TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 16 agosto 2020

Guardare il mondo con occhi capaci di stupore. La scultura di Bobo Pernettaz




Giorgio Amico

Guardare il mondo con occhi capaci di stupore

Ho conosciuto Bobo, che allora chiamavamo Taz, alla caserma Testafochi di Aosta. Un periodo della vita, quello del servizio militare, che spesso si ricorda con fastidio, ma a cui a me piace ancora a distanza di tanti anni anni riandare, non per nostalgie militariste, ma per l'amicizia e il calore umano che allora seppero donarmi alcuni dei miei compagni. Un calore che, a me lontano da casa, dagli amici e dalla mia compagna (che per inciso è ancora la mia compagna di oggi), dava colore e allegria a giorni che altrimenti sarebbero stati di un grigiore insopportabile.
Bobo, allora poco più che ventenne, fu  quello che più di altri sentii vicino. Un amico vero, di quelli che ti auguri sempre di trovare, capace quando ti vedeva più triste del solito di farti ridere con una battuta o di invitarti a cena a casa sua dove la sua mamma sapeva accoglierti come un figlio e ti ridava per una sera il calore della famiglia lontana.
Già allora in quella sua capacità di ridere e farci ridere degli aspetti più ridicoli della naja, della spocchia militaresca degli ufficiali, della arroganza dei sergenti firmaioli (spesso ex contadini meridionali scappati dalla fame), dei riti grotteschi che scandivano le nostre giornate, Bobo si dimostrava un artista dal cuore e la fantasia di un bimbo, nonostante la taglia già allora da orso.
Ritrovo oggi nei suoi lavori quella sua risata libertaria, capace davvero di seppellire l'autoritarismo delle stellette, e quello sguardo sul mondo capace di infondere allegria, serenità, fiducia. Tutte cose fondamentali in un mondo che ci vuole invece spaventati, sfiduciati, incattiviti e soli.



Valdostano autentico, Bobo assomiglia davvero alle sue montagne, a prima vista difficili da scalare ma capaci poi di avvolgerti in un abbraccio che ti scalda il cuore.
Artista autentico, anche se lui forse preferirebbe essere chiamato artigiano, Bobo ci ricorda con le sue opere che i due termini hanno la stessa matrice e nel medioevo indicavano la stessa cosa. La capacità di creare con l'abilità delle mani cose che prima non c'erano e che ci stupiscono per la loro forza e bellezza, proprio come le montagne valdostane. Ma ho appena scritto una stupidaggine, perché nulla si crea dal nulla e le opere di Bobo sono in realtà un pezzo del suo cuore, la rappresentazione plastica e materiale dello sguardo pieno di stupore e di allegria con cui Bobo sa ancora guardare il mondo. Uno sguardo che hanno solo coloro che non hanno dimenticato il bimbo che sono stati e che invece, purtroppo, noi non sappiamo più ritrovare.

    Gatto con sedia (2020)