TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 9 maggio 2021

Terrorismo. Caro Mattarella, basta con la retorica da comizio.

 


Riprendo un interessante corsivo di Franco Astengo che conferma quanto sappiamo dal dicembre 1969. Da questo Stato e dai suoi rappresentanti non ci si può attendere che venga fatta definitivamente luce su quella stagione. Al massimo volano gli stracci o, come accade in questi giorni,ci si accanisce contro contro chi si è ribellato, giusta o sbagliata che fosse la protesta. In questo lo Stato è implacabile. Ma l'invito a far chiarezza sulle “zone grige” del potere, che poi tanto grige non sono, resta solo retorica da comizio. E questa vale per Mattarella come per tutti coloro che lo hanno preceduto, Pertini compreso. Prenderemo sul serio questi signori quando inizieranno a fare nomi, sia ben chiaro, non dei colpevoli che ufficialmente non si conoscono e che comunque è compito della magistratura individuare, ma almeno di chi era informato dei fatti. L'elenco è lungo e conosciuto. Ne citiamo solo qualcuno: Segni, Andreotti, Taviani, Moro, Rumor, Saragat, lo Stato Maggiore dell'Esercito, il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, l'Ufficio Affari riservati del Ministero degli Interni. Per non parlare ovviamente dei servizi Segreti che tutto erano, meno che deviati. Per cui il buon Mattarella smetta di far retorica. Smettiamola anche con l'utile idiota Gelli e la sua P2, non perchè non c'entrasse, ma perché era un burattino (anche se con la B maiuscola) mosso da burattinai che guarda caso rientrano giusto nell'elenco degli intoccabili senza nome.  Siamo stufi ogni anno di sentire sempre il solito invito a”far luce definitiva” sugli anni bui. Oltretutto è inutile. Lo ha già detto bene Pasolini, a cui fu subito chiusa la bocca, “Noi sappiamo già”. Detto questo mi onoro di aver fatto parte in quegli anni del “circolo della critica”, qualunque cosa voglia dire. Sempre meglio dei circoli di quel potere democristiano da cui Mattarella proviene.

G.A.

TERRORISMO di Franco Astengo


Il lungo testo dell’intervista sul terrorismo rilasciata dal presidente Mattarella a Repubblica è attraversata da un “nocciolo duro” .

Una tesi di fondo riferita alle “incompletezze” degli elementi di conoscenza di cui disponiamo rispetto a quel tragico periodo.

Dobbiamo interrogarci però sul dove dovrebbe essere ancora rivolta la domanda di verità avanzata dal Presidente della Repubblica.

Una domanda sul chi dovrebbe essere chiamato a rispondere e a svelare le “zone grige” che certo non corrispondevano agli intellettuali che , all’epoca, si schierarono con “né con lo Stato, né con le Br”.

Mattarella nella sostanza identifica il presunto terrorismo rosso nella “Resistenza Tradita” in una sorta di richiamo ad un dannunzianesimo anarcoide e il presunto terrorismo nero (sul quale si ammettono collegamenti interni ed esteri) ad un tentativo di “eversione della giovane democrazia italiana”.

Nel primo caso Mattarella ritiene, ancora adesso, non sufficientemente condannati gli intellettuali appartenenti a una sorta di “circolo della critica”, mentre nel secondo caso non rivolge la sua richiesta di verità verso quei “corpi separati” che, in realtà, ebbero parte grandemente attiva all’esplosione terroristica almeno sul piano del determinarne tempi e modi (a partire da piazza della Fontana).

In queste condizioni è’ inutile chiedere la verità, auspicare la cattura (dopo 40 anni) dei latitanti all’estero: non sta lì la risposta compiuta, ma sta dentro alle strutture e ai servizi della Repubblica dell’epoca e all’interno dello stesso sistema politico.

Per comprenderci meglio: il rapimento e l’uccisione di Moro furono sicuramente da attribuirsi al filone delle BR.

Deve però essere considerato come quel fatto fu anche l’unico che determinò una deviazione di fondo nell’insieme del sistema politico italiano: come il punto di inserimento di una nuova frattura rispetto a quella determinatasi con il 18 aprile’48 e corrispondente alla divisione del mondo in blocchi.

Una deviazione che portò alla fine della “Repubblica dei Partiti” e che non poteva essere identificata nell’attacco al “compromesso storico” inteso come tentativo di saldatura della divisione cui si faceva cenno poc’anzi e che aveva portato alla “conventio ad excludendum” e alla democrazia bloccata: questa tesi regge, ad esempio, il libro di Veltroni recentemente pubblicato ed è patrimonio di gran parte della vulgata corrente.

La deviazione nell’andamento del sistema politico si ebbe, invece, sulla faglia “fermezza/trattativa”, con i protagonisti che ricordiamo e con una paradossale eterogenesi dei fini.