TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 4 luglio 2019

6. Le corporazioni e la Chiesa




Con la crisi del mondo medievale e poi con la Riforma protestante la Chiesa cattolica inizia a guardare con sospetto alle Corporazioni di mestiere e in particolare a quelle muratorie. Significativa la condanna del Compagnonaggio da parte dell'Università di Parigi.


Giorgio Amico

Le corporazioni e la Chiesa

I massoni medievali erano dei ferventi cattolici, animati da un profondo senso religioso dell'esistenza; le loro corporazioni che, non va dimenticato, erano nate come confraternite di preghiera, videro sempre la presenza di ecclesiastici anche illustri. Ciò non deve stupire, in quell'epoca ogni associazione, anche la più profana, poggia su di una base religiosa e non solo per l'accesa spiritualità che pervade il tempo. Nella società medievale non c'è spazio per il laicismo, fuori della Chiesa non c'è salvezza, né possibilità di sopravvivenza. Il clero non solo esercita un forte controllo sulle istituzioni civili, ma è anche l'unica realtà in grado di assicurare la copertura finanziaria delle ingenti opere muratorie legate alla cosiddetta “crociata delle cattedrali”.

Tuttavia, nonostante i Liberi Muratori contribuissero fortemente con i loro capolavori architettonici alla gloria di Dio e della Chiesa, le gerarchie ecclesiastiche guardarono sempre con sospetto al carattere segreto delle associazioni operaie. Sospetto destinato inevitabilmente a crescere con l'affermarsi dell'istituzione corporativa.

Nel 1189 il concilio di Rouen condanna le Confraternite operaie per l'uso che questi artigiani fanno di parole e segni segreti di riconoscimento. In questa condanna vengono compresi i “Fratelli Pontefici” che si erano dedicati alla costruzione dei ponti e ai quali si attribuisce il famoso ponte di Avignone oltre alla maggior parte degli antichi ponti del Sud della Francia.42

Dal 1214 al 1326 dei nuovi concili confermarono la condanna, prendendo a pretesto le riunioni rituali ed i giuramenti di segretezza, ritenuti contrari all'insegnamento della Chiesa.

Nel 1326 il Concilio di Avignone segna l'attacco più duro alla Libera Muratoria. Riuniti in solenne consesso, i vescovi condannano severamente tutte le confraternite professionali, comunque organizzate.

«La condanna è comprensibile -commenta lo Jacq – le fraternità iniziatiche avevano creato un “cerchio chiuso” nel seno della cristianità che non poteva non suscitare i sospetti delle autorità ecclesiastiche […] la società medievale si decompone progressivamente e la chiesa non sembra più avere alcuna fiducia in quelle confraternite che pure le avevano offerto splendide corone d'abbazie, cattedrali e monasteri e altri tesori d'arte».43

La persecuzione continua con fasi alterne nei secoli seguenti. Secondo la famosa “Carta di Colonia” - che alcuni studiosi ritengono però apocrifa – nel 1535 si riuniscono in Germania maestri provenienti da tutta Europa per respingere l'accusa di collegamenti con i Templari e ribadire la vera natura dell'Ordine dei Fratelli di San Giovanni o Ordine dei framassoni. 44

Novant'anni più tardi è la volta della Francia, dove la Compagnia del Santissimo Sacramento attacca il compagnonaggio per deviazione dalla fede. L'accusa è di parodiare i sacramenti. Nel 1655 giunge la condanna definitiva. I dottori della facoltà di teologia di Parigi, che in francia occupa il posto dell'Inquisizione, condannano le «pratiche empie, sacrileghe e superstiziose» del compagnonaggio ed in particolare rigettano i riti di iniziazione, considerati una blasfema imitazione della Passione e del sacramento del Battesimo, ed il solenne giuramento di mantenere il segreto sui misteri dell'associazione «anche in confessione».

Vediamo le conclusioni del documento, conservato insieme a molti altri nel Museo del Compagnonaggio di Tours:

«Noi sottoscritti, Dottori della facoltà di teologia di Parigi, stimiamo:

1. Che in queste pratiche vi sia peccato di sacrilegio, d'impurità e di bestemmia contro i misteri della nostra Religione.
2. Che il giuramento che essi fanno di non rivelare queste pratiche neanche in confessione, non sia né giusto né legittimo, e non li obblighi in alcun modo; al contrario è proprio ciò che essi fanno che li obbliga ad accusarsi da se stessi di questi peccati durante la Confessione.
3. Nel caso che il male continui e che essi non possano rimediarvi in altro modo, essi sono obbligati in coscienza a rivelare queste pratiche ai Giudici Ecclesiastici, e se è il caso, a quelli Secolari in modo che vi si possa porre rimedio.
4. che i compagni che si fanno ricevere nelle forme sovraesposte, non possono senza commettere peccato mortale, servirsi della parola che essi usano per farsi riconoscere compagni o impegnarsi nelle malvagie pratiche del compagnonaggio.
5. Che coloro che appartengono a questo compagnonaggio non sono in sicurezza di coscienza, finché intendono continuare n queste malvagie pratiche che dovrebbero invece abbandonare.
6.Che i lavoranti che non appartengono a questo compagnonaggio, non possono entrare a farne parte senza commettere peccato mortale.

Deliberato a Parigi, il giorno 14 Marzo 1655». 45

(Da: G. Amico, Dalla Massoneria di mestiere alla Gran Loggia d'Inghilterra, CSI, Ars Graphica, Savona 1980)

42. Cfr. Vade-Mecum del Libero Muratore apprendista, Oriente di Roma, Roma 1948, p.13 e R. Oursel, Pellegrini del Medio Evo, Jaca Book, Milano 1979, p. 57.
43. Cfr. C. Jacq, La Massoneria. Storia e iniziazione, Mursia, Milano 1978, p. 106
44. E. Bonvicini, La Massoneria nella storia, in AA.VV., La Libera Muratoria, Sugarco, Milano 1978, p. 169
45. Geoges Allary, Le Compagnonnage, Métiers d'art, Paris 1978, p.22

Una precisazione è doverosa: in questi quasi 40 anni la ricerca storica sulle origini della Massoneria ha fatto passi da gigante, il testo è quindi da considerarsi datato, come peraltro dimostrano i testi citati, i più recenti dei quali sono degli anni '70.

6. Continua