TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 19 marzo 2020

Togliatti, Ingrao e l'impiccagione del capo della rivoluzione ungherese Imre Nagy



Lo stalinismo nel movimento operaio italiano
Togliatti, Ingrao e l'impiccagione del capo della rivoluzione ungherese Imre Nagy

Alle cinque del mattino del 16 giugno 1958 i tre principali dirigenti del governo rivoluzionario ungherese, abbattuto dai carri armati russi nel novembre 1956, Imre Nagy, Pál Maléter e Miklós Gimes venivano impiccati nel cortile del carcere di Budapest dopo un processo segreto durato una sola settimana, da lunedì 9 a domenica 15 giugno.
In realtà il processo era iniziato a febbraio, ma era stato sospeso per la richiesta ai dirigenti sovietici del segretario del PCI Palmiro Togliatti di rimandare tutto a dopo le elezioni politiche italiane del 25 maggio per evitare che l'immagine del partito ne uscisse troppo danneggiata in vista di una campagna elettorale che si annunciava difficile.
Unanime fu la protesta in Italia e all'estero contro le modalità del processo e le condanne a morte, così come accesa fu la discussione nel Parlamento italiano. 
L'Unità del 19 giugno dedicò la prima pagina ai fatti di Budapest. Sotto un grande titolo "GRAVE DISCORSO DI PELLA IN UN INFUOCATO DIBATTITO ALLA CAMERA. Il governo sfrutta la campagna anticomunista per provocatorie iniziative contro la distensione", appaiono una presa di posizione di Togliatti e l'intervento di Ingrao. Riportiamo integralmente il primo documento e i passi salienti del secondo, a dimostrazione di come l'abbandono dei toni e delle tematiche staliniane fosse nel 1958 ancora di là da venire. Ma la cosa che ci stupisce di più è come, nonostante le  continue prove di conformismo date nei momenti in cui si doveva avere il coraggio di scegliere, non ultima l'assenso alla cacciata dal partito dei suoi sodali de il Manifesto, si sia costruita da parte di una certa sinistra la leggenda, pervicacemente  alimentata fino alla sua morte, di un Ingrao "eretico" e libertario . 

G.A.

Giudizio di Togliatti sulla sentenza Nagy*

Il compagno Togliatti ha rilasciato la seguente dichiarazione a "Paese-Sera" :

Ho visto che deputati di tutte le correnti, e a cominciare dai fascisti, naturalmente, hanno fatto rumorose dichiarazioni a proposito del processo e della condanna dei capi della rivolta ungherese del 1956. Per conto mio, non ho nulla di particolare da dichiarare. So che i compagni che dirigono dal novembre 1956 il partito e il governo ungherese hanno avuto successo nella opera loro di restaurazione dello Stato popolare, hanno risolto la maggior ' parte dei loro gravi problemi e conquistato la fiducia della maggior parte delle classi lavoratrici. Il tribunale che ha sentenziato è un organo popolare e rivoluzionario. Ad esso spettava il compito di valutare i fatti e di trarne le conseguenze.
Posso aggiungere soltanto due considerazioni.
La prima è che in Ungheria, nel 1956. si combatté con le armi per rovesciare il regime popolare, per portare il paese nel campo degli imperialisti staccandolo dal campo socialista. Comprendo che i reazionari, allo scopo di ingannare qualcuno, chiamino "rivoluzionari" questi che sono e rimangono i loro obiettivi. Non si pretenderà che li chiamiamo in tal modo anche noi. La lotta in Ungheria fu dunque una esasperata lotta politica e di classe, fra la reazione e un regime popolare che dovette, alla fine, difendersi con tutti i mezzi. Fra questi mezzi, non poteva non esserci un tribunale popolare rivoluzionario per giudicare non già coloro che, ingannati e trascinati dagli eventi, presero le armi, ma coloro che istigarono, favorirono. diressero l'assurda e criminale sommossa del mese di ottobre e i successivi atti insurrezionali. La lotta politica, quando diventa aperta guerra di classe e guerra civile, ha le sue leggi inesorabili, alle quali non si sfugge.»
La seconda considerazione che intendo fare è che ancora oggi, nonostante la sconfitta subita nel 1956, il blocco cosiddetto occidentale, capeggiato dagli Stati Uniti d'America, pone come una rivendicazione e obiettivo fondamentale il rovesciamento dei regimi popolari e socialisti dell'Europa Orientale, a cominciare dall'Ungheria.
Non vi è stato sinora il minimo indizio di dìstensione a questo proposito. Coloro che strillano per le
condanne di Budapest sono dunque anche degli ipocriti, in molti casi, perché vi sono tra di loro parecchi che non solo hanno sempre applaudito alla lotta per rovesciare i regimi popolari e socialisti, ma forse vi hanno anche direttamente contribuito.
Circa il fatto che la sentenza non seguì immediatamente. vorrei ricordare soltanto che da noi. a quasi dieci anni di distanza, si è avuta la condanna all'ergastolo (le nostre leggi escludono, infatti.
la pena di morte) per un comandante partigiano che, nella guerra di popolo per la liberazione dallo straniero. non aveva fatto altro che il suo dovere.

Il discorso del compagno lngrao*

(...)
Coloro i quali guidano questa campagna non sono mossi in alcun modo da sentimenti di umanità o dall'amore per la libertà.
Siate sincero on. Pella: ciò che vi muove non sono questi sentimenti, ma il fatto che siano stati colpiti quei capi della controrivoluzione che voi desideravate trionfassero con le armi, in Ungheria, sul regime di democrazia popolare.
In altri termini, la verità e che voi fate la vostra scelta di classe a favore dei gruppi, capitalistici e reazionari.
Ebbene, noi facciamo la nostra scelta di classe: l'abbiamo fatta in Ungheria. (...)
Cosa e avvenuto in Ungheria? Vi e stata una rivolta armata diretta a rovesciare con le armi il regime di democrazia popolare e nel momento in cui i capi della controrivoluzionc avevano nelle mani il potere, non hanno esitato a scatenare e a permettere la più selvaggia delle repressioni.
Oggi voi qui protestate contro il processo ai capi della controrivoluzione (...)
Onorevole Pella, ma per fortuna in Ungheria (...) vi è stato chi ha avuto la forza di sbarrare il cammino alle forze della controrivoluzione, secondo la dura necessità del momento. Necessità dura, ma necessità.
(...)
Si è visto in questi giorni come siano presenti, concrete e numerose le forze che vogliono apertamente un regime di reazione e come queste forze lavorino, si organizzino e agiscano. È dunque ipocrita scandalizzarsi se c'è chi risponde a questi attacchi reazionari, si rifiuta di capitolare e difende lo Stato e il regime dalle rivolte armate dei gruppi controrivoluzionari. (...)
Noi ci auguriamo che la sentenza di Budapest sia la fine di un periodo aspro e doloroso. Dobbiamo però dire una parola chiara a tutti coloro che sono preoccupati per le sorti della pace in questo momento e che vogliono una distensione reale. (...)
Questo non si ottiene in alcun modo associandosi a questo attacco contro il mondo socialista, a questa campagna di divisione, ma respingendola, condannandola, facendo comprendere quale è la scelta fondamentale che deve fare un partito operaio e ogni democratico. (...)
Nel 1956 è stato condotto un attacco forsennato contro di noi proprio sui fatti di Budapest. Noi abbiamo affrontato la prova e siamo usciti da essa più forti. (...)


* I titoli sono quelli originali