TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 17 gennaio 2011

Per capire: Iraq vent'anni di guerra. Ultimo numero di "Guerre & Pace"



E' disponibile l'ultimo numero di "Guerre & Pace", dedicato alla questione irakena e di cui pubblichiamo il sommario e l'editoriale. Pensiamo sia una lettura indispensabile, per ricchezza di materiali e riflessioni, per chiunque voglia farsi un'opinione sul conflitto irakeno che vada oltre la dis/informazione corrente offerta da giornali e televisioni.

SOMMARIO

3 Presentazione Venti anni dopo, la guerra - Piero Maestri
5 Cronologia della guerra
7 Crimini della guerra e crimini di guerra
10 La strategia Usa - Intervista a Gilbert Achcar
14 Una finta partenza - Charles-André Udry
18 L'eredità Usa in Iraq - Nir Roseni
22 Dopo le elezioni - Ornella Sangiovanni
25 Oil for ice-cream - Sankara
28 Scheda - Consorzio italiano al lavoro per il nuovo porto di Fao
29 Chi vuole gas e petrolio? - Osservatorio Iraq
33 La repressione sindacale - Sherwood Ross
35 Il doppio tradimento - Domenico Chirico
37 Scheda - Vent'anni di Un ponte per...
39 Vent'anni contro la guerra - Piero Maestri
42 Scheda - Senza se e senza ma. Il pacifismo radicale
43 Lo spartiacque dell'informazione - Eri Garuti
46 La verità su Calipari - Gigi Malabarba
48 Il golfo palestinese - Maria Alunni

oltre il monografico
50 La Nato dopo il vertice di Lisbona - Alberto Stefanelli
53 La crisi coreana alla luce della storia - Rafael Poch
57 Honduras: Non è democrazia - Anna Camposampiero
61 Le piaghe di Haiti - Martin E. Iglesias
64 Recensioni a cura di Gianluca Paciucci


Vent’anni dopo, la guerra…

Sono passati vent’anni dal 17 gennaio 1991, una data in cui molti di noi si sono svegliate/i con negli occhi le immagini dei missili statunitensi e alleati su Baghdad e nella testa la consapevolezza che da quel momento si stava aprendo una nuova epoca delle relazioni internazionali.
Lo avevamo in qualche modo previsto fin da quando – come “reazione” all’invasione irachena del Kuwait – le navi dei paesi Nato e di altri paesi alleati si avviavano verso il Golfo. Già alla fine dell’agosto 1990 molte manifestazioni avevano portato nelle strade un nuovo movimento contro la guerra, dopo gli anni di “latenza” seguiti alle proteste contro il dispiegamento degli “Euromissili” nei primi anni ’80.
Malgrado le proteste, i dibattiti, le prese di posizione contrarie alla guerra – e alla partecipazione italiana – i bombardamenti su Baghdad furono comunque uno shock, che portò centinaia di migliaia di persone a manifestare la loro opposizione alla guerra.
Ma ancora non si poteva parlare di un movimento stabile e capace di mantenere una costante mobilitazione (vedi l’articolo specifico in questo stesso G&P).
In ogni caso per molte/i già da allora era chiaro che non solo si apriva una nuova fase delle relazioni internazionali nella quale la guerra, l’occupazione militare, la distruzione di interi paesi e tessuti socio-economici diventavano strumenti fondamentali nell’imposizione di un “nuovo ordine globale” guidato ancora dagli Stati uniti; ma che in questa fase anche l’Italia avrebbe “fatto la sua parte”: era il primo vero e gravissimo atto di rottura costituzionale, di cui troppi finsero di non accorgersi, o perché in qualche modo complici e conniventi (come i dirigenti di quella “sinistra” che appoggerà tutte le trasformazioni delle forze armate, il riarmo del paese e le guerre dal Kosovo all’Afghanistan) o perché troppo occupati in un pacifismo “etico” o troppo dipendente dalle relazioni con quella stessa sinistra istituzionale che si limitava ad astenersi e cercava di frenare lo sviluppo di mobilitazioni crescenti e radicali.
In quelle settimane,accanto alle tante donne e ai tanti uomini che si mobilitavano generosamente in tutta Italia, si sviluppava anche un’importante riflessione e organizzazione di intellettuali di diversa provenienza culturale uniti dalla totale avversione alla guerra e consapevoli della novità pericolosa che quel attacco all’Iraq rappresentava.
Quegli intellettuali – Ernesto Balducci, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Manlio Dinucci, Walter Peruzzi, Franco Fortini, Fabio Marcelli, Luigi Ferraioli, Fabio Alberti e altre/i – diedero un contributo importante al movimento, che non si fermò al termine dei combattimenti alla fine del febbraio 1991 (l’appello che pubblichiamo – che risale al 31 gennaio 1991, con i bombardamenti ancora in corso – rappresenta un esempio di questa riflessione e della sua diffusione).
Da quel nucleo nacque il “Comitato per la verità sulla guerra del Golfo” (poi diventato Associazione “Comitato Golfo per la verità sulla guerra”, da cui prese avvio successivamente l’idea e la produzione di questa rivista nel 1993) e, parallelamente, il progetto di “Un Ponte per Baghdad”, campagna promossa inizialmente da Dp che sviluppò una solidarietà diretta con le popolazioni colpite dalla guerra e poi dall’embargo.
Il “Comitato Golfo” cercò immediatamente di affrontare – attraverso rassegne stampa, circolazioni di materiali, dibattiti e convegni (in un epoca nella quale non esisteva internet e le comunicazioni veloci di oggi) - le questioni principali che quell’intervento militare poneva, ovviamente accanto alla necessità di una mobilitazione permanente contro la guerra:
la conoscenza del contesto mediorientale, delle questioni ancora aperte e dell’ingiustizia che dovevano affrontare le popolazioni dell’area (palestinesi e kurdi in primo luogo), le “ragioni” di un intervento nell’area;
la conoscenza di quella che un libro fondamentale (edito appunto dal Comitato Golfo e scritto a Dinucci, Gallo e La Valle) definì “La strategia dell’impero”, cioè i motivi e gli strumenti che Usa e alleati stavano approntando e utilizzando per garantirsi quel “nuovo ordine mondiale” dichiarato da Bush padre. Strategia che in Italia prendeva il nome di “nuovo modello di difesa” (analizzato in quel libro e che divenne “ossessione” di questa stessa rivista…);
la denuncia del “crimine della guerra” e dei crimini di guerra (come la relazione di Marcelli, Ferraioli e Gallo che presentiamo in questo numero), resi ancora più presenti e pesanti dalla forma dell’embargo, che avrebbe in 12 anni ammazzato circa un milione di persone in Iraq (oltre la metà bambini sotto i 5 anni – secondo i dati dell’Unicef e di altre istituzioni internazionali, incapaci peraltro di frenare questo crimine contro l’umanità). L’iniziativa contro l’embargo fu al centro di diverse campagne proposte da “Comitato Golfo” e “Un Ponte per Baghdad” negli anni successivi, spesso nell’indifferenza anche di grandi associazioni pacifiste;
la denuncia delle responsabilità dei media nazionali, che producevano disinformazione e creavano le condizioni per una crescente indifferenza a quanto succedeva in Iraq (e nel nostro paese). Il progetto della rivista “Guerre&Pace”, in un momento in cui l’informazione internazionale era scarsa – per esempio, non esistevano ancora Limes, Internazionale, LeMonde Diplo in italiano, mentre una rivista interessante come Quetzal aveva da poco chiuso – cercava di trasformare quella denuncia in analisi e produzione di informazione alternativa.
Dopo 20 anni cosa sta succedendo in Iraq nell’insieme della regione mediorientale? Siamo ancora nella fase della “guerra globale permanente e preventiva”, come fu definita successivamente? Quel è oggi la “strategia dell’impero” sotto la guida del presidente Barack Obama? E cos’è stato il movimento contro la guerra in questi 20 anni, perché non riesce più ad avere una dimensione altro che testimoniale o ambigua?
Questo speciale della rivista – che esce proprio nel mese di gennaio che segna 20 anni da quel 17 gennaio 1991 – prova ad affrontare nuovamente i quesiti posti da quella guerra e dai vent’anni di guerra ininterrotta, riproponendo testi di vent’anni fa, riflessioni originali sui vent’anni passati e articoli sulla situazione attuale.
Perché questi vent’anni di guerra hanno cambiato molte/i di noi. E ancora adesso proviamo a farci i conti con la nostra iniziativa.

Costo del numero monografico IRAQ VENTI ANNI DI GUERRA è di euro 8 (comprensivo delle spese di spedizione) L’abbonamento annuo -5 numeri- costa euro 40,00.
Il versamento va effettuato ccp 24648206 intestato GUERRE E PACE, MILANO.
Per richiedere una copia, arretrati o info scrivi a guerrepace@mclink.it