TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 21 novembre 2023

Enrico Bignami sulla guerra di Libia e l'espulsione dei massoni dal partito socialista

 


Giorgio Amico

Enrico Bignami sulla guerra di Libia e l'espulsione dei massoni dal partito socialista


Nel 1912 si era aperta nel Partito socialista italiano una accesa discussione sulla compatibilità fra appartenenza al partito e alla Massoneria. La questione fu definitivamente risolta nel corso dei lavori del congresso di Ancona che su proposta del direttore dell' "Avanti!" Benito Mussolini proibì la doppia appartenenza ed espulse i massoni dal partito. Da notare come Amadeo Bordiga, futuro fondatore del Partito comunista e allora esponente di primo piano della Federazione giovanile socialista, fosse stato il principale sostenitore di Mussolini in questa battaglia. Cosa che non mancò di ripetutamente ricordare alle autorità di polizia negli anni Trenta per allontanare da sé il sospetto di svolgere attività antiregime (cfr. Il nostro Bordiga, il fascismo e la guerra (1926-1944), Massari Editore 2021).

Nel vivo di questa battaglia, che vide non pochi esponenti illustri del socialismo italiano abbandonare il partito, si colloca una lettera di Enrico Bignami, uno dei padri del movimento operaio e socialista italiano, fondatore della rivsta "La Plebe" e poi della sezione italiana dell'Internazionale socialista.

Da Lugano, dove risiedeva e dirigeva la rivista "Coenobium", terreno di incontro di figure importanti della cultura di allora come, solo per citare le più illustri, Miguel de Unamuno e andré Gide, in una lettera datata 10 maggio 1913 (che riproduciamo in copertina riprendendola da un vecchio numero di Hiram del marzo 1989), dopo aver rivendicato con orgoglio il suo essere massone, il vecchio internazionalista esprime la sua sdegnata condanna del sostegno dato dal Grande Oriente alla guerra di conquista coloniale della Libia:

"Io non metterò più piede in una loggia italiana, se non sarà fatto sicurodi trovarsi in una accolta di fratelli che, almeno nella loro maggioranza, non aderito alla nefasta impresa di rapina e di sterminio che disonora e dissangua la patria".

La lettera è occasione anche di pronunciarsi sul dibattito in corso nel Psi. In una breve annotazione in appendice alla lettera, indirizzata al Maestro Venerabile della Loggia "Carlo Cattaneo" di Milano, Bignami interviene infatti sul tema della incompatibilità fra iscrizione al Partito socialista e appartenenza alla Massoneria, ricordando come proprio grazie al sostegno delle logge il movimento operaio si fosse potuto organizzare politicamente e difendere dalla repressione governativa:

"Lanciai il manifesto della Plebe repubblicano-socialista da Lodi nel nov. 1867, reduce appena da Mentana. Fu al coperto di una volta stellata di un Tempio che potei costituire la prima sez. Italiana dell'Internazionale. I denigratori socialisti della Massoneria potrebbero ricordarsi di cento altri fatti come questo".