TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 20 agosto 2016

Il culto di San Giovanni e l'Islam



Oggi si parla molto di Islam, spesso anche a sproposito. In realtà un approccio più meditato (e rispettoso) al Corano e alla tradizione islamica riserva non poche sorprese. E' il caso di San Giovanni Battista, figura venerata anche dai musulmani. Se ne parla nel libro I fuochi di San Giovanni, edito a cura dell'Amministrazione Comunale di Carcare che verrà presentato il giorno 26 agosto 2016, alle ore 18.00, a Carcare in via Naronti. Agli intervenuti verrà fatto omaggio del volume.


Giorgio Amico

Il culto di San Giovanni e l'Islam

Il Battista non è figura di rilievo solo per la tradizione cristiana, lo è anche per i musulmani. L'Islam venera Yaḥyā ibn Zakarīyā (Giovanni figlio di Zaccaria) come uno dei profeti precedenti a Maometto: un uomo di grande levatura morale e spirituale, fedele ad Allah, al pari di Gesù e degli altri profeti biblici. Tanto da essere citato ben cinque volte nel Corano nelle Sure 3, 6, 19 e 20.

In particolare la Sura 3, quella de “La gente di 'Imran”, nel versetto 39 lo definisce: “capo, casto, nabi [profeta], apparterrà alla schiera dei pii", mentre la Sura 19 o di Maryam riprende quasi letteralmente il racconto di Luca sul concepimento miracoloso del Battista da parte della moglie di Zaccaria.

Il Corano tace invece sull'assassinio di Giovanni da parte di Erode Antipa, ma fra gli studiosi c'è chi ritiene che un'allusione alla fine del Battista e alle nefaste conseguenze che questa avrebbe avuto sul popolo ebraico sia contenuta nei primi versetti della Sura 17 in cui si annuncia agli ebrei che avendo per due volte «seminato lo scandalo sulla terra», essi saranno per due volte puniti da Dio e che la seconda punizione comporterà la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Dove doppia colpa è relativa alle morti del Battista e di Cristo. Forte è ancora oggi in parte del mondo islamico la devozione nei confronti del Santo, considerato uno dei precursori del Profeta Maometto. 

Nella Grande Moschea degli Homayyadi a Damasco, costruita sui resti di una antichissima chiesa bizantina dedicata a San Giovanni Battista, si venera il reliquario del Profeta Yahya che si dice contenga la testa del profeta ritrovata durante gli scavi per la costruzione dell'edificio.

    Ta'zieh a Teheran alla fine dell'Ottocento

Il Battista è poi particolarmente caro all'Islam sciita che lo collega alla figura di Huseyn, figlio del Califfo Alì, morto nella battaglia di Kerbala combattendo in difesa della fede sciita il giorno dell'Ashura nell'anno 61 dell'Egira, corrispondente al 10 ottobre 680. Il martirio di Giovanni assume in questa visione il ruolo di profetica prefigurazione della morte di Huseyn la cui testa mozza era stata esposta nella piazza di Damasco, proprio nel luogo dove oggi sorge la Grande Moschea Homayyade.


Ancora al giorno d'oggi i riti che si svolgono annualmente durante la commemorazione dell'Ashura in segno di lutto collettivo prevedono i Ta' zieh, manifestazione di cordoglio rituale, vere e proprie sacre rappresentazioni, in cui uomini vestiti a lutto si battono il petto al suono dei tamburi e si flagellano. In questo contesto particolarmente interessanti sono i Rouzekhani, recite di versetti coranici e poemi che trattano delle vicende degli Imam sciiti. In alcuni di questi si racconta la storia della decapitazione del Battista, testimone della vera fede, proprio come Huseyn, il nipote del Profeta.  

(Dal libro di Giorgio Amico, I fuochi di San Giovanni)