TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 25 settembre 2019

Stalinismo: il potere del mito



Il mio post sulla risoluzione del Consiglio d'Europa ha scatenato reazioni e critiche molto forti. Credevo alla mia età di non stupirmi più di niente e invece, devo ammetterlo, queste reazioni mi hanno profondamente stupito. Ancora una volta ho dovuto verificare come avesse ragione Marx a sostenere che nella storia  «il morto afferra il vivo e lo fa prigioniero» , o grandi studiosi come Jung ed Eliade sul potere del mito.
Contro la forza del mito è inutile combattere o appellarsi alla ragione, sopratutto se questo mito fa parte dell'immaginario profondo di persone che su di esso hanno costruito la loro vita. Contro un "vero credente" un laico non ha argomenti. E questo vale per la religione, come per la politica.
La lettera, che segue, indirizzata ad un amico e compagno carissimo che con molto garbo criticava il mio intervento, riepiloga il mio punto di vista. Altro non mi sentirei di aggiungere.


Caro ..... , le cose che scrivo oggi sullo stalinismo le scrivevo trent'anni fa su Bandiera Rossa, il giornale della Quarta Internazionale. Proprio per aver militato fin da ragazzo nell'area del comunismo antistalinista , prendendomi insulti e anche botte dai militanti del PCI che ci accusavano di essere fascisti o prezzolati dagli americani, resto a 70 anni fermamente convinto che il comunismo sia un grande ideale di libertà e fraternità umana e che, compito dei comunisti, sia riportarlo alla sua autentica natura libertaria.

Per questo nel 1991 aderii con entusiasmo al progetto di Rifondazione comunista, pensando che finalmente si sarebbe fatta chiarezza sull'enorme opera di mistificazione che lo stalinismo (anche nella sua versione italiana: il togliattismo) aveva portato avanti per decenni, spacciando per comunismo una dittatura che per ferocia e inumanità poteva essere paragonata solo al nazismo. Inutile , li conosci, citarti le migliaia di testimonianze (fra cui quelle dei comunisti italiani fuggiti in URSS durante il fascismo e finiti nel Gulag) e di studi. Inutile ricordare l'assassinio di Trotsky in Messico, di Nin in Spagna, di Tresso e di migliaia di comunisti veri, compresa la quasi totalità della vecchia guardia bolscevica in URSS.

I prodigiosi sviluppi dell'economia, di cui tanti parlano ancora per giustificare il regime, si fondavano sull'assoluta mancanza di diritti dei lavoratori (si finiva nel Gulag anche per minime mancanze sul lavoro o perchè la fabbrica non aveva raggiunto gli obiettivi dl piano) e su milioni di lavoratori schiavi nell'Arcipelago Gulag.

La prima vittima del regime staliniano fu il popolo sovietico. Il libro della Applebaum appena uscito ne è una testimonianza eloquente. Lo stesso si può dire dei popoli dei paesi dell'Est che subirono entrambi i totalitarismi, quello nazista e quello staliniano. I lavoratori di quei paesi,gli operai delle fabbriche, insorsero in Ungheria nel 1956, a Praga nel 1968, in Polonia nel 1970. Le uniche vere grandi rivolte operaie del dopoguerra avvennero in paesi che avevano la sfrontatezza di definirsi comunisti.

Sono fermamente convinto che quei milioni di uomini e donne morti, imprigionati, privati della loro dignità di essere umani e dunque liberi, vadano ricordati, come le vittime della Shoah, con la speranza, forse utopica, che il ricordo, la Memoria, impedisca il ripetersi di simili tragedie. Per questo, al di là di singole affermazioni e semplificazioni (è un documento politico frutto di mediazioni e compromessi, non un trattato di storia), condivido la risoluzione.

Chi dice che la storia va lasciata agli storici dimentica che gli storici hanno (e non da oggi) già dato un giudizio definitivo sull'orrore immenso che fu lo stalinismo. 

Un abbraccio fraterno.

Giorgio