TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 11 febbraio 2016

Gli spagnoli a Finale ligure. La Strada Beretta via di collegamento fra Milano e la Spagna.


Gli spagnoli nel Seicento costruirono una grande strada per collegare Finale ligure (che per un secolo funzionò da porto per la Spagna) con Milano. Da Finale passarono soldati, funzionari, mercanti e anche la figlia dell'imperatore. Giuseppe Testa ne racconta la storia in un libro di grande interesse.

Giuseppe Testa

La Strada Dorata

Questo era il nome che il Beretta aveva scelto per la “sua” strada, mentre il Governatore di Milano, come premio per l’opera straordinaria, impose il nome del suo progettista e costruttore.

Dalla caduta dell’Impero Romano dovettero passare circa 1250 anni prima che, nelle nostre zone, venisse nuovamente realizzata una strada carrozzabile a lunga percorrenza. Mentre la via romana era parallela alla costa, questa ne era perpendicolare.

La Strada Beretta funzionò a fasi alterne, prima che iniziasse il dominio genovese sul Marchesato (1713): in una prima fase si ebbe notizia di varie interruzioni praticate dagli stessi Spagnoli; successivamente, di un suo probabile riattamento, oggetto della perizia ordinata nel 1693 dallo stesso governatore di Milano; ed infine, di ripetuti interventi di ripristino ordinati alla comunità finalese. Gli interventi avvennero nel 1702, 1707, 1708 e 1711. Altri computi estimativi dei lavori di ripristino sono stati fatti nei primi anni del governo genovese.



Questa strada, meravigliosa per i tempi, definita bella, comoda e soda, riusciva a permettere l’incrocio di due carrozze senza problemi. Fu costruita in sole tre settimane, con il lavoro di tutti gli uomini di tutte le compagne. Il suo tracciato fu preferito alla vera arteria commerciale, la via di Rialto, per evitare problemi in quanto, visti i tempi ristrettissimi, non c’era la possibilità di attivare le procedure d’esproprio, essendo la zona altamente abitata e la terra coltivata. Vi erano, inoltre, alcune abitazioni che avrebbero impedito di raggiungere la larghezza minima del progetto. Il tracciato scelto, invece, attraversava generalmente prati da pascolo, in una zona praticamente disabitata (il Beretta annota solo tre costruzioni in venti chilometri). 

Come si può notare dalle frequenti riattazioni, soprattutto nel primo decennio del ‘700, essa venne risistemata solo in casi eccezionali, come per il passaggio di Reali, o per motivi strategici (trasporto di grossi pezzi d’artiglieria, ecc.). 



Era quindi “congelata”, ma sempre in condizione di essere recuperata in caso di vera necessità. La sua costruzione fu dettata da esigenze di “immagine”. 

La Spagna voleva, infatti, dare un segno della sua potenza: scartò la proposta genovese di far approdare la nave su cui viaggiava l’Imperatrice in un porto della Repubblica, per dimostrare alle Cancellerie europee di non essere in declino, trasformò un fatto mondano (uno dei tanti matrimoni incrociati tra gli Asburgo), in una dimostrazione di potenza. 

“…l’acquisto spagnolo del Marchesato è un episodio della gigantesca contesa franco-ispanica; la costruzione di questa strada alternativa è per tutelarsi in caso di crisi con Genova. Nel contempo un passaggio diretto tiene sotto controllo il Monferrato e blocca ogni velleità di espansionismo Sabaudo in Liguria attraverso Oneglia…..La realizzazione della strada, anche se non ottimale e con un punto di attracco, alla Marina, certamente non paragonabile al porto di Genova, avrebbe messo un freno alle eventuali velleità politiche e alle richieste finanziarie di Genova e dei genovesi. Era inoltre una posizione di prestigio economica e militare…”. 

Per concludere, l’importanza di questa strada fu soprattutto politica; la Spagna la sfoggiò davanti ai potenti d’Europa; Genova la temette soprattutto per motivi economico-commerciali; per gli altri Stati, soprattutto per la Francia e la Savoia, era un’opera che avrebbe potuto velocizzare e, quindi, migliorare, a loro discapito, le potenzialità militari spagnole. Interrotta dopo pochi mesi la Strada Beretta, si continuò a circolare come prima: i soldati sulla Via di San Giacomo; il transito commerciale, per la maggior parte da Rialto per Bormida, una minore per il Passo di San Giacomo.



Il libro può essere richiesto al seguente indirizzo: CENTRO STORICO DEL FINALE
Piazza S. Caterina, 11 - 17024 Finale Ligure (SV) Tel./Fax +39 019 690112 http://www.centrostoricofinale.it/