TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 20 agosto 2013

Le bombe di Savona del 1974 fra stragi nere e missili atomici USA

Resti del Sito 046 (Fonte IVG)









 
Giorgio Amico

Le bombe di Savona del 1974 fra stragi nere e missili atomici USA

La recente scoperta da parte di speleologi savonesi di una rete estesa di cunicoli e sale (anche di notevoli dimensioni) in una zona montuosa compresa fra il Monte Settepani (sede di una base radar dell'Areonautica Militare) e Pian dei Corsi (sede abbandonata di una base americana) sta suscitando vivaci discussioni in rete fra chi pensa si tratti dei resti di una base nucleare segreta e chi, invece, parla di semplice rifugio antiaereo.

In realtà di questa misteriosa base nella zona del Melogno si era occupata agli inizi del 1976 Maquis, singolare rivista politico-militare a cavallo fra estrema sinistra e uomini del PCI che si diceva molto vicini ai servizi segreti dell'Est e al vecchio apparato militare comunista esistente dal 1945, allora in via di smantellamento.

Qualunque cosa fosse Maquis e i suoi sponsor, il dato è che la rivista si occupa diffusamente nel gennaio 1976 di installazioni militari segrete nella zona alle spalle di Savona e lo fa con riferimento diretto alle bombe che fra il 1974 e gli inizi del 1975 avevano insanguinato la città, generando panico ma anche una decisa reazione popolare concretizzatasi poi nell'organizzazione da parte di partiti, sindacati e associazioni democratiche di ronde di cittadini che nelle ore notturne pattugliavano i quartieri.


Particolare dei cunicoli




















La rivista riprendeva un articolo apparso sulla Revue de Defense Nationale, voce autorevole del Ministero della Difesa francese che a proposito delle installazioni militari americane in Italia segnalava come importantissima (tanto da citarla per prima) “la base de missiles américaine du Pian dei Corsi, prés de Savona”.

In effetti, una base militare americana esisteva dagli anni Cinquanta nella zona indicata, ma si trattava di una installazione di piccole dimensioni ufficialmente conosciuta come Sito 046 e destinata alle guerra elettronica e alle comunicazioni. Un sito le cui ridotte dimensioni e importanza strategica poco si conciliavano con i livelli altissimi di vigilanza e con il via vai continuo di elicotteri e grossi mezzi coperti segnalato dai residenti nella zona.

Ma la cosa che più colpì l'autore dell'articolo (che uscì anonimo) fu proprio la vicinanza della base ad una città duramente colpita nell'arco di pochi mesi da una serie di attentati, mai rivendicati da alcuna organizzazione terroristica e di cui ancora oggi restano sconosciute finalità e autori.

“Viene il dubbio – si legge nell'articolo – che lo scopo vero della catena di attentati che sconvolse Savona nel 1974-75 fosse quello di provocare una mobilitazione forzata delle organizzazioni di resistenza per osservarne la capacità in una condizione di emergenza”.



Dunque un vero e proprio test. Ma perchè il 1974 e perchè proprio Savona?

Oggi si ricorda il 1974 soprattutto come l'anno del referendum sul divorzio, solo pochi ricordano la crisi politica gravissima seguita alla sconfitta referendaria della destra DC, le voci insistenti di golpe avvalorate dalle dichiarazioni del ministro Donat Cattin sulle pressioni “riservate” dell'ambasciatore americano John Volpe su parte del mondo politico italiano per una svolta conservatrice capace di fronteggiare l'ascesa del PCI e dei sindacati.

Il 1974 è l'anno delle stragi di Piazza della Loggia a Brescia e del treno Italicus e della scoperta della organizzazione terroristica e golpista della Rosa dei Venti, composta da neofascisti e militari in servizio in strutture NATO collocate principalmente nel Triveneto.

Chi scrive (allora militare di leva in un reparto operativo del Nord Italia) ricorda i discorsi degli ufficiali, i continui allarmi e le notti passate armati e in tenuta di combattimento in attesa di quell'ordine di uscire dalla caserma che per fortuna non arrivò mai.

Un anno tesissimo, culmine di quella strategia della tensione iniziata con le bombe del dicembre 1969 a Milano e a Roma.

Piazza della Loggia













Ma perchè Savona? Maquis delineava uno scenario realistico:

“E' a questo punto che entra in gioco l'importanza specifica della città di Savona, non come una delle tante città sulle quali poteva essere eseguito un test, ma come una città che si trova a 18 chilometri in linea d'aria da una base missilistica segreta di primaria importanza”.

Cosa sarebbe accaduto nel caso che il golpe ci fosse davvero stato, che rischi correvano i missili USA stoccati nelle gallerie segrete del Melogno?

Maquis ricordava le tradizioni antifasciste e “rosse” di Savona e come proprio la zona di Pian dei Corsi fosse stato l'epicentro del movimento partigiano nel savonese. Una zona ancora impervia dove in caso di golpe avrebbe potuto organizzarsi come nel 1943 un tentativo di resistenza armata.

“Se la base – si legge nell'articolo – c'è, inevitabilmente l'ipotesi di vedere un numero indefinito di missili atomici finire nelle mani dei partigiani deve essere comparsa sui tavoli degli stati Maggiori americani come una eventualità terrificante”.

Da qui la necessità di testare la capacità di reazione di una zona “rossa” in una situazione d'emergenza.

“Se la base missilistica americana di Pian dei Corsi esiste, è chiaro che intorno ad essa esiste una struttura locale dei servizi d'informazione americani, insediata e mascherata con la massima cura, con il compito di fornire tutte le informazioni possibili utili alla difesa della base da qualsiasi genere di pericolo, infiltrazione, sabotaggio. Ciò è ovvio”.

Da qui la conclusione dell'articolo: “Se c'erano degli osservatori a Savona nel novembre 1974, essi hanno riempito di annotazioni molti taccuini. Se domani qualcosa accadesse, queste annotazioni potrebbero risultare decisive”.

L'articolo di Maquis non suscitò particolari reazioni, né ci risulta fu preso in considerazione dagli inquirenti. Qualcuno parlò di ipotesi fantascientifiche. La scoperta oggi di questa città sotterranea in prossimità dei ruderi della vecchia base USA di superficie riapre la questione.