TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 1 ottobre 2022

Il Programma del Grande Oriente d'Italia (1861)

 


Il 16 marzo 1805 nasceva a Milano il Grande Oriente d'Italia. Nato sotto l'egida francese il GOI finì la sua prima fase di vita con la caduta di Napoleone. La Restaurazione del vecchio ordine rese impossibile l'esistenza legale in Italia della Massoneria che sopravvisse in forme clandestine estremamente ridotte e frammentate Si dovette attendere il 1859 perché il Grande Oriente riprendesse vita, conseguenza diretta dell'ormai avviata unità nazionale, con la fondazione a Torino della Loggia Ausonia. La prima assemblea costituente del GOI fu organizzata il 20 dicembre 1860 in una situazione di estrema confusione. Come scrive Luigi Polo Friz:

"Nei primi anni Sessanta in Italia coesisterono Obbedienze diverse, in lotta continua fra loro. A Palermo un Supremo Consiglio arroccato su rivendicazioni di primogeniture inesistenti, a Napoli il Grande Oriente Napoletano di Domenico Angherà, teso a dimostrare a sua volta di avere avuto per padre putativo Pitagora, si contesero aspramente l'esclusiva del rito che praticavano, lo scozzese. Lo fecero richiamandosi a tradizioni vetuste e fumose. È nostra convinzione che combattessero solo per avere la supremazia sul territorio in cui operavano. A Torino il Grande Oriente Italiano, che si appoggiava sui 3 gradi del Rito Simbolico, fu l'unico a raggiungere una struttura definibile nazionale ed è da considerare il germe della Massoneria peninsulare intesa come componente di un'unica entità politica." (Luigi Polo Friz, “Una voce”. Lodovico Frapolli. I fondamenti della prima Massoneria italiana, Carmagnola, Ed. Arktos, 1998, p. 11.)

Da qui la necessità non solo di radicare il Grande Oriente su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto di dotarlo di un Programma che costituisse le fondamenta politiche di tale opera di costruzione. Tale Programma non poteva che andare nel senso della costruzione di una cultura nazionale condivisa, insomma in quello che Massimo d'Azeglio chiamò “il fare gli Italiani”.Il compito dell'ora era quello e a quello si dedicò la Massoneria ricostituita fino a che il fascismo non la costrinse di nuovo alla clandestinità

Il documento che presentiamo, riscoperto alla fine degli anni '70 da Ivan Mosca, allora Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d'Italia, testimonia di questa volontà ed evidenzia il carattere eminentemente politico della ricostituita Massoneria italiana e la grande attenzione posta alla questione dell'istruzione e del lavoro considerate centrali nella costruzione di un paese laico, moderno e democratico.

Il Quaderno (in versione pdf) può essere scaricato dal sito www.academia.edu o richiesto a cedoc.sv@gmail.com