TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 10 gennaio 2022

Sulle Ramblas di Barcellona in tempo di rivoluzione.

 


Mary Low e Juan Brea, inglese lei, cubano lui, poeti surrealisti e militanti trotskisti, nel 1936 corrono a Barcellona ad arruolarsi nelle milizie del POUM. Costretti dalla controrivoluzione stalinista ad abbandonare la Spagna, scriveranno nel 1937 un libro sulla loro esperienza di valore almeno pari al molto più celebre “Omaggio alla Catalogna” di George Orwell. Finora mai tradotto e dunque praticamente sconosciuto, ne stiamo curando la prima edizione italiana di cui presentiamo una pagina.


Mary Low

Sulle Ramblas di Barcellona in tempo di rivoluzione.


Cominciammo a camminare per le stradine che si snodano tra le vie principali. Di tanto in tanto grandi fogli di carta bianca incollati sopra la targa di un negozio o di un'attività commerciale attiravano la nostra attenzione. C'era scritto: "Requisito da..." e poi seguiva il nome di uno dei partiti dei lavoratori. Sulle facciate delle case c'erano scritte con le sigle frettolosamente scarabocchiate in rosso dei partiti che le avevano occupate. Era tutto straordinariamente eccitante. Mi guardai intorno. Una sensazione di rinnovata forza e attività sembrava irradiarsi dalla folla di persone che riempiva le strade.

Siamo tornati sulle Ramblas e siamo rimasti a guardare il trambusto Tutto sembrava concentrarsi lì. Le bandiere sventolavano dalle facciate delle case, formando un lungo viale di un rosso abbagliante. Sprazzi di bianco e nero offrivano occasionalmente un contrappunto ai colori. Nell'aria c'era un intenso frastuono di altoparlanti e la gente era riunita in gruppi qua e là sotto gli alberi, con i visi alzati verso il piatto rotondo da cui sgorgavano gli slogan. Andavamo da un gruppo all'altro e ascoltavamo anche noi. Era quasi sempre gente che parlava della rivoluzione e della guerra, a volte si sentiva una voce di donna, ma erano soprattutto voci di uomini. Negli intervalli, frammenti dell'"Internazionale" rimbalzavano sulla folla.

Camminavamo in una sensazione di aria e di luce. Passammo vicino ad un albero con un nastro e fiori, proprio dove un uomo era caduto combattendo. Miliziani e marinai ci passavano accanto, a braccetto, o percorrendo rumorosamente su camion le vie adiacenti, brandendo in alto fucili, di cui la luce intensa del sole faceva scintillare le canne. Le caserme erano state abbattute e al loro posto c'erano spiazzi vuoti pieni di una terra biancastra e polverosa.

Su ogni lato della passeggiata centrale c'era una folla di piccole bancarelle allineate sotto gli alberi  e mentre proseguivamo, ci avvicinammo per vedere cosa vendevano e compravano con tanto impegno. All'inizio c'erano donne anziane, sedute con le ginocchia spalancate sotto strati di gonne , su cui poggiavano vassoi di caramelle. I dolci erano di color verde, ambrato, marrone e nero, ognuno impilato nel mucchietto del suo colore, tagliati a quadratini e ogni quadratino avvolto in carta lucida. Erano trasparenti, come mattoncini di acqua colorata ammucchiati e brillanti alla luce del sole. Accanto a loro uomini accovacciati sul marciapiede con i loro zoccoli bianchi, davanti a loro cravatte di seta rossa e fazzoletti ricamati con la falce e il martello. Poi, un gran numero di bancarelle di berretti da miliziano. Infine, c'erano i distintivi.

Mi sono avvicinata ad una bancarella e li ho esaminati con curiosità. Ce n'erano di tutti i tipi e forme, fatti con le iniziali dei vari partiti. Alcuni erano molto attraenti - grandi scudi d'argento, con la falce e il martello in rosso, o in bianco su uno sfondo come una stella rossa, e poi altri di forma quadrata divisi diagonalmente in due triangoli, uno nero e uno rosso, i colori dell'anarchia. Era sorprendente quanti tipi diversi ce ne fossero, e quanta gente li vendesse. Mi guardai intorno sulle Ramblas. Quasi tutti portavano un qualche tipo di distintivo appuntato sulla camicia.

(Mary Low-Juan Brea, Taccuino rosso spagnolo – Traduzione nostra)