TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 20 maggio 2010

Un cosmopolita appartato. Il pittore di affetti soavi Giuseppe Frascheri.



Si è da poco conclusa la mostra dedicata a Giuseppe Frascheri di cui Vento largo ha già dato notizia con un articolo di Sergio Giuliani. Pubblichiamo oggi questo saggio esaustivo di Gabriella Freccero che delinea con grande finezza ambiti e forme della pittura del grande artista savonese.



Gabriella Freccero

Un cosmopolita appartato. Il pittore di affetti soavi Giuseppe Frascheri.

“Savona, che addita i nomi e le opere dei fratelli Picconi, di Alberto Cavalli, Leonardo e Gianantonio Sormano , Bottalla, Guidobono, Bicchio, Ratti, e di tanti altri valenti, ha pure il vanto di annoverare trai i suoi concittadini il celebre autore della Francesca da Rimini e della Pia de' Tolomei”. La lettera che ammetteva Giuseppe Frascheri tra i protagonisti del gotha artistico savonese fu vergata dal notabile savonese Agostino Bruno nel marzo del 1884, nella sua funzione di segretario della Giunta comunale che ebbe il compito di ratificare ed accettare la donazione del ritratto dell'attore drammatico Tommaso Salvini da parte dello stesso autore ormai settantacinquenne alla sua città. Ed aggiungeva: “la Giunta, gradendo volontieri il dono, manda porgere vive azioni di grazia al Com. Frascheri il quale viene nuovamente a dimostrare ch'egli non dimentica la sua città natale verso la quale ebbe sempre affetto di figlio”.A rinforzare tanta dimostrazione di gratitudine fu dedicata a Frascheri quattro anni dopo nel 1888 una statua in malta cementizia ad opera del Brilla, che adornava la facciata della casa del medesimo scultore tra via Caboto e via Scarzeria nei pressi del Duomo, insieme a quelle di altri eminenti artisti savonesi. La distruzione della casa del Brilla a seguito delle demolizioni degli anni '30 confino' la statua del Frascheri negli anonimi giardini di piazza del Popolo, dove sembra ora guardare con triste sussiego il trascorre delle epoche e il distendersi di una cappa sempre più spessa d'oblio sulle glorie passate. La recente mostra (1) allestita presso la pinacoteca civica di Savona in occasione del bicentenario della sua nascita e' l'occasione per restituire al nome del nostro più noto pittore romantico un degno revival della sua opera .


Frascheri (10-12-1809/ 2-7-1886) fu un romantico a pieno titolo: per formazione (studiò in Toscana presso il maestro del romanticismo storico Giuseppe Bezzuoli, e successivamente a Roma, grazie a una borsa di studio ricevuta dal Comune di Savona), per gusto, per profonda convinzione personale. Politicamente orientato negli anni giovanili in senso democratico e repubblicano, in quell'aria fervente di cambiamento che si respirava nei circoli artistici fiorentini e romani tra il '20 e il '30 , si attesto' su posizioni più moderate, o si fece soltanto più accorto, una volta assunto l'incarico di direttore della scuola di pittura all'Accademia ligustica di Belle Arti di Genova (“in luogo del Fontana infermiccio e svogliato”, secondo l'Alizeri) nel 1942 ed ottenute importanti committenze dai Savoia Carlo Alberto e Maria Cristina vedova di Carlo Felice per palazzo reale a Torino, per il castello di Agliè, e per il palazzo Reale di via Balbi a Genova; qui il pittore si distinse per una pittura di affetti soavi mettendo il scena alcuni degli episodi più ricchi di pathos dell'Iliade che dovette rimanere una sua cifra personale. Per il resto rimase un autore di ritratti, scelta che gli consentiva una fedeltà alla consegna di rappresentare quel bello emendato secondo l'ideale del purismo romantico. “Somma verità di tinte”, “castigatezza del disegno” “gusto del comporre” si fondevano per il critico Alizeri, che lo seguì sempre da vicino, a quel “sentir dell'anima” proprio del poeta, intimo e personale; quest'indole artistica,che si univa ad un carattere appartato e ritroso ad apparire, gli schivò spesso la committenza ufficiale del clero e dei nobili, come quando gli venne preferito per la decorazione del Duomo di Savona il più monumentale e architettonicamente efficace Coghetti (“la parte più interessante sono gli affreschi e a questo proposito abbiamo accertato che il migliore dei pittori d'Italia sarebbe certo Coghetti Francesco professore e consigliere dell'insigne Accademia di San Luca in Roma “ scrivono i Massari del Duomo nel 1845 meditando a chi affidare la commessa ). In Savona furono famosi, finchè si poterono vedere, i più modesti suoi restauri, realizzati insieme al coetaneo Giuseppe Isola, degli affreschi delle cappellette sulla via per il Santuario realizzati nel 1837, tra cui l'ancora oggi decifrabile L'entrata dei poveri infermi al Santuario.

Quel dialogo fra arti sorelle che improntò così profondamente l'arte romantica trovò in Frascheri un interprete naturalmente sensibile e predisposto ; dall'Inferno di Dante arrivano direttamente sulla tela frascheriana due delle più grandi eroine del poema oltremondano, Francesca da Rimini e Pia de' Tolomei.



Il dipinto Paolo e Francesca scoperti da Gianciotto esposto alla mostra dell'Accademia Ligustica di Genova nel 1837 consacra definitivamente Frascheri e gli causa entusiastiche recensioni. L'insieme plastico delle due figure di amanti, pudicamente seduta lei, recante in grembo il fatale libro che fra poco più non leggeranno innanzi, vestitissima di un vestito serico nelle tonalità di un grigio perla cangiante, ma dalle sfaccettature plumbee come di un cielo che vada rannuvolandosi in mezzo ancora a sprazzi di sole, già infuocato d'amore lui, vestito di rosso, in piedi nell'atto di cingerle le spalle e catturarle la mano sinistra e , in un tutt'uno assalto, tentare di baciare il volto dell'amata che ancora per poco distoglie lo sguardo in senso opposto, mentre l'ombra di Gianciotto appare quasi invisibile nella penombra sullo sfondo, asseconda in apparenza il gusto trobadorico nella messa in scena dell'amor cortese, in realtà irrobustisce la materia figurativa di un pathos più da palcoscenico che da pittura di genere, riuscendo più incisivo e più “sulla scena “ dello stesso Ingres che si cimentò sullo stesso tema con un risultato maggiormente manierato. Gli echi della tragedia Francesca da Rimini di Silvio Pellico messa in scena nel 1815 non dovevano suonare estranei all'opera, come in generale il revival dantesco e medievaleggiante in chiave sanguigna e patriottica.
Nudi invece, e precipitati nella turbinosa caligine infernale appaiono i due amanti nel successivoDante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca esposto ancora alla Ligustica nel 1846. La tela visto il successo venne replicata più volte e la pinacoteca di Savona ne conserva una copia donata dal pittore. Dante e Virgilio, i piedi ben piantati in terra , più evanescente e sullo sfondo il mantovano, avvolto in una seducente cappa rossa riccamente drappeggiata il fiorentino, alzano gli occhi al cielo dove volteggiano i corpi appena velati dei due cognati; Francesca fluttua quasi orizzontalmente e si direbbe senza peso, lo sguardo perduto nella tenebra e semisocchiuso, trascinata dalla vigorosa presa sottobraccio di un Paolo Malatesta sopraffatto dalla tragedia, dal braccio sinistro alzato a coprirsi il volto in un gesto disperato. Per essere anime,i due risultano piuttosto carnali, i corpi ricchi di volume ancora avvolti in un erotismo puro ma relistico, come fu già notato all'epoca; due begli studi di nudo usciti dalle stanze dell'accademia, ciò che piacque al gusto non troppo esangue dei critici d'arte contemporanei.
L'altra sfortunata eroina dantesca, Pia de'Tolomei, ispira Frascheri a più riprese. In La partenza di Pia de' Tolomei dalla casa paterna Frascheri sembra attingere più alla sua immaginazione che a scene altrimenti note, non essendo l'episodio attestato altrove. Risulta invece una quasi traslitterazione pittorica dell'opera lirica musicata da Donizetti nel1837 su libretto di Salvatore Cammarano la tela Pia de' Tolomei è scacciata dal marito Nello. Qui l'eroina, sul viso un colorito talmente mortale che vira tra il bianco e il verde, viene meno al centro della scena, accasciandosi fra le braccia della fantesca Bice mentre un tremendo marito in piedi sulla destra decreta la sua cacciata con un implacabile braccio teso, esprimendo con un'aria di furore baritonale che sembra quasi di intendere la sentenza incombente. Esule, a un passo dal fatale epilogo appare Pia nella successiva tela Pia de'Tolomei a colloquio con il frate nel Castello di Maremma , già inferma, tra sdraiata e seduta su un seggiolone imbottito di cuscini , alla fine dei suoi giorni, mentre sussurra “di me che son la Pia ti risovvenga/nelle quotidiane orazioni/e quando fia che accolta in cielo io venga/pregherò Dio che mai non ti abbandoni/...”

Donne quindi fatali, quelle frascheriane, coinvolte in impossibili amori, torbidi equivoci, sussulti e palpiti tanto teatrali da traboccare dalla letteratura alla scena teatrale, e di qui come fiume in piena, in pittura. Il teatro dovette essere una reale passione per Frascheri , se è vero che il suo esordio artistico avvenne nel 1835 con la realizzazione del sipario per il teatro di Acqui con scene tratte dal Marco Visconti di Tommaso Grossi; al drammaturgo genovese Paolo Giacometti dedicò un disegno,ma è soprattutto con il ritratto del famoso attore drammatico Tommaso Salvini che il tributo di Frascheri al palcoscenico raggiunge l'apice ed egli era consapevole di aver infuso nel quadro tutta la forza espressiva dell'uomo che incantava le platee internazionali, un misto di orgoglio, passione, magnetismo personale.


Ma altre presenze femminili circondano la vita del pittore ; il Ritratto della moglie Annette Bracken ci apre uno spiraglio poco noto sulla vita del pittore savonese . L'ambiente genovese stava diventando tra la fine degli anni cinquanta e sessanta del secolo nient'affatto facile per la pittura.Scarsa la committenza privata, in crisi il rapporto coi Savoia, in una lettera all'amico scultore Santo Varni Frascheri amaramente riassumeva:”come già supponevo in questo paese mi sarà difficile lavorare”. All'unisono commentava l'anonimo giornalista sul Corriere Mercantile del gennaio 1963: ” Il tempo dei Mecenati è finito ed è cominciato quello dei giocatori di borsa; oggi gli abbienti si scusano col pretesto delle tasse! Alla scultura rimane ancora la risorsa dei Campi Santi, ma la Pittura può cercare in questi una fossa da adagiarvisi, ché i suoi cultori, generalmente parlando, trovansi ormai ridotti alle condizioni degli operai del Lancashire” . L'avvento delle Società promotrici delle Belle Arti da un lato tentava di ovviare a questa crisi, ma d'altra parte risultava di incentivo ad un'arte più facilmente commerciabile, di paesaggio e di genere, a prezzi molto più contenuti, mentre l'opera di Frascheri continuava ad essere curatissima e costosa ben oltre la capacità di spesa della classe mercantile locale.

Il nostro si diede quindi ad una vita più errabonda fra Liguria e Toscana , dove venne in contatto con la numerosa colonia inglese che affollava le colline fiorentine, dove senza dubbio conobbe la ragazza effigiata nel ritratto e sua futura moglie,Annette Bracken. Bruna come tutte le sue eroine,e come non poteva che essere l'eroina romantica, Annette guarda dal ritratto con l'aria di chi stava pensando ad altro e risponde ad improvviso richiamo, la bocca semi socchiusa quasi colta in una conversazione sospesa, seria nel vestito azzurro , già coniugata come mostra la fede d'oro all'anulare sinistro, mentre con la stessa mano stringe in pugno qualcosa che pende dalla catenella che porta al collo, qualcosa di invisibile ma prezioso, forse le chiavi della nuova casa, forse... il cuore del suo stesso attempato marito. Un altro personaggio alle prese con un misterioso contenitore è la Figura distesa tracciata a matita esposto in mostra,a testimonianza dell'interesse del pittore per il tema dell'oggetto nascosto o non visibile.



Sulla biografia di Annette Bracken (2) abbiamo informazioni nientemeno che dallo scrittore inglese Nathaniel Hawtorne, il quale ricorda nel suo diario di viaggio in data 27 giugno 1858 che la sua ospite fiorentina, la scrittrice inglese Isabella Blagden, condivideva la residenza di Villa Brichieri Colombi sulla collina fiorentina di Bellosguardo appunto con la signorina Bracken. Una lettera alla cognata composta dalla poetessa Elizabeth Barret Browning , altra anglo-fiorentina di rango amica della Blagden, entra nel dettaglio specificando che la Blagden condivise la dimora con Annette dal 1857 al 1958 , e che la giovane aveva all'epoca 24 anni. Si trattava di un ménage al femminile non infrequente , replicato dalla Blagden sia prima che dopo la permanenza di Annette con altre giovani ospiti, che offriva una suddivisione delle spese di alloggio più sopportabile e una accompagnatrice fissa nelle molteplici attività di ricevimento e scambi di visite che costituiva la principale attività del gruppo degli intellettuali d'oltremanica sulle colline di Firenze. Era anche un modo anticonvenzionale per le donne di sperimentare fuori dai confini patrii un modo di vivere più libero e aperto, fuori dalle convenzioni borghesi del matrimonio e della famiglia, frequentando spiriti liberi fuori dal comune, uomini e donne dediti all'arte in ogni sua espressione. Annette disponeva di una camera propria e di un salotto nella villa , oltre ad usufruire degli spazi comuni quali la sempre affollata terrazza nei mesi caldi, e pagava una quota per la carrozza. Durante le vacanze estive accompagnava Isabella, come fece nel 1957 quando entrambe si recarono a Bagni di Lucca e si intrattennero piacevolmente tra gli altri con i coniugi Browning e lo scrittore Robert Lytton, futuro vicerè delle Indie; in questa vacanza Annette passò lunghe ore in compagnia di Robert Browning a cavallo sulle colline, come testimonia la moglie Elizabeth Barrett . A unire le due donne sembra esserci anche una affinità con l'esotico, solo supposto per la Blagden ed accertato invece per Annette, il legame con l'India. Le origini di Isabella Blagden non erano note neppure ai suoi intimi amici,tuttavia si sussurrava che nelle sue vene scorresse sangue indiano. La descrizione fisica che ne abbiamo da Henry James la descrive come una donna minuta, di piccola statura, la carnagione olivastra, dai capelli neri come i suoi occhi. Annette è figlia di un diplomatico inglese di stanza a Calcutta, e diversi suoi fratelli risultano nati in India, come è probabile anche per lei stessa. L'abitudine a viaggiare e ed ambientarsi in luoghi diversi, un certo cosmopolitismo, la passione per Firenze e per Roma, erano tutti tratti comuni alla colonia di intellettuali inglesi con cui Frascheri evidentemente venne in contatto alla fine degli anni cinquanta, a Bellosguardo stesso oppure a Roma, altra sede privilegiata dagli artisti inglesi. La stessa protagonista del primo romanzo della Blagden , Agnes Tremorne, è una pittrice inglese residente a Roma. Due grandi amiche della Blagden, Harriet Hosmer e Emma Stebbins sono scultrici ed abitano a Roma; la protagonista de Il fauno di marmo di Hawthorne è una pittrice. L'ambiente era dunque ricco di fermenti favorevoli a quella sorellanza delle arti che aveva già attirato Frascheri e lo coinvolse in uno stile di vita nomade tra Italia e Inghilterra, dopo il matrimonio con la Bracken del 1964. Neanche l'Inghilterra sembra tuttavia avergli tributato la fama in cui sperava. I giornali inglesi riportano che tiene studio a Londra ,ma non riesce ad esporre alla Royal Academy le sue opere, tra cui il ritratto di Tommaso Salvini in cui riponeva molte speranze di affermazione. Si è conservata una lettera in cui un amico di Robert Browning, Charles Skirrow, raccomanda proprio al grande letterato inglese il comune amico Giuseppe Frascheri come meritevole di esporre alla Royal Academy di Londra, ma evidentemente la raccomandazione non fu bastevole e il ritratto dell'attore non venne esposto. Una lettera da Genova del 9 ottobre 1880 testimonia nuovamente la residenza di Frascheri in Liguria. Produce ancora copie delle sue opere più famose, ancora molto richieste ,ma l'ispirazione sembra oramai appannata. Rimane quel tocco felice nella composizione di piccole opere da collezione realizzate per pochi estimatori con perizia calligrafica e lungamente curate ed amate che gli valse una volta di più il giudizio encomiastico dell'Alizeri :”Ond'è che in Genova o fuori, de' quadretti ch'egli compose e per sua delizia careggiò lungamente, può tenersi felice chi n'abbia pur uno dacchè le doti suddette si stimano più volentieri nelle picciole cose ove l'occhio dello spettatore conviene che si aguzzi, e in quei soggetti (v'aggiungerò) che van dritti al cuore. E sono di tal fatta quanti ne mise in tela il Frascheri, contento d'angusta cerchia, né temerario a mentir natura”.


Note:
  1. Romantici languori.La pittura di Giuseppe Frascheri tra poesia e melodramma, Savona, Pinacoteca civica , 27-2-2010/26-4-2010, catalogo De Ferrari.
  2. Corinna Gestri, Una tomba dal nome svanito: Isa Blagden in La città e il libro III.Eloquenza silensiosa: voci del ricordo incise nel cimitero “degli inglesi”. Convegno internazionale 3-5 giugno 2004, Gabinetto G.P.Vieusseeux, Palazzo Strozzi , Firenze


Gabriella Freccero, laureata in Storia ad indirizzo antico, da sempre attivamente impegnata nel movimento femminista, vive e lavora a Savona. Collabora con numerose riviste fra cui Donne e conoscenza storica, Senecio, Dominae, Leggere donna, La Civetta.