TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 6 luglio 2010

Scrivere in provincia significa gettarsi nel vuoto



Cosa significa essere scrittore in provincia oggi. Nella Liguria dello scempio edilizio, della corruzione e del potere degli intoccabili. Prova a spiegarcelo Marino Magliani con questo intervento ripreso da Nazione Indiana, un sito molto stimolante che invitiamo tutti gli amici di Vento largo a visitare.

Marino Magliani

Scrivere in provincia significa gettarsi nel vuoto


Peccato non essere lì per dirvi la mia su cosa significa scrivere da una valle senza vie d’uscite se non quella della fuga. Abito in un posto da cui si vedono i ponti dell’autostrada, specie di cancello davanti al mare. Chi passa là sopra, guardando in lontananza le fiancate e gli affasciati e le pigne di case con le montagne a chiudere credo si faccia delle domande su chi vive in quelle case. A parte i crolli questa terra e questa lingua sono così da sempre, il centro rinnova, la provincia conserva diceva Mario Soldati.

Scrivo quando sono in Olanda, eppure scrittore lo sono soltanto tra queste pietre. Sopportato a fatica, in quanto uomo di lettere, poiché in vallata, si direbbe, non si legge mica, e allora non è neanche permesso parlarne di libri, senza che qualcuno ti faccia capire che sei fuori posto. Che la valle è casa loro, casa d’ altri. Come quel mare, diventato mare d’altri.

Eppure ti amano, ti dici, ti salutano tutti, un tempo eri addirittura popolare, eri quello che scappavi, in fondo, e ne parlavano, ma poi ti sei rovinato. Come hai potuto? Volevi anche far scappare le storie, mollar la Liguria. Ma come si fa a non raccontare la Liguria? Ci hai provato attraverso i rovi, a far scappare le storie, poi attraverso le grotte carsiche, le bestie raccontate con Pardini e i tempi in cui da bambino eri in collegio. E’ da allora che scappo dalla Liguria, ma le storie… forse quelle restano come compensazione.

Scrivere in provincia significa gettarsi nel vuoto, ti aggrappi di là – la sponda olandese per me – pianti le unghie come il ponte di Kafka, e hai imparato a non voltarti. Ma hai davvero imparato? Le pietre appuntite di sotto se la ridono.

Scrivere in Liguria significa averle sempre negli occhi le pietre appuntite, da sempre sotto gli occhi il sistema Scajola, dedicarci addirittura un libro che nessuno vedrà, raccontare di un mare che era il paradiso dei cetacei e ora non più, mare attraversato da battelli a tre piani e motoscafi, da moto acquatiche, da dragatori, mare predato dalle lobby, territorio pubblico regalato dal Comune ai Caltagirone affinché ci nasca il più grande porto turistico del mediterraneo, mare regalato ai furbi. La scrittura in provincia dovrebbe assomigliare a filo spinato, leggerla dovrebbe far male come se la mano stringesse il filo spinato e l’accompagnasse.

Scrivere in Liguria, coi suoi rischi ridicoli, qualche ubriacone fascista che si fa tenere quando ti incontra, il veto delle fiere, cosa da nulla.

Forse si può ancora scappare.

(Ripreso da: http://www.nazioneindiana.com/)






Marino Magliani (Dolcedo, Imperia, 1960), scrittore e traduttore, ha soggiornato a lungo in Spagna e in America Latina prima di stabilirsi in Olanda, dove attualmente vive e lavora. Ha pubblicato: L'estate dopo Marengo (Philobiblon 2003), Quattro giorni per non morire (Sironi 2006), Il collezionista di tempo (Sironi 2007), Quella notte a Dolcedo (Longanesi 2008), La tana degli alberibelli (Longanesi 2009) e, con Vincenzo Pardini, Non rimpiango, non lacrimo, non chiamo (Transeuropa 2010). Con La tana degli alberibelli ha vinto la prima edizione del Premio Frontiere-Biamonti "Pagine di Liguria".