TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 17 aprile 2021

La Fiera di Sant'Orso. Bobo Pernettaz: racconto dolce e amaro

 


Se la cattedrale era il cuore spirituale della città medievale e il palazzo comunale il cuore politico, la fiera era la comunità che si apriva all'esterno, orgogliosa dell'abilità dei suoi artigiani, ma allo stesso tempo aperta al confronto e allo scambio. La fiera come incontro pacifico di genti e di culture, momento sacro tanto che avveniva sotto il patrocinio del vescovo ed in occasione della ricorrenza di un Santo particolarmente venerato.

Con la modernità la fiera si è ridotta a mera esibizione di merci, ha perso la sua sacralità. Ma a Aosta, no. Alla Fiera di Sant'Orso si respira un'aria diversa. E non è folklore, è il cuore di una città, di una valle e di un popolo che quel giorno si manifesta in un incontro che è appartenenza ad una comunità, a una storia e ad una cultura, ma anche orgoglio di mostrare cosa nel mondo delle macchine sanno ancora fare le mani di un artigiano.

La Fiera di Sant'Orso è Aosta e la sua valle. In quel giorno la città si mostra senza veli. Nessuno può dire di conoscere Aosta se non ha almeno una volta partecipato alla Fiera. Perché a Sant'Orso si va per partecipare, non per vedere e tanto meno per comprare. La Fiera è il legno delle opere esposte, ma anche le risate, gli incontri, il vino bevuto insieme a rinsaldare vecchie amicizie e a suggellarne di nuove. Tutto questo è Sant'Orso.

Oggi presentiamo un libro, affascinante, che racconta la Fiera dall'interno attraverso le narrazioni degli artigiani che espongono le loro opere. Sono racconti di vita, attimi fermati e messi sulla carta, incontri. Fra tutti il racconto di Bobo Pernettaz, per me Taz, “il sarto dei legni esausti”, capace di dare vita ed anima a quelle che per chi non ha il suo cuore di bimbo sono solo vecchie tavole abbandonate. Taz, l'amico di gioventù, perso e poi ritrovato, perché la vita è misteriosa e magica, proprio come le sue tavole.

G.A.


    "Un guitto malinconico" Tavola di Bobo Pernettaz


Un racconto salato, dolce e amaro

Roberto Bobo Pernettaz è uno degli exposant più creativi: arrivato tardi a lavorare il legno, da qualche anno assembla vecchie tavole ricavandone pannelli dai colori tenui, molto suggestivi e originali. Per questo motivo è noto come il sarto dei legni esausti.

Bobo racconta: «Il retro del banchetto a la Foire è una angolo attrezzato per consumare agili spuntini con gli amici che, di passaggio, sostano per un saluto masticato. Quindi: tagliere con coltelli, bicchieri di plastica e bottiglie di vino, pani di fogge diverse, salumi, grappina, vov..., nel mio caso su di un tavolino posticcio che non mi ha mai tradito. Pare che claudichi azzoppato dalle tante edizioni della Foire, ma continua a reggere indomito.

Mio fratello, contadino della bassa Valle, lo riforniva di vecchie tome e salumi portentosi e, non pago della sua generosità, lo dotava anche di coltello. Un anno mi regalò l'Opinel decorato, l'anno dopo quello con il manico colorato... fino a donarmi uno splendido coltello sardo: un Pattada. Ovviamente a fronte del regalo, secondo tradizione, chiedeva in cambio una moneta.

Mio fratello a marzo muore, il gennaio successivo, a Sentùr, per sentirlo ancora con me, calzo il suo cappello verde e attrezzo il retro-banchetto come lui avrebbe fatto: cibi e pattada inclusi. La Fiera si svolge celebrando il rito dell'incontro, del saluto, del commento ai lavori esposti. Lo cerco con gli occhi anche se so che non si avvicinerà più, ma il pattada è lì a testimoniarne la presenza.

È quasi sera e la luce inizia a declinare, quando vedo avvicinarsi un conoscente. Ci scambiamo un saluto distratto e mi chiede di poter assaggiare un formaggio invitante. “Prego” gli rispondo e gli giro le spalle per iniziare con un'altra persona la trattativa di una vendita. Mi dilungo in ciance e quando mi giro lui non c'è più ma non c'è più neppure il pattada di mio fratello.

Una fiera tristissima per me,senza mio fratello e vittima di un furto indegno. Mai rubare! Mai rubare na roba cara e mai rubare a Sentùr dove le anime si sposano leggere per fare festa»,




Francesco Di Vito (testi) – Vasco Marzini (disegni)
La Fiera di Sant'Orso
Un artigiano racconta

Il libro, da leggere per capire un poco l'animo vero della Valle e dei suoi abitanti, può essere richiesto alla Libreria Briviodue, Piazza Emile Chanoux, 28, 11100 Aosta. http://www.libreriabrivio.it