TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 4 febbraio 2017

La pratica del segno di Vincenzo Accame



LA PRATICA DEL SEGNO

mostra personale di Vincenzo Accame

a cura di Adriano Accattino
Genova, SATURA art gallery
dal 2 al 18 febbraio 2017
orario: da martedì a sabato ore 15:00 – 19:00


S’inaugura sabato 4 febbraio 2017 alle ore 17:00 nelle sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra personale “La pratica del segno” di Vincenzo Accame a cura di Adriano Accattino. 

“La scrittura costituisce il ‘luogo della convergenza’ dei diversi tipi di espressione e comunicazione estetica. E aggiungiamo che la scrittura ci sembra anche in grado di mediare la necessaria interazione tra i vari segni che intervengono nella creazione dell’opera”.

Così Vincenzo Accame chiarisce le ragioni del suo impegno nell’ambito della poesia visuale e del gruppo della “Nuova scrittura”, di cui nel 1975 firma il manifesto con Carrega, D’Ottavi, Vincenzo Ferrari, Liliana Landi, Mignani, Anna e Martino Oberto.

Dopo aver esordito nel 1961 sulle pagine del Verri, la rivista principe di quella che diverrà la neoavanguardia italiana, diretta da Luciano Anceschi, con pagine in cui, sulla scia della lezione di Mallarmé si sforzava di “rompere la linearità della poesia verbale, agendo soprattutto sugli spazi”, entra in relazione con gli Oberto, fondatori della rivista Ana eccetera e con Ugo Carrega che con Tool, quaderni di scrittura simbiotica attorno alla metà degli anni ’60, proponeva una visione estesa della poesia, capace di integrare oltre agli aspetti verbali (fonetico e proposizionale), l’elemento grafico (lettering, segni e forme).

Il suo lavoro - condotto in parallelo con l’attività di studioso e traduttore delle avanguardie storiche e recenti, dal Surrealismo al Lettrismo – costituisce una sintesi originale e inesauribilmente inventiva di questa poesia totale.

“Ho sempre molto ammirato l’opera di Vincenzo Accame” – ha osservato Enrico Baj, compagno di scorribande nei territori patafisici di Alfred Jarry –“In quel suo scrivere, quasi per blocchi o campiture distinte, compatte o poi esplose e sparpagliate, complicate, arzigogolate e mantrugiate, in un fluire fittissimo e rapido, oppure al contrario statico, di stimoli grafici, il significante linguistico si maschera di un senso di misura e di leggiadria, le quali traggono in inganno lo spettatore”.

La mostra allestita negli spazi di SATURA, con opere provenienti dalla collezione del Museo della Carale Accattino di Ivrea, offre un significativo panorama del lavoro realizzato da Accame fra gli anni ’70 e ’90. Vi si incontrano scritture illeggibili, sottolineature, esplosioni grafiche, “sgeometrie” dove le parole, trascritte in caratteri minuti, si convertono in tracce lineari, in mormorii prossimi al silenzio, ma nutriti di una singolare forza vettoriale.

Una scrittura poetica sommessa ma resistente, al cui riguardo l’Autore può concedersi il lapidario commento, che riporta nel titolo di una delle opere in rassegna, del verso conclusivo dell’Ars poetica di Verlaine: “E tutto il resto è letteratura”. 

(Testo critico a cura di Sandro Ricaldone)


Vincenzo Accame (Loano 1932 – Milano 1999) si è occupato di ricerche poetico-visuali, sia come operatore sia come cronista. Ha pubblicato pagine di poesia e testi critici su numerose riviste (Il Verri, Malebolge, Marcatrè, Tre rosso, Uomini e idee, Tool, Le Arti, Approches, Phantomas, Tam tam ecc.) ed è stato presente a tutte le più importanti rassegne di poesie visuali; numerose le mostre personali e di gruppo (Gruppo Tool, Nuova Scrittura).

Si è dedicato assiduamente anche alla poesia francese, curando edizioni di Eluard (Ultime poesie d’amore, Lerici, Milano 1965e Accademia Sansoni, Milano 1970), Jarry (Poesie, Guanda, Parma 1968; I minuti di sabbia memoriale, Munt Press, Milano 1975; Visite d’amore, Guanda, Milano 1977) e Arp (Poesie, Guanda, Milano 1976). Ad Alfred Jarry ha pure dedicato una monografia (Jarry, La Nuova Italia, Firenze 1974).

Tra i volumetti di ricerca poetica citiamo: Ricercari (Tool, Milano 1972) Prove di linearità (EA, Milano 1970), Differenze (Tool, Milano 1972), La pratica del segno (Visual Art Center, Napoli 1975) e Récit (La Nuovo Foglio, Pollenza 1976).

(dal risvolto di copertina del fondamentale volume Il segno poetico. Riferimenti per una storia della ricerca poetico-visuale e interdisciplinare, Munt Press, Samedan – Milano, 1977).

Vincenzo Accame ha raccolto una sorta di “summa” del suo pensiero in un volume dal titolo Anestetica (Spirali, Milano 1998) che ne evidenzia soprattutto la componente anarchica.