TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 16 marzo 2010

Ben Vautier, Avanguardie artistiche ed Etnie



Quale rapporti intercorrono in un mondo globalizzato come l'attuale tra creazione artistica e appartenenza a un popolo e a una cultura? C'è un rapporto tra arte e lingua nazionale? Vento largo ospita oggi un testo del più grande artista occitano vivente.


Ben Vautier

L'avanguardia: a favore o contro (1975-1989)


A - ARTE (AVANGUARDIA DELLE ETNIE MINORITARIE)

Tre osservazioni:
1)tutti i popoli e le culture del mondo - che siano Aborigeni, Bantù, Anglosassoni, Francese o altri, avendo tutti, dietro essi, lo stesso numero di anni passati a decretare falsamente che certi sono artisticamente in ritardo su di altri - tutti sono contemporanei
2)è la realtà dei rapporti di forze tra etnie che stabilisce una differenza gerarchica tra esse, cercando di ridurre la modernità alla produzione di 5 o 6 tra di loro, nell'intento di far loro credere che sono in anticipo sugli altri
3)ogni cultura rappresenta artisticamente attraverso la sua lingua una visione differente di un mondo artisticamente non gerarchizzabile.
È importante che tutti i popoli, tutte le culture, siano padroni del loro destino ed evitino di cercare di imporre la loro cultura ad altri. (ciò che non esclude lo scambio), stando così le cose ciò che bisogna evitare è che l'artista diventi una mucca da latte culturale manipolato da una propaganda istituzionale ed etnocentrica

A - ARTE : CREAZIONE E AVANGUARDIA (1986)

Ho scritto ultimamente che la prossima rivoluzione in arte sarà l'etnismo. Ossia che nei prossimi dieci anni, gli artisti non si batteranno più per penetrare in una storia dell'arte unidirezionale nella quale Duchamp trionfa di Matisse e Matisse di Kandinsky, ma una storia dell'arte multidirezionale. La creatività dell'artista sarà non solo l'affermazione della sua singolarità ma anche la volontà di approfondire la sua identità etnica. Un solo esempio, un artista nero non cercherà di imporre una personalità all'occidentale ma di essere originale a partire dalla sua negritudine, dalla sua etnia.

A - ARTE CREAZIONE E ETNIA

L'artista spesso ritiene di essere solo al mondo. Solo a creare, solo rispetto agli altri. E' falso.
"L'artista serve a dare un senso più puro alle parole e alle immagini della sua tribù." Albert Camus.
L'arte è l'accettazione delle differenze, è l'opera italiana, è Wagner, sono i canti Maori, una ninnananna Corsa.
Questo significa che se l'artista non esiste insieme a ciò che costituisce la sua identità ossia la memoria del suo gruppo, l'arte non esiste assolutamente. Se Baudelaire non fosse stato francese e Dante italiano,non avremmo avuto né Dante né Baudelaire perché senza la loro lingua non ci sarebbe stato alcuno spazio per il loro genio creativo.



A - ARTE DEL TERZO MONDO E DEI POPOLI PRIMITIVI (1979)

Il colmo dell'atteggiamento de "l'Occidente" verso gli artisti d'avanguardia delle culture del terzo mondo consiste da una parte, a rifiutar loro lo statuto di modernità, relegando la loro arte contemporanea nei Musei antropologici e, dall'altra a saccheggiare questa stessa contemporaneità (l' 80% dell'arte africana si trova in Europa e in U.S.A.). Qualunque siano le circostanze, è di un furto che si tratta!
Si dovrebbe con accordi internazionali regolamentare il ritorno delle opere di arte che gli occidentali hanno sottratto alle culture del terzo mondo. Stipulare le modalità di un ritorno puro e semplice di queste opere di arte nell'ambito di un accordo reciproco con la possibilità di scambi.
Per esempio, se il Louvre desidera mantenere una sala di arte egiziana, occorrerà che il museo del Cairo possa ricevere, in cambio, una sala equivalente di arte francese del diciottesimo secolo.

A – ARTE E RAPPORTI DI FORZA

Oggi, la situazione mondiale dell'arte moderna è il riflesso dei rapporti di forza tra nazioni e etnie.
Quattro o cinque etnie si dividono il mercato artistico “d'avanguardia”, costringendo gli artisti delle altri etnie o ad essere considerati come prodotti folcloristici privi di interesse o ad integrarsi nel campo unidirezionale Matisse-Duchamp-Malévitch. Un esempio colpisce: il Canada, dove il mercato dell'arte nega di riconoscere gli scultori Inuit come avanguardia, sebbene le ricerche formali di questi artisti siano particolarmente innovatrici. Altri esempi: la pittura africana, l'arte Aborigena ecc.

A - ARTE E STILI DEI POPOLI

Nessuna creazione è spontanea non si crea dal nulla. Lo stile, è il modo di un popolo di ripetersi sul piano formale. Questa ripetizione ha per scopo di affermare, di sottolineare e di custodire in memoria la differenza. Essa passa attraverso la lingua, la musica, le forme (architettoniche, ecc.), la cucina, così come la pittura.
Quando il popolo catalano danza la Sardana vietata da Franco, è il suo "stile" che difende. Quando Nîmes vibra nella sua arena per la tauromachia, è di nuovo un popolo che sottolinea la sua differenza. In musica, si ammette facilmente l'evidenza: ogni popolo ha i suoi ritmi ed il suo tempo. In pittura, questo è più difficile da accettare perché l'avanguardia (oggetto di consumo dei ricchi) affonda nel cosmopolitismo. Tuttavia, anche in una tale situazione, le differenze che si osservano tra artisti portano il segno delle identità culturali. Così, Tapiès e Miro che a lungo sono stati considerati i rappresentanti di una Scuola di Parigi, rivendicano oggi la loro identità catalana.

A - ARTE UNIVERSALE

È irrisorio immaginare una festa universale, identica per tutti. La festa Corsa non è la festa Catalana o Bantù. Organizziamo un "festival delle feste", e noi constateremo che si tratterà di un festival delle differenze, e non dell'uniformità. E' lo stesso per tutte le altre arti, pittura, cucina, musica ecc. che sono universali solamente per e nelle loro differenze.

P- PITTURA E ETNISMO (1985)

La situazione dei rapporti di forza dell'arte mondiale attuale non accetta la modernità dei popoli minoritari, la nozione di modernità è stata strutturata in modo tale da eliminare ogni modernità dei popoli dominati svalorizzando le loro opere classificate nella categoria della cosiddetta arte primitiva o folklorica. Questo è ingiusto perché non vedo perché un francese nel 1985 farebbe dell'avanguardia - mentre un Meo o un curdo sempre nel 1985 farebbe dell'arte primitiva. Insomma, il campo dell'arte moderna riflette con la forza la situazione mondiale dei rapporti di forza tra etnie.

http://www.ben-vautier.com/


Nato a Napoli nel 1935 da madre occitano-irlandese e padre svizzero-francese, Vautier ha trascorso la giovinezza tra Francia, Turchia, Egitto, Grecia e Svizzera, per poi approdare a Nizza nel 1949. Ha praticato i mestieri più diversi (dal commesso di libreria, al rivenditore di dischi usati, al giornalista. Il negozio di dischi diventa anche punto d’incontro con gli esponenti della Scuola di Nizza, Cesar, Arman, Raysse, Klein) prima di debuttare, all'inizio degli anni Cinquanta, con una produzione pittorica segnata dall'astrattismo. La svolta nella sua carriera si ha però nei primi anni Sessanta quando, ispirato dalla lezione di Yves Klein e Marcel Duchamp, si avvicina al movimento neodadaista Fluxus (sarà intimo del teorico Gorge Maciunas), diventandone rapidamente esponente di primo piano. Riporta così l'intera sua produzione al "Tutti lo possono fare" che rese celebri i Dada: partendo dall'esperienza dei "Ready mades" di Duchamp, Vautier firma ogni cosa capiti fra le sue mani, comprese le opere di altri artisti ed il suo proprio corpo. Dipinge poi con acrilico, combinando scrittura ed elementi fumettistici, all'insegna di un estro divenuto ormai riconoscibilissimo da critica e pubblico. Oggi è universalmente considerato un'icona della rivoluzione che negli anni Sessanta sconvolse le arti figurative. A parlare per lui, sono le completissime retrospettive al Centre Pompidou di Parigi, al Gan di Tokyo e allo Zabriskie di New York.
E ancora mostre personali da Templon a Parigi, Bischofberger a Zurigo, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, Catherine Issert a Saint Paul de Vence, Guy Peters a Knokke le Zoute, al M.A.M.A.C. a Nizza, Marlborough a Monaco. Collettive nel 1972 a Documenta 5 Kassel e al Gugenheim New York, Biennale di Venezia mel 1990 con Fluxus, al Centre Pompidou a Parigi nel 1977, nel 1994, nel 1997 (2 volte) e nel 2004.
Ben ha anche pubblicato molte raccolte poetiche, nello spirito della Beat Generation. Militante occitano ha partecipato alla redazione di un atlante etno-linguistico, ispirato alle teorie etniste di François Fontan.