascita di una struttura organizzativa permanente, la Federazione Socialista Ligure, diretta da un Consiglio in cui viene chiamato a rappresentare Savona il prof. Alberto Cuneo, esponente di primo piano della da poco costituita Lega Socialista Savonese.




La Lega Socialista Savonese

Dopo un lavoro preparatorio durato diversi mesi, si era infatti costituita anche nella nostra città una sezione socialista: la sera del 16 marzo 1894 nella sala della Società Fabbro-Ferrai si era svolta, alla presenza di oltre duecento persone tra cui numerosi socialisti di Oneglia, Sanremo e Genova, la seduta inaugurale della Lega Socialista Savonese. Le attività iniziali della neonata organizzazione si erano rivolte alla propaganda all'interno delle società operaie e alla preparazione della giornata del Primo Maggio la cui celebrazione era allora severamente interdetta dalle norme di pubblica sicurezza.

Nonostante le eccezionali misure adottate dalle autorità – era stato posto in allerta anche il 64° Reggimento di fanteria di stanza in città – la festa del lavoro si svolse nella massima calma. Le società operaie organizzarono nella mattinata escursioni alla collina dei cappuccini da cui i lavoratori e le loro famiglie tornarono nel pomeriggio « carichi di verde e di fiori». (4) A sera, nonostante il tempo si fosse guastato e piovesse a dirotto, si tenne nella sala della Fratellanza Operaia per iniziativa della Lega una conferenza del pubblicista Ferruccio Mosconi, redattore de “Il Caffaro” di Genova e esponente di spicco della Federazione Socialista Ligure. La riunione fu occasione di aspro scontro fra socialisti da un lato e anarchici e repubblicani dall'altro. In fatti, non appena l'oratore ebbe terminato di sostenere che il partito non doveva cercare né accettare l'alleanza con gli anarchici e mirare invece a impadronirsi con mezzi legali del potere, alcuni operai anarchici vivacemente ribadirono la loro avversione al sistema elettorale e la comprensione per i « lanciatori di bombe». In particolare si sostenne da parte dei libertari che « l'dea del voto è per i socialisti un modo di salire in alto e di scordare chi soffre» e che « dai deputati e consiglieri comunali socialisti nulla può sperare il proletariato». (5)

Quanto ai repubblicani, essi rivendicarono a Mazzini la gloria di aver ideato un programma socialista migliore e più nobile di quelli di Marx e Lassalle e accusarono i socialisti di volere la divisione del movimento operaio e di rafforzare così gli avversari.




Il processo agli anarchici e i fatti di Sicilia

L'animata conferenza del Primo Maggio non è il solo indizio della presenza in città di un agguerrito, seppur ridotto, manipolo anarchico. Pochi giorni più tardi – il 5 maggio – si aprì davanti al Tribunale di Savona il processo contro sette giovani anarchici accusati di associazione a delinquere. Secondo l'accusa i sette, tutti operai, capeggiati dal tipografo ventitreenne Giuseppe Cava, erano soliti riunirsi all'angolo di Piazza Giulio II e lì, durante i fatti della Lunigiana, avevano espresso l'intenzione di andare in aiuto degli anarchici carraresi e di compiere a scopo dimostrativo attentati contro la ferrovia.

In realtà, e lo svolgimento del processo lo dimostrò inequivocabilmente, i giovani anarchici, da tempo tutti accuratamente sorvegliati dalle autorità per timore che « volessero provocare disordini», si erano limitati ad un'opera di propaganda o, come allora si diceva, di « preparazione del terreno». A questo scopo erano stati allacciati contatti con gruppi libertari di altre città, specialmente a Genova, e diffusi nelle fabbriche savonesi, e in particolare alla Servettaz dove uno dei sette lavorava, opuscoli, manifestini e giornali anarchici come “La Favilla” e il “Sempre Avanti!”. Sempre a Savona e a Alassio, dove risiedevano due degli imputati, erano stati tracciate scritture murali inneggianti all'ormai prossimo trionfo dell'anarchia e organizzate conferenze clandestine a cui aveva preso parte un ristretto numero di simpatizzanti. La Corte non ebbe la mano pesante e, dopo tre giorni di dibattimento, condannò cinque degli imputanti e precisamente Giuseppe Cava, Leonardo Zino, Giuseppe Fortunato, Pio Rossi e Mario Mobello, a sei mesi di reclusione e a cento lire di ammenda, mentre assolse per insufficienza di prove Vincenzo Costa e Antonio Stalla.

Fioccavano intanto a migliaia le condanne per i fatti di Sicilia, dove il movimento dei Fasci operai e contadini era stato brutalmente represso con l'ausilio dei tribunali militari e della legge marziale. All'onorevole De Felice Giuffrida, considerato principale istigatore dei tumulti, venne inflitta una grave condanna nonostante l'immunità parlamentare. Il fatto suscitò l'unanime sdegno di tutti i democratici. La Massoneria, che già per per bocca del suo Gran Maestro aveva protestato contro i provvedimenti eccezionali adottati dal governo in Sicilia e in Lunigiana, solidarizzò pubblicamente con il Partito Socialista. (6)

Anche a Savona la riprovazione per il brutale atto repressivo fu unanime. La Lega Socialista diffuse in tutta la città questo manifestino:
« La Lega Socialista Savonese di fronte all'enorme ed efferata condanna pronunciata dal tribunale “giberna” di Palermo contro De Felice e compagni, protesta energicamente contro l'attuale governo e in special modo contro il vigente sistema capitalistico, sola e unica causa di tutte le ingiustizie e ineguaglianze sociali, e fa voti che un'energica perseverante agitazione del partito socialista riesca a ridonare ai compagni condannati la loro libertà». (7)

Fu il canto del cigno della prima organizzazione socialista savonese. Ottenuti i poteri eccezionali, Crispi li usò contro il suo principale nemico il Partito Socialista. Decreti legge “anti-anarchici” colpirono le camere del lavoro, le leghe operaie, le società di mutuo soccorso, i circoli ricreativi e culturali. Centomila persone furono private del diritto di voto con il pretesto che erano state iscritte per errore nelle liste elettorali. Di fatto il Partito socialista, che aveva ormai più di 160 sedi in tutta Italia, venne posto nella più completa illegalità. Un'ondata senza precedenti di arresti potò nelle carceri migliaia di lavoratori accusati di voler sovvertire le istituzioni e di istigare all'odio di classe. Anche la Liguria fu travolta da questa spirale repressiva che pareva inarrestabile. Sciolta d'autorità la Federazione Socialista Ligure, arrestati e condannati i suoi dirigenti, costretti all'esilio i più decisi dei suoi militanti, il partito si trovò pressoché completamente paralizzato. Iniziava così una fase di ripensamento teorico e di riorganizzazione del movimento operaio costretto a rivedere i propri obiettivi e i propri metodi di lavoro. Una fase destinata a sboccare il 25 dicembre 1896 nella fondazione de « l'Avanti!» e nel ritorno impetuoso del Partito Socialista sulla scena politica nazionale.

Note

1) Citato in G. Trevisani, Storia del Movimento Operaio Italiano, Milano 1960, vol. II, pp. 213-214.
2) Cfr. G. Arfè, Storia del socialismo italiano, Milano 1977, pag. 9.
3) “Il Cittadino” del 16 maggio 1894.
4) “Il Cittadino” del 2 maggio 1894.
5) Ibidem.
6) “Il Cittadino” del 31 gennaio e del 2 maggio 1894.
7) “Il Cittadino” del 12 giugno 1894.



Pagine savonesi, anno 3°, n.1, febbraio 1983