TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 26 settembre 2013

Erri De Luca: Sabotaggio quando la memoria aiuta



E' notizia di oggi l'apertura di indagini riguardo alle dichiarazioni del filosofo Gianni Vattimo e dello scrittore Erri De Luca sui fatti della Val Susa e il sabotaggio. Soffia di nuovo una brutta aria che ci ricorda gli anni '70 e la repressione militar/giudiziaria del dissenso. Ancora una volta occorre decidere da che parte stare. E il nostro modo di farlo è cercare di fare chiarezza. Cosa vuol dire “Sabotaggio” e cosa c'entra con la lotta per il lavoro e la democrazia? E' davvero assimilabile al terrorismo? A queste domande rispondiamo riproponendo l'intervento di Erri De Luca che ha scatenato la polemica e una nostra piccola nota storica.

Erri De Luca

Sabotaggio, quando la memoria aiuta

Uno storico ufficiale, stipendiato per trasmettere storia, che trascura i fatti a beneficio di una sua tesi, commette omissione in atti di suo ufficio. Stabilito questo, non sono uno storico ma ho il vantaggio di avere buona memoria. Negli anni '70 ho fatto parte di una organizzazione rivoluzionaria di nome Lotta Continua che interveniva attivamente nelle lotte di fabbrica, sotto la guida di intellettuali e di operai. Nacque e si ramificò negli impianti industriali del nord. Un paio di strofe di canzoni politiche di allora: «Sabotar la produzione, non c'è altra soluzione» (Canzoniere del Potere Operaio di Pisa). «Pensa un po', pensa un po': avvitare due bulloni e il terzo no».

Nelle officine di quegli anni si cominciarono a praticare forme di sabotaggio della produzione che rafforzarono enormemente il potere contrattuale degli operai: il salto della scocca, gli scioperi a gatto selvaggio. Il salto della scocca era un'operazione di montaggio non effettuata del singolo pezzo in transito sulla postazione di lavoro. Faceva impazzire i reparti di lavorazione a valle. Sciopero a gatto selvaggio: senza preavviso interrompeva brevemente e a casaccio le lavorazioni di piccole unità, imballando tutta la linea di produzione a monte e a valle. Erano forme di lotta che costavano poco agli operai e molto al padronato.

Sono stato operaio in quei capannoni, ho visto, ho praticato. Da quelle interruzioni partivano i cortei interni dentro la fabbrica che andavano a bloccare anche i reparti che continuavano a lavorare. Il chiasso delle officine veniva sovrastato dal frastuono di un corteo di operai che s'ingrossava a torrente finendo in un'assemblea spontanea. Gli operai prendevano così la parola e non la restituivano. I grandi impianti a catena di montaggio erano efficienti ma fragili di fronte a queste nuove forme di lotta. Questa pratica diffusa era un dichiarato sabotaggio della produzione e procurò la grande ondata di lotte operaie degli anni '70 , vincenti e di massa. Successe così in Italia il più forte decennio di riscatto della manodopera industriale di tutto l'occidente.

Quelle lotte massicce per quantità e compattezza produssero contratti di lavoro favorevoli, imponendo aumenti in paga base uguali per tutti, bonifiche di ambienti lavorativi malsani come i reparti di verniciatura. Di recente scioperi a gatto selvaggio sono stati indetti e praticati dai sindacati metalmeccanici degli stabilimenti Indesit di Melano e Albacina. Basta un po' di memoria di testimone per mettere la parola sabotaggio dentro la più certa tradizione di lotta operaia. Uno storico che si permette di ignorarla è un rinnegato della sua professione.

Il manifesto 15 settembre 2013



Giorgio Amico

Lotta operaia e sabotaggio. I Molly Maguires

Verso la metà dell'Ottocento una grande ondata migratoria partì dall'Irlanda diretta verso gli Stati Uniti. Questi uomini fuggivano la fame e l'oppressione coloniale inglese. Cercavano lavoro e libertà, finirono nel West a costruire ferrovie o nelle miniere di antracite della Pennsylvania.

Scoprirono presto che l'America sognata poteva essere tanto oppressiva quanto l'Irlanda da cui erano fuggiti. Discriminati perchè cattolici, ridicolizzati come ubriaconi e attaccabrighe, gli unici lavori che trovarono furono i meno pagati e i più pericolosi, quelli che nessuno voleva fare.

Molti si arruolarono nell'esercito e finirono a combattere i nativi nel West; i film di John Ford li resero immortali, ma erano oppressi che combattevano altri oppressi. I più si trovarono a scavare carbone in miniere prive di ogni misura di sicurezza, senza diritti.

The Molly Maguires (1970)



















Poichè la legge vietava ogni tipo di associazione operaia, i più coraggiosi e decisi fra loro costruirono un'organizzazione segreta, L'antico Ordine degli Iberni. Il loro modello erano i Molly Maguires, leggendari combattenti per la libertà nelle campagne irlandesi contro le angherie dei proprietari terrieri inglesi. La forma di lotta fu il sabotaggio degli impianti, la dinamite la loro arma.

Scioperare non aveva senso. I padroni delle miniere sostituivano i minatori in sciopero con crumiri, altri immigrati appena sbarcati in America, uomini disperati, pronti a lavorare a qualunque condizione. Come costringere i signori del carbone a trattare? Come fermare la produzione? La soluzione fu il sabotaggio. Nei monti Appalachi apparvero i Molly Maguires e iniziarono a far saltare i pozzi. Contro questa forma di lotta il crumiraggio era impotente e così i fucili delle milizie padronali.






















Nel 1875 un grande sciopero bloccò le miniere. I pozzi saltavano e la mobilitazione cresceva. L'America inorridì. I giornali descrissero i Molly Maguires come pazzi sanguinari. I padroni si rivolsero ai Pinkertons, un'agenzia investigativa privata specializzata nella repressione delle lotte operaie.

James McParlan, un irlandese agente della Pinkerton, fu infiltrato fra i minatori in sciopero. Reclutato nell'Antico Ordine degli Iberni, McParlan denunciò i suoi compagni. 60 minatori furono arrestati, 20 condannati a morte e impiccati come Molly Maguires.

Il 21 giugno 1877 i loro corpi pendevano dalle forche. Giustizia era fatta e i benpensanti tirarono un respiro di sollievo. La democrazia americana era salva.

Ma i Molly Maguires non furono dimenticati. Troppo forte era stata la paura che avevano messo ai signori del carbone. Quasi mezzo secolo dopo ancora se ne scriveva. In “La Valle della paura” (1915) Sherlock Holmes indaga sugli ultimi seguaci della setta (dipinta come spietata e criminale) che vogliono vendicare i loro martiri.

Il movimento degli anni '60 li fece suoi. Nel 1970 Martin Ritt raccontò la loro storia in uno splendido film (The Molly Maguires diventato “I cospiratori” nella versione italiana) proprio mentre nei Monti Appalachi, i minatori di Harlan County portavano avanti una grande lotta contro la mancanza di sicurezza nelle miniere. Ancora una volta contro l'intransigenza padronale il sabotaggio degli impianti diventò forma di lotta, espressione della volontà operaia di non cedere alla repressione.

Di nuovo si sentiva nel vento la canzone dei Molly Maguires:

Make way for the Molly Maguires.
They're drinkers, they're liars, but they're men.

Make way for the Molly Maguires.
You'll never see likes of the again.

Fate largo ai Molly Maguires.
Erano bevitori e bugiardi, ma erano uomini.
Fate largo ai Molly Maguires.
Non si vedranno mai più uomini come loro.