TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 1 ottobre 2023

Per una storia della Massoneria nell'Italia repubblicana

 


Giorgio Amico

Per una storia della Massoneria nell'Italia repubblicana


La bibliografia sulla storia della Massoneria italiana è vastissima, ma, a parte una molteplicità di libelli antimassonici di valore scarso o nullo apparsi a partire dallo scandalo P2, non esiste a tutt'oggi un'opera sulla Massoneria negli anni della Repubblica che ne ricostruisca con rigore storico percorsi e personaggi inseriti nei concreti snodi storici di questi ottant'anni. Esistono certo contributi di valore, non molti in verità, ma come parte, spesso molto limitata, di opere di portata più complessiva. Il resto è o un tentativo di riciclare in salsa “democratico-antifascista” il tema sempre efficace del complotto pluto-giudaico-massonico, depurato almeno formalmente dai toni antisemiti, oppure si riduce sull'altro versante ad operazioni agiografiche se non apertamente nostalgiche dei bei tempi in cui c'era “Lui” (Gelli, non Mussolini. Sia chiaro!) e la Massoneria contava ancora qualcosa. Quello, di cui presentiamo di seguito un paragrafo, fa parte del tentativo di scrivere questa storia che manca, partendo dai primi fermenti di ricostituzione del 1943 per arrivare all'oggi, utilizzando criteri rigorosamente storici nell'analisi della documentazione esistente, a partire proprio dai centoventidue volumi degli Atti della Commissione P2. Il centro della nostra ricerca verterà, come è naturale, sulla autentica Massoneria, quella definita “regolare” e cioè internazionalmente riconosciuta, e dunque in larga parte sul Grande Oriente d'Italia. Tratteremo comunque, quando necessario, anche della fungaia di Gran Logge e Supremi Consigli farlocche o “spurie”, per usare il termine massonico, prive di ogni legittimità e talvolta finalizzate alla gestione di operazioni politico-economiche disinvolte se non addirittura espressione del rapporto con ambienti e personaggi del crimine organizzato. Un fenomeno non piccolo che ha riguardato, e riguarda anche oggi, centinaia di gruppi spesso di fatto inesistenti ma dai nomi altisonanti e che per un “profano”, quando ne legge sui giornali, rappresentano comunque la Massoneria. In questa confusione risiede il dramma della Massoneria italiana che non è esente comunque da responsabilità. Insomma, anche in Massoneria, maledire il destino cinico e baro porta poco lontano. Meglio fare i conti senza timori con la propria storia. E in questa prospettiva che abbiamo scelto fra il materiale in bozza un paragrafo che tratta della scelta, sciagurata, di tacere sulle deviazioni della Loggia P2, quando più necessario e urgente, oltre che massonicamente corretto, sarebbe stato fare pulizia al proprio interno. Buona lettura.


1976. La scelta del silenzio

Alla metà degli anni Settanta il Grande Oriente è sulla difensiva. Sui principali organi di stampa nazionali si intensificano gli articoli che chiedono chiarezza sulla Loggia P2, associata a eventi torbidi che vanno dal fiancheggiamento del terrorismo stragista neofascista ai rapporti con l'anonima sequestri messa in piedi a Roma dal malavitoso italo-francese Albert Bergamelli che, arrestato il 29 marzo 1976, aveva dichiarato agli inquirenti di godere della protezione di una “grande famiglia”. Le accuse sono pesanti, gli articoli si moltiplicano, soprattutto su organi non privi di autorevolezza come i settimanali “L'espresso” e “Panorama”, punti di riferimento di un segmento importante dell'opinione pubblica, laico e riformista, difficilmente rappresentabili come espressione del tradizionale antimassonismo clericale né di quello più recente di matrice comunista o fascista.

Il manifesto del Grande Oriente in occasione della ricorrenza del XX Settembre, testimonia nel 1976 dell'imbarazzo del Gran Maestro, Lino Salvini, firmatario di un proclama interamente teso alla difesa dell'Ordine:

«Italiani! L'anniversario dell'unità d'Italia trova, quest'anno, il nostro paese travagliato da incertezze sociali, politiche ed economiche. I Liberi Muratori partecipano, in silenzio, alla soluzione di queste incertezze sempre riaffermando i supremi principi di libertà e di difesa della personalità umana. Una velenosa campagna giornalistica ha tentato di ritardare quest'opera con assurde calunnie e monotone argomentazioni attribuendo all'Istituzione, per fini più o meno manifesti, fatti che le sono estranei. La Massoneria accoglie nelle sue fila uomini di tutte le razze, di tutte le religioni, di tutte le tendenze politiche e ne compie il magico affratellamento. Essa non risponde degli eventuali errori che, separatamente, qualcuno può commettere, come, direttamente, non partecipa alle azioni di quei fratelli che, uscendo allo scoperto, a costo di personali sacrifici, danno corpo ai suoi insegnamenti e sanno costruire la storia. Il 20 settembre resta patrimonio di questa realtà e di tali sacrifici».

Una difesa debole, destinata più a ricompattare una base, non poco scossa da ciò che sta accadendo, che non agli “Italiani”. Un manifesto dai toni retorici che evita accuratamente di confrontarsi con gli interrogativi che tanti iniziano a porsi, compresi alcuni autorevoli esponenti del GOI immediatamente definiti dalla stampa “massoni democratici”. Un tirarsi fuori, accennando ad “eventuali errori” da parte di non meglio precisate entità, che non solo non serve a far chiarezza, ma crea nuove domande. In particolare quell'avverbio “separatamente” fa pensare a realtà fuori controllo, a intrighi di persone o gruppi che di fatto agiscono in totale autonomia rispetto all'Istituzione. Ma se è davvero così, cosa si aspetta allora, questa è la domanda sottintesa a molti degli articoli apparsi in quel periodo sulla stampa, a fare pulizia, citando nomi e fatti e facendo finalmente chiarezza? Proprio quello che Salvini, prigioniero, come si è visto di una rete di ricatti e minacce, non può fare.

Negli stessi giorni il numero di settembre della “Rivista Massonica” pubblica un lungo editoriale del direttore Giordano Gamberini, dal significativo titolo “La scomunica del XX secolo”, nel quale l'ex Gran Maestro nonché principale mentore di Licio Gelli, sottolinea il livore antimassonico di un filone di pensiero che va da Trotsky all'Enciclopedia Sovietica, alla Terza Internazionale per soffermarsi poi a lungo sul comunismo francese. Nel modo di esprimersi allusivo e ambiguo che lo contraddistingue, lo “spiritualista” Gamberini lascia in questo modo intendere che la campagna giornalistica riguardante la Massoneria sia frutto di ambienti legati a un settore preciso del mondo politico italiano, quel Partito comunista, mai esplicitamente nominato,  che vedrebbe nella Massoneria il principale ostacolo alla sua ascesa al potere. Da qui il tentativo di delegittimazione in atto. 

"L'avversario - scrive Gamberini - ha abbandonato i riguardi per i suoi ingenui fiancheggiatori dalla firma facile e ci aggredisce quasi più senza infingimenti.  Meglio così.  L'attacco che ci viene sferrato  libererà le nostre colonne dai falsi fratelli  e libererà i fratelli veri dalla illusione di una possibile neutralità, di una «terza via»",

Un linguaggio violento, da guerra fredda, non a caso Gamberini fa un esplicito riferimento, quasi a suggerire un parallelo, con il momento cruciale delle elezioni politiche del 1948, volta a rassicurare i Fratelli americani su ciò che sta accadendo nella Massoneria italiana e a richiedere il loro sostegno in nome dell'anticomunismo. Ricordiamo sempre che siamo negli anni del compromesso storico, della possibile apertura ai comunisti da parte della DC di Aldo Moro. Una ipotesi che terrorizza non solo la parte più conservatrice della borghesia italiana, ma ben più potenti e sotterranei ambienti politico-militari atlantici e non solo. Una fase destinata a chiudersi con il rapimento e l'assassinio dell'esponente politico democristiano. Un esito reso possibile o almeno facilitato dalla fallimentare azione investigativa degli organi di sicurezza, civili e militari, i cui capi risulteranno poi pressoché senza eccezione presenti nella lista dei membri della P2 sequestrata nel 1982 a Castiglion Fibocchi.

Una ambiguità, quella dei principali esponenti massonici, destinata a continuare per culminare infine in un trafiletto della “Rivista Massonica”, non firmato e dunque attribuibile a Gamberini, in cui si afferma:

«Di fronte alla sempre più evidente organizzata e sistematica persecuzione di cui siamo fatti bersaglio da alcuni anni, ammaestrati dall'esperienza antica e recente sull'impossibilità di ottenere un'adeguata protezione contro la calunnia e la diffamazione, affermiamo che d'ora innanzi rinunceremo a censire le menzogne quasi giornaliere escogitate dai nostri nemici, a smentirle o a contraddirle, così come d'ora innanzi prevediamo che ci asterremo da ogni ulteriore tentativo di avvalerci di quelle guarentige che i fondatori della Patria intesero assicurare a tutti, in virtù di una legge uguale per tutti». (Rivista Massonica, n. 10, dicembre 1977, pag. 578.)

Ed in effetti, visto l'atteggiamento impacciato, esitante, reticente e goffo degli ex Gran Maestri Salvini, Gamberini e Battelli durante le audizioni della Commissione P2, si capisce come fosse ben chiaro a chi aveva a lungo tollerato se non addirittura coperto l'opera disgregatrice di Gelli, che ogni tentativo di querela nei confronti della stampa si sarebbe inevitabilmente trasformato in un immediato autogol, facendo diventare materiale giudiziario quel fiume inarrestabile di documenti e testimonianze che continuava ad apparire a cadenza settimanale. Cosa che poi comunque accadrà durante i lavori della Commissione Parlamentare di inchiesta sulla P2, producendo gli effetti che tutti conosciamo. Da qui la scelta di rinchiudersi in un silenzio vittimistico, ammantato di sdegno. Alla faccia, verrebbe da dire, di quella “Luce” ricercata dai nuovi Fratelli quando bussano alla porta del Tempio per essere accolti fra le colonne della Bellezza (la Verità) e della Forza (la Giustizia).