TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 15 settembre 2010

Le spiagge dove nuoto con Seborga


Dal volume “Guido Seborga. Scritti, immagini, lettere” riprendiamo il contributo di Marino Magliani. Ringraziamo Marino Magliani e Laura Hess, curatrice del volume, per l'autorizzazione a riprodurre il testo.

Marino Magliani

Le spiagge dove nuoto con Seborga


Vado a Bordighera un paio di volte all'anno, mi trattengo giusto un giorno. Presento dei libri, miei o di altri.
Di solito in un bar sul lungomare. Se arrivo qualche ora prima faccio un bagno in quell'acqua nervosa che muove sassi e diventa bianca.
Seborga è in quell'acqua nervosa. Penso a lui anche guardando il resto, dalla passeggiata.
Ci sono posti che appartengono a un nome, al nome di uno scrittore. Ai suoi libri. A ciò che si è sentito di lui.
Spesso, purtroppo, non da lui. E ci sono destini di scrittori che si legano. Di solito a un paesaggio. A quel paesaggio.
Quello di Seborga e il mio sono legati ad una questione di quote. Lui da Torino ha scoperto Bordighera. Io da Dolcedo ho scoperto le dune del Noord Zee. Ci siamo scambiati i ruoli. Siamo passati, lui, da una pura, nuda, geometrica orizzontalità torinese alla verticalità ligure. E io viceversa. Naturalmente ciò non è bastato a farci assomigliare. Leggo Seborga soltanto da qualche anno. Ho un amico, Elio*, che quando sono in Liguria incontro al caffè del porto di Oneglia. E' stato lui a parlarmi di Seborga. Io ne conoscevo il nome e qualche notizia solo per via della mia passione per le cose biamontiane.
Con Elio si passeggia sulla banchina, fin sui bordi, dove l'acqua del porto è stranamente verde e nervosa come a Bordighera. E di Bordighera mi racconta com'era una volta, la gente che si radunava in un bar e parlava di arte, Seborga che era stato un po' la guida di quel cenacolo, le nuotate che faceva, le passeggiate, le tele, il suo fuoco.
Così un giorno gli ho chiesto un titolo e ho scoperto che Elio possedeva tutti i libri di Seborga. La prima lettura è stata Occhio folle, occhio lucido. Un diario, uscito per Ceschina nel '68 mi pare. Fu una folgorazione. Poi il resto.
E ora quando vado a Bordighera lo cerco sulla spiaggia, sott'acqua, nell'acqua nervosa, sul fondo di ciottoli che rotolano, e dal lungomare, nella visione verticale delle terre che rampano subito verso il Piemonte.
Lui e te, con lo stesso destino incrociato di paesaggi che si annullano, mi dico. Verticalità e orizzontalità che s'incontrano, si spezzano, si danno battaglia... Ma perchè allora tu e lui così distanti.
La risposta l'ho avuta uno di questi giorni, mentre pensavo a questo racconto che un amico mi aveva commissionato in estate. E' successo sul Mare del Nord, dove, l'ho detto, vivo da vent'anni. Passeggiando sulla spiaggia chilometrica che va da IJmuiden a Zandvoort. E' là che incontro per la prima volta i personaggi delle mie storie, è una spiaggia talmente vasta che si riesce a parlare da soli senza che nessun camminatore o spiaggiante ti senta. Là incontro i disertori di battaglie dell'ottocento che popolano i miei romanzi, i vecchi soldati tedeschi che son tornati sui campi di battaglia in Liguria, i giovani invecchiati che erano scappati dalle terrazze, da Dolcedo, da Molini di Prelà, donne, bestie, paesaggi. Poco altro.
Seborga era là, guardava il mare e mi aspettava. C'erano cani che facevano il bagno. I padroni lanciavano un pezzo di legno in mare e i cani facevano a gara chi lo raggiungeva prima. E c'erano grosse meduse sulla risacca, il mare le aveva lasciate morire ed erano diventate azzurre come l'acqua di Bordighera. E c'era gente lontano che correva e faceva ginnastica, o seduta su infernali seggiole con le ruote, che manovrava teli gonfi di vento. E c'erano aquiloni.
Perchè siamo così diversi nella scrittura, pur avendo negli occhi gli stessi paesaggi, la questione delle quote, Guido...
Gli dissi così, ci pensò, non sorrise.
Guarda come sono diverse le spiagge, questa da Bordighera, eppure è acqua e pietroline e sabbia. Disse così, ma sapeva che non mi bastava. Allora disse altre cose.
E' questione di tempi, Magliani, tu scrivi il mondo devastato dal fuoco, io provo a scrivere il fuoco. Il fuoco senza misteri. Quel pezzo di legno lanciato in acqua dal padrone del cane... Il mistero non è che dandogli fuoco possa bruciare, ma che gettandolo a bagno galleggi.
Poi, si,sorrise.

IJmuiden, 4 settembre 2008

* Elio Lanteri. E' stato pubblicato di recente il suo romanzo La ballata della piccola piazza (Transeuropa)

(Da: Laura Hess – Massimo Novelli, Guido Seborga. Scritti, immagini, lettere, Spoon River, Torino 2009)



Marino Magliani (Dolcedo, Imperia, 1960), scrittore e traduttore, ha soggiornato a lungo in Spagna e in America Latina prima di stabilirsi in Olanda, dove attualmente vive e lavora. Ha pubblicato: L'estate dopo Marengo (Philobiblon 2003), Quattro giorni per non morire (Sironi 2006), Il collezionista di tempo (Sironi 2007), Quella notte a Dolcedo (Longanesi 2008), La tana degli alberibelli (Longanesi 2009) e, con Vincenzo Pardini, Non rimpiango, non lacrimo, non chiamo (Transeuropa 2010). Con La tana degli alberibelli ha vinto la prima edizione del Premio Frontiere-Biamonti "Pagine di Liguria".