TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 30 marzo 2010

Andrea Amici, Una tragedia italiana




Incontro con Andrea Amici autore di ''Una tragedia italiana''
Savona, Antico Teatro Sacco, via Quarda Superiore

Sabato 3 aprile alle ore 1630 presso l'antico Teatro Sacco di Via Quarda, sarà presentato il libro di Andrea Amici “Una tragedia italiana. 1943. L’affondamento della corazzata Roma” Longanesi editore.

L'evento è organizzato dalla Libreria Economica di via Pia che inaugura così una serie di “incontri”con l'autore che si svolgeranno nei prossimi mesi e avranno protagonisti alcuni importanti scrittori del panorama italiano.

Andrea Amici, oltre ad essere appassionato di mare e della seconda guerra mondiale, è il nipote di Italo Pizzo, uno dei pochissimi superstiti dell'affondamento della corazzata Roma, l'unità navale da guerra più temuta del Mediterraneo nel secondo conflitto.

Poco prima dell'alba del 9 settembre 1943 la “Roma”lascia il porto di La Spezia; a bordo ci sono oltre duemila uomini. L'armistizio impone il trasferimento delle navi italiane in porti controllati dagli Alleati. Ma durante il tragitto viene colpita da un improvviso attacco aereo- un temuto squadrone di Dornier tedeschi- e in poche ore la nave si inabissa, portando con sé 1393 vittime.
Di questa tragedia molto è già stato scritto ma ciò che poco si conosce sono le storie dei marinai che vissero in prima persona l'affondamento. Una ricostruzione fedele, efficace la fa Amici nel suo “Una tragedia italiana”, grazie al ritrovamento di un diario appartenuto al nonno in cui sono annotate tutte le vicende del suo imbarco.

Amici, fondatore di un associazione dedicata alla corazzata, ha integrato, con un meticoloso lavoro di ricerca, questa testimonianza con molte altre fonti, dagli archivi sino alla memoria viva dei superstiti, restituendo un meraviglioso quadro in presa diretta di questo avvenimento.





Nicolò Carnimeo

La corazzata Roma, una tragedia italiana


Giovedì 9 settembre 1943, il primo ordigno tedesco la colpisce alle 15.42, attraversa tutti i ponti e la chiglia sino ad esplodere in mare alcuni metri sotto la carena. Nonostante la grande falla la corazzata Roma, orgoglio della Marina italiana, continua a navigare. Chi dall'esterno assiste alla scena può notare solo una sottile scia di fumo nero che si solleva lenta in aria.
Alle 15.52 lo squadrone aereo dei Dornier del terzo Reich va di nuovo a segno, la bomba scoppia all'interno dello scafo, il deposito munizioni esplode con una immensa fiammata che investe la torre di comando. Alle 16.11 la corazzata si capovolge spezzandosi in due tronconi e scomparendo nel blu al largo dell'isola dell'Asinara (Sardegna Nord-occidentale). Dal ponte torce umane si lanciano in acqua prima che la nave si capovolga e le trascini con sé; su 2000 membri dell'equipaggio le vittime sono 1393, tra queste l'ammiraglio Carlo Bergamini, l'ufficiale più alto in grado di tutte le forze armate.
Di questa tragedia molto è già stato scritto, essa si inquadra nel difficile periodo bellico che seguì l'armistizio (la Roma aveva lasciato La Spezia per raggiungere le forze Alleate), ma ciò che poco si conosce sono le storie dei marinai, degli uomini che vissero in prima persona l'affondamento. Una ricostruzione fedele, efficace, come solo può esserlo un diario, la fa Andrea Amici nel suo "Una tragedia italiana".
L'autore dopo la morte del nonno, Italo Pizzo, ritrova un quaderno nel quale sono annotate tutte le vicende del suo imbarco, che egli condivide con tre amici Giovanni Vittani, Marco Bianco, Mario Varrone. "Le mie pulsazioni cardiache sono aumentate, sento chiaramente il cuore dilatarsi sempre più velocemente nel torace…alcune immagini della mia vita mi scorrono nella mente velocissime", così scrive Italo quando la prima bomba va a segno. Andrea Amici, socio fondatore di una associazione dedicata alla corazzata, non si è fermato agli scritti del nonno, egli con un paziente e meticoloso lavoro di ricerca ha analizzato tutte le possibili fonti, dagli archivi militari, alla memoria viva degli ultimi reduci, sino a restituirci l'intera epopea umana di duemila famiglie italiane. Un racconto che continua con le vicende dei sopravvissuti nelle isole spagnole sino al ritorno in patria, quando Italo Pizzo approda a Taranto e con efficacia riesce a tratteggiare l'atmosfera e la vita nella base navale pugliese in quelle tristi giornate.
Molti marittimi imbarcati sulla Roma venivano da regioni e città di mare della nostra Penisola, in particolare da Liguria e Puglia. Tante storie. Tra queste c'è quella di Renzo Valentini, di Bisceglie, uno degli ufficiali della Roma il quale venne sbarcato la sera prima della partenza per far posto ad alcuni membri dello Stato Maggiore e imbarcato sulla Italia. Da quella nave vide la sua corazzata affondare, ma la sua vicenda si tinge di giallo perché – per una mancata comunicazione del repentino sbarco – la Marina credendolo tra le vittime comunicò alla famiglia la sua morte. Ci si può immaginare la sorpresa quando Valentini tornò redivivo a Bisceglie.
La corazzata è in fondo al mare, ma le storie dei marinai sono ancora vive.

(Da: La stampa, 1/3/2010)

Andrea Amici
Una tragedia italiana. 1943
L'affondamento della corazzata Roma
Longanesi, 2010
€ 19