TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 21 giugno 2018

Diavoli, santi e streghe nelle Alpi Marittime. San Bernardino di Triora



Noi Liguri siamo gente di montagna e il nostro immaginario più che di mare è fatto di pietra.

Giorgio Amico

Diavoli, santi e streghe nelle Alpi Marittime. San Bernardino di Triora

Ci sono porti dove è impossibile prima o poi non approdare. Almeno per noi liguri, marinai di montagna, navigatori di valli e crinali. Proprio noi che sempre abbiamo guardato al Mediterraneo come ad una grande pianura racchiusa fra monti. E che per questo non smettiamo mai (come fa Angelo Nicolini nella sua splendida ricerca su Savona alla fine del Medioevo) di ringraziare Fernand Braudel per aver dedicato tutta la sua opera (e la sua vita) a chiarirci questo concetto, che comunque ci portavamo già dentro, lascito delle generazioni che ci hanno preceduto.


San Bernardino di Triora e il suo ciclo di affreschi è uno di questi porti dell'animo. Non dimenticando Taggia, antica e nobile città, ricca di palazzi e di chiese che testimoniano di un passato glorioso.


Fontane dove si abbeveravano carovane di muli prima di partire per le vie del sale, portici ombrosi dove un tempo si accatastavano mercanzie arrivate da lontano, dal mare o dalla linea grigia dei monti che tiene la valle come in un abbraccio.


Montagne mai viste come separazione o frontiera, ma come ponte fra terre e genti. Luogo di passaggio per pastori transumanti, mercanti e pellegrini e anche qualche volta soldati. Terre alte, popolate da uomini rudi e silenziosi, che sentivano tuttavia il dovere dell'accoglienza e dell'ospitalità, come testimonia ancora oggi l'antico Ospedale di Taggia .

    

Salendo da Molini, San Bernardino ci appare all'improvviso, appena sotto il borgo. Chiesa anomala e misteriosa a partire da quell'ingresso laterale porticato, forse testimonianza sopravvissuta di una più antica cappella di epoca carolingia di cui si è persa memoria.


Costruita all'inizio del XV secolo, affrescata a più riprese (e forse da mani diverse) fra il 1466 e i primi anni del Cinquecento, già in precarie condizioni nel 1701 quando la Curia lamentò che l'edificio fosse diventato un deposito per i covoni di grano. Un dato riscontrabile anche in altre realtà delle Alpi Occidentali e che forse andrebbe letto a partire da una diversa angolazione, quella antropologico-culturale utilizzata da Nicolas Carrier et Fabrice Mouthon nel loro studio sulle Alpi nel Medioevo.


E misteriosa San Bernardino lo è soprattutto per il grande ciclo di affreschi che, davanti allo sguardo stupito degli abitanti di Triora, iniziarono a riapparire nel 1895 da sotto lo spesso strato di calce che nel 1586 Monsignor Mascardi, visitatore apostolico proveniente dalla Curia di Albenga, aveva fatto stendere a coprire quelle rappresentazioni per lui al limite del blasfemo. Corpi nudi di dannati, uomini e soprattutto donne, attorniati da diavoli, raffigurati in posizioni talmente allusive da essere per il colto monsignore la dimostrazione insopportabile della rozzezza barbarica di quelle popolazioni. E dunque meglio cancellare tutto e che non ne restasse neppure il ricordo.



Scene terribili di sofferenza e di disperazione, raccontate con un realismo potente, disegnano un mondo infero, regno di un Satana insaziabile, dove il posto d'onore spetta a “fattucchiere e gazari”: luogo comune della narrazione pittorica di allora e al tempo stesso inquietante premonizione di ciò che proprio a Triora sarebbe realmente accaduto quasi un secolo più tardi.



Dolore e disperazione che preludono alla rappresentazione del Purgatorio, recente acquisizione (come ci ricorda Jacques Le Goff) dell'immaginario collettivo cristiano, e poi del Paradiso, Gerusalemme celeste, luogo di armonia e di pace.



Sulla controfacciata una bellissima crocifissione evidenzia la bravura dei pittori: Giovanni Canavesio probabilmente, forse anche i fratelli Biazaci.


E poi, cammeo isolato, una straordinaria scena di mare, quasi di sicuro un ex voto, ci ricorda che siamo nelle Alpi del mare e che i liguri sono marinai di montagna.