TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 24 luglio 2017

Guy Debord a Cosio d'Arroscia 1957-2017



A sessant'anni dalla fondazione dell'Internazionale Situazionista.

Cosio d'Arroscia 1957-2017


L'Internazionale Situazionista ha 60 anni e si li porta bene, se consideriamo l'interesse che l'anniversario sta suscitando su giornali e riviste. Il 29 luglio a Cosio d'Arroscia, luogo di inizio dell'avventura situazionista, per l'intera giornata si svolgeranno eventi dedicati a Piero Simondo, a Guy Debord e agli altri coraggiosi naviganti che 60 anni fa intrapresero un viaggio destinato a condizionare fortemente la società della seconda metà del XX secolo. La giornata si aprirà con un omaggio in mattinata alla figura e all'opera di Guy Debord. Nella sala consiliare del Comune di Cosio (g.c.), studiosi e ricercatori dibatteranno sulla figura dell'artista e pensatore francese a partire dal libro di Giorgio Amico “Guy Debord e la società spettacolare di massa”, appena uscito a cura dell'editore romano Roberto Massari che da sempre ospita nel suo catalogo una intera sezione di opere dedicate all'Internazionale Situazionista.

L'incontro rappresenta il quarto di una serie di seminari annuali iniziata nel 2014 a La Spezia, proseguita nel 2015 a Livorno (presso la prestigiosa galleria d'arte Peccolo) e nel 2016 alla Sorbona di Parigi. Di ogni convegno sono disponibili gli atti (sempre editi da Massari)  che rappresentano il più aggiornato punto della situazione degli studi in materia. Coerentemente con questa tradizione nel corso dell'incontro di Cosio verranno anche presentati gli atti relativi al seminario parigino dell'anno scorso



Guy Debord e la società spettacolare di massa rappresenta una novità assoluta per il mercato editoriale italiano. Si tratta infatti della prima biografia complessiva di Guy Debord, su cui finora nel nostro paese erano usciti studi (anche molto importanti, ma parziali) soprattutto sul cinema. Il libro, di 320 pagine corredate da una ricca rassegna di immagini, ricostruisce dettagliatamente la vita dell'intellettuale francese, evidenziandone le origini italiane (da parte della madre), l'infanzia difficile, gli studi liceali a Cannes nel primo dopoguerra, fino all'incontro nel 1950 con le avanguardie artistiche parigine ed in particolare con i lettristi di Isidore Isou.

La ricerca, fondata sullo spoglio minuzioso degli 8 volumi della Corrispondenza, ricostruisce la fitta rete di relazioni che il giovane Debord costruisce a partire dal suo arrivo a Parigi nel 1951. In modo dettagliato si racconta dell'adesione convinta al movimento lettrista, dei primi esperimenti cinematografici (il famoso film senza immagini che tanto scandalizzò i critici, suscitando polemiche e risse, tanto che ne vennero immediatamente vietate le proiezioni), fino allo scandaloso attacco a Charlie Chaplin e alla nascita di un nuovo movimento politico/artistico: l'Internazionale lettrista.

E' a partire da questo momento che l'interesse di Debord si fissa sull'Italia dove ad Alba opera il Laboratorio sperimentale di Pinot Gallizio e Piero Simondo e ad Albisola il MIBI di Asger Jorn, già surrealista dissindente animatore nel dopoguerra del gruppo CoBrA. Proprio dall'incontro fortuito nel 1954 fra Debord e Jorn ha inizio il percorso che conduce in tre anni alla Conferenza di Cosio, alla fusione fra l'Internazionale lettrista e il MIBI (con l'aggiunta dell'effimero Comitato psicogeografico di Londra dell'inglese Ralph Rumney) e alla nascita dell'Internazionale situazionista.



Obiettivo di Debord non è rivoluzionare l'arte, ma la vita. Fin da subito l'IS si divide fra artisti e politici, fautori di una rapida trasformazione del movimento in una organizzazione esclusivamente politica. Decisivi saranno gli anni fra il 1957 e il 1962 contrassegnati interamente dal contrasto fra Debord e gli artisti che ad uno ad uno vengono espulsi (come Simondo e Gallizio) o costretti ad allontanarsi (come Jorn). Non estranea a questa progressiva radicalizzazione dei situazionisti è la militanza di Debord nel gruppo operaista francese Pouvoir Ouvrier emanazione della rivista Socialisme ou barbarie. Uno dei meriti del libro è proprio di aver ricostruito con estrema ricchezza di dettagli questo aspetto militante dell'impegno di Debord dagli scontri di piazza per l'Algeria indipendente alla partecipazione in Belgio ai picchetti del grande sciopero dei metallurgici del 1961. Una pagina mai trattata in Italia, dove è prevalsa una narrazione solo intellettuale dei percorsi di Debord. 

Dal 1962 un'Internazionale situazionista sempre più impegnata sul tema del potere dei consigli operai (centrale il mito della grande rivolta antiburocratica ungherese del 1956) lancia campagne in tutta Europa contro i piani di guerra della NATO e subisce per questo attentati da parte dell'estrema destra, mentre entra nel mirino dei servizi di sicurezza francesi e non solo. E poi lo scandalo di Strasburgo che di fatto apre la stagione del '68, la notte delle barricate nel quartiere Latino che vedono i situazionisti protagonisti assoluti degli scontri e delle assemblee. E' il momento del trionfo, ma anche l'inizio del declino dell'IS che nel 1972 si scioglie tristemente dopo tre anni di polemiche, soprattutto per il rifiuto di Debord di un “situazionismo” di maniera diventato moda giovanile diffusa. Nel libro si ricordano le feroci invettive debordiane contro i “Pro-situs”, i seguaci di un situazionismo di massa diventato moda salottiera.

L'ultima parte del volume ricostruisce (prezioso davvero l'ausilio della Corrispondenza) il progressivo distacco di Debord dalla politica, il lento ripiegarsi su se stesso (conseguenza anche di una saluta compromessa da decenni di eccessi alcolici), la fuga da Parigi, il rifugiarsi nell'eremo di Champot in un antico casolare in pietra che (sono parole di Debord) «sembrava aprirsi direttamente sulla Via Lattea». Sono gli anni del silenzio, della riflessione, ma non del pentimento. “Il leopardo muore con le sue macchie” risponde sarcastico Debord al medico che lo invita a smettere di bere. Fino a quel colpo di fucile al cuore, proprio come tanti anni prima Hemingway, che la notte del 30 novembre 1994 chiude a 63 anni la vita di Guy Louis Marie Vincent Ernest Debord nato alle cinque del pomeriggio del 28 dicembre 1931 da Paulette Rossi in una casa del 19° arrondissement a Parigi.

Giorgio Amico
Guy Debord e la società spettacolare di massa
Massari Editore, 2017
pagine 320