TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 16 novembre 2014

Guy de Maupassant, Impressioni da Savona



Nel settembre 1889 Guy de Maupassant a bordo del suo panfilo “Bel Ami II” veleggia lungo la costa della Liguria. Dopo Porto Maurizio fa scalo a Savona che aveva già visitata e che trovava bellissima per il suo impasto di modernità (le fabbriche, il porto) e di medioevo (i vicoli del centro storico).

Guy de Maupassant

Impressioni da Savona

Entriamo nel porto di Savona.

Una selva di ciminiere di fabbriche e di fonderie, alimentate ogni giorno da quattro o cinque bastimenti a vapore inglesi carichi ...di carbone, vomita in cielo, attraverso bocche gigantesche, tortuose volute di fumo, che ricadono sulla città sotto forma di fuliggine, che la brezza trasporta di quartiere in quartiere, come una neve infernale.

Rematori e cabotieri, se volete conservare immacolate le vele bianche delle vostre piccole imbarcazioni, non entrate in questo porto!

Maupassant sul suo panfilo

















Tuttavia, Savona è una bella città, molto italiana, con strade strette e allegre, piene di venditori in movimento, di frutti sistemati per terra, di pomodori scarlatti, di zucche rotonde, di uva nera, bianca, trasparente, che sembra aver assimilato la luce, di insalata verde, mondata in fretta e le cui foglie, gettate a profusione sul selciato, danno l'impressione di una città invasa dai giardini.

Ritornando a bordo dello yacht, lungo il molo, sull'immenso tavolo di una bacinella napoletana, lungo quasi quanto il ponte, vedo qualcosa di strano, che fa venire in mente un festino di assassini.
Davanti a trenta marinai dalla faccia bruciata dal sole sono sparsi sessanta o cento quarti di anguria, d'un rosso sangue che si associa all'omicidio. Ricoprono l'intero battello di un colore che, a prima vista, dà l'impressione di una carneficina, di un massacro, di carne dilaniata.

Si direbbe che questi uomini, i cui berretti rossi sono meno rossi della polpa del frutto, mangino allegramente e voracemente della carne insanguinata, come fanno le belve allo zoo, É una festa, alla quale hanno invitato anche gli equipaggi delle barche vicine. C'è una grande contentezza.

La notte tornai in città.

(...)


Guy de Maupassant - La vita errante (1890)