TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 2 aprile 2020

Antonio Gramsci a Savona. La nascita del Partito Comunista d'Italia




Giorgio Amico
Gramsci a Savona 

Quarta parte. La nascita del Partito Comunista d'Italia



Il 29 gennaio 1921 "Bandiera Rossa" diviene l'organo ufficiale della Federazione Regionale Ligure del Partito Comunista d'Italia. Il settimanale era stato fino a quel momento l'organo dei socialisti savonesi. Il giornale, che inalbera per la prima volta orgogliosamente il motto "il comunismo è la dottrina delle condizioni della vittoria della classe lavoratrice", dedica grande spazio al Congresso li Livorno e alla nascita del PCd'I. Nell'articolo di fondo, che prende la prima pagina, si legge tra l'altro:

"Il Congresso di Livorno ha risposto alle aspettative del proletariato rivoluzionario italiano. L'equivoco unitario è stato spezzato. (...) I comunisti si sono coraggiosamente assunti di fronte alla storia la responsabilità della scissione formale del Partito, che già sostanzialmente era diviso in due partiti. (...) Al Congresso di Livorno l'unitarismo è stato smascherato. Soltanto per completare quest'opera di chiarificazione i comunisti hanno dominato i propri nervi e hanno subito fino in fondo gli attacchi personali, le calunnie contro i compagni di Russia e i tentativi demagogici inscenati dai centristi, invece di abbandonare fin dal primo giorno i lavori del Congresso.
Era necessario che fino all'ultimo proletario acquistasse coscienza che, sotto le varie e ipocrite formule di 'unità del Partito' e di 'autonomia nel campo internazionale', gli unitari difendevano l'opportunismo riformista e il grosso partitone numerico, comodo strumento per soddisfare alle spalle del proletariato tutte le ambizioni e tutte le posizioni personali della burocrazia sindacale.
Quel vuoto nome che era stato il massimalismo del Congresso di Bologna è stato disperso sotto l'impeto dello sviluppo della lotta di classe. Il massimalismo non era stato allora il fissarsi di una salda dottrina e tattica rivoluzionaria, ma soltanto una espressione verbale, che doveva servire per gridare grosse parole per le piazze d'Italia a scopi elettorali. Massimalismo e comunismo erano e si sono dimostrati due cose diverse.
A Livorno il massimalismo è stato sconfitto e ne sono balzati fuori nella loro chiarezza due metodi, due concezioni: il comunismo e il riformismo.
Il Partito Comunista rivolge una franca parola amichevole e tende la mano ai molti compagni delle sezioni che votarono per la tesi unitaria, nella speranza che, qualora la scissione si fosse delineata inevitabile, gli unitari avrebbero preferito l'unità comunista a un falso accordo coi capi riformisti.
Questi compagni, di cui conosciamo lo spirito rivoluzionario, diano la meritata lezione, entrando nel Partito Comunista, ai loro rappresentanti che, disprezzando la loro volontà, li hanno consegnati prigionieri del riformismo". (9)

A Savona aderiscono al Partito il sindaco Accomasso e la maggioranza dei consiglieri comunali socialisti, mentre la Camera del Lavoro approva con 17.347 voti contro 4.350 andati ai socialisti una mozione di appoggio al PCd'I. Anche fra i giovani i comunisti ottengono ampie adesioni. alla fine di gennaio si tiene a Sanpierdarena il IX Congresso regionale della Federazione Giovanile Socialista. Quasi all'unanimità i delegati decidono il passaggio dell'intera organizzazione al Partito Comunista con il nuovo nome di Federazione Giovanile Comunista Ligure. Anche il comune di Savona passa ai comunisti che formano una loro giunta, essendosi dimessi sei assessori socialisti di quella precedente.

Ai primi di febbraio si tiene la prima riunione dopo la scissione del Comitato esecutivo della Federazione Comunista Ligure, nel corso della quale viene approvato il testo di un manifesto ai lavoratori in cui si chiariscono i motivi della scissione e si indicano le finalità del nuovo partito:

"Compagni,

il proletariato italiano ha trovato al congresso socialista di Livorno la giusta via per venire a capo delle proprie rivendicazioni, separando la sua azione rivoluzionaria dall'azione riformista dei maggiori esponenti del PSI. Non c'era più possibile la convivenza dentro lo stesso organismo politico con uomini che hanno fatto e fanno costantemente professione di scetticismo sulla forza della classe operaia, che non credono alla miseria in cui su dibatte il proletariato, che non sentono i suoi bisogni e che invece sono sempre solleciti a trovare una giustificazione o quanto meno un'attenuante per la violenza di cui la classe operaia è vittima da cinque anni a questa parte.
Lo stato d'animo di questi uomini è la conseguenza di una mentalità piccolo borghese e democratica che serve mirabilmente alle ultime difese di una classe sociale che non ha più la forza sufficiente e la capacità economica necessaria per tenere soggetto il proletariato italiano.
Il partito socialista avrebbe dovuto capire l'antagonismo evidente tra i bisogni della classe lavoratrice che richiede il dominio assoluto dei poteri che regolano la sua esistenza e lo sforzo dialettico di chi, pur non consentendo a questo dominio, si trova nella necessità tattica di dissimulare la propria negativa con acquiescenza condizionale che al momento opportuno si risolverebbe in un tradimento per le classi proletarie.
Il partito socialista non si è reso conto per via di questo irreducibile dualismo e di è fatto sopraffare dai sentimenti scaturenti dalla moralità borghese, che sono esiziali alla lotta aspra, fiera, senza quartiere e forse senza speranza che tutte le categorie sociali parassitarie hanno dichiarato al proletariato.
Abbiamo pertanto abbandonato con dolore ma con fede le schiere del Partito a cui per tanti anni avevamo dato tutti i palpiti delle nostre esperienze ed abbiamo costituito il Partito Comunista, sezione italiana della Terza Internazionale,.
Il nostro nuovo Partito unisce le sue file, i suoi sforzi, i suoi ardimenti a quelli del proletariato di tutto il mondo unito nella Terza Internazionale, con la quale si prefigge di lottare per la liberazione delle classi lavoratrici; sente fervida, alta e costante la sua solidarietà con la Russia dei sovieti, con la Grande Rivoluzione e con i suoi uomini ed è perciò il PCI l'unico partito in Italia che resta in comunità d'intenti e di mezzi con i partiti rivoluzionari delle nazioni in cui gli operai sentono la dignità e i bisogni della propria classe". (10)


 9. "Bandiera Rossa", 29 gennaio 1921
10. "Bandiera Rossa", 5 febbraio 1921.

4. Continua