TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 7 aprile 2012

Guido Seborga, Ideografia cosmica


L'ultima parte della vita di Guido Seborga fu dedicata alla pittura. Il testo che presentiamo oggi, scritto in occasione della Biennale di Mentone del 1970 e della mostra personale tenuta sempre a Mentone nel 1971, rappresenta una riflessione dell'artista sulle origini e i temi della sua opera.


Guido Seborga

Ideografia cosmica (Sintesi 1970 - 1971)

Ho sempre pensato - vissuto l'unità delle arti: la comunicazione reale e irreale, conscia e inconscia, maledetta e divina: umana.

Così ho sempre disegnato (anche quando scrivevo lettere): e scritto di amici pittori; sempre convinto che l'origine della comunicazione sia nella PAROLA: i migliori pittori posseggono la parola. Ho amato anche il teatro e il film. Ma dopo i poemi, i romanzi come estrema comunicazione, dove e poco e poco si prendeva coscienza di condizioni significanti per tutti, ecco come folgorazione il mio disegno iniziale (ideogramma) , divenne ideografia.

Nato nel surrealismo (psicanalisi) già avevo scritto 1945 che la scienza cosmica avrebbe aperto nuove visioni di vita.

... Nella ideografia trovavo la forma gestuale che mi univa al cosmo e il senso materiale - magico - ancestrale si rivelava per intuizione al mio occhio folle al mio occhio lucido.

Potrei anche dire dal realismo cosmico della mia Parola, all'ideografia cosmica ormai nasceva in me la nuova visione.

Tardai a dipingere ( disegnavo ideogrammi sempre da anni) ma alla fine trovai (1966) nel colore acrilico la condizione che cercavo per comunicare i colori che avevo sempre amati.

Il nero era forse la disperazione intima che mi lacerava, ma le terre bruciate era la mia origine, con il turchese e rosso del cosmo volavo, e il giallo a tratti penetrava ogni realtà visionaria.

L'uomo e la donna esistono nel cosmo per un tempo finalmente infranto, occorreva liberarmi da certi ricordi surreali, intuivo in me la nuova forma umana, intanto l'ideografia è una forma un gesto chiave, principio e fine, ma sempre creatore e offre unità del tutto, armonia e improvvise dismisure. Così la figura umana cosmica - ancestrale si rivelava in me a poco a poco sempre più nettamente, e la posso comunicare con forme ideografiche con le visioni ancestrali-cosmiche.

Mi sembra e volte, dopo essere ricco della materia mediterranea ( e mio nonno proveniva da oriente) di volare nella materia cosmica ; e nelle notti o nelle aurore quando mi trovo nelle caranche in mare o in mare il rapporto diventa reale e visionario, come già fu nella Parola, e posso vivere rivelare uno vita nuova misteriosa sull'orlo delle morte, che sfioro e nego in alternative, laceranti; ma questi uomini-donne che ora vedo non hanno tempo sono imponderabili ed esistenti nella loro sostanza più duratura, perenne, e meno effimera che nelle regolette dei comportamenti di costume. L'uomo e le donna inalterabili in movimento continuo e vivo, l'atmosfera mediterranea e cosmica, Certi sentimenti assoluti (Alba) ci liberano da ogni ostacolo contingente, distruttore. Sempre un'estrema liberazione. E l'unità delle arti.

1970 – 71 Bordighera - Mentone