TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 13 giugno 2019

Fulvio Scotto, Maté il grande




Dalla pagina FB di Fulvio Scotto, grande alpinista e vero insegnante, da cui in gioventù abbiamo imparato che si fa scuola anche “con i piedi” portando le classi per sentieri a scoprire il territorio, riprendiamo e rilanciamo questo post su una bella iniziativa in programma sabato prossimo a Valdieri.

Fulvio Scotto

Maté il grande”


A cura del Parco Alpi Marittime, a Sant'Anna di Valdieri, storica capitale dell'alpinismo nelle Alpi Marittime, si svolge racconti sotto l'Asta, rassegna di appuntamenti estiva dedicata alla montagna e all'esplorazione.

Sabato 15 giugno, ore 20.30, Ecomuseo della Segale, sarà presentato il film documentario di Angelo Siri "Matè". Un video a cura di Angelo Siri e Fulvio Scotto dedicato a Matteo Campia, un grande dell'alpinismo cuneese.

Matteo Campia è stato un punto di riferimento dell’alpinismo cuneese nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale, in particolar modo tra il 1936 e i primi anni cinquanta. 

Prima di lui, negli anni trenta principalmente, un altro cuneese, Gianni Ellena, può essere considerato il caposcuola dell’alpinismo cuneese nell’esplorazione delle Alpi Marittime. 

Parliamo di esplorazione alpinistica in una dimensione arrampicatoria, quindi per itinerari difficili, cosa che prima praticamente non esisteva nelle Alpi meridionali, se si esclude l’exploit del 1903 rimasto però un episodio isolato, cioè la prima ascensione del Corno Stella da parte del conte nizzardo Victor de Cessole, grazie però all’audacia delle sue guide: Jean Plent soprattutto, e Andrea Ghigo.



Negli anni trenta quindi fa la sua comparsa Gianni Ellena, che ebbe il coraggio di avventurarsi, lui in prima persona da primo di cordata, senza ricorrere all’aiuto di una guida come spesso, fino ad allora era consuetudine fare. 

Fu Gianni Ellena il primo a lanciarsi in ascensioni arrampicatorie che non si erano ancora osate, con l’apertura di circa una quarantina di vie nuove. Ciò gli valse anche l’ammissione al Club Alpino Accademico, l’elite alpinistica italiana. 

Matteo Campia, più giovane di qualche anno e caratterizzato da una forte personalità con la quale andò a ricoprire un ruolo da leader tra i compagni dell’epoca, portò avanti l’attività di Ellena grazie appunto alla sua ferrea determinazione. 

Ed anche se il livello tecnico dell’arrampicata non fu realmente spostato in avanti più di tanto, come in varie occasioni invece è stato detto o scritto, Matteo Campia divenne un nuovo punto di riferimento, praticamente un mito, per i giovani cuneesi che nei decenni successivi si avvicineranno all’alpinismo. Ciò in particolare per la via che riuscì ad aprire sulla parete sud ovest del Corno Stella nel ’45, ed alla quale deve una fama che dura fino ai nostri giorni.
Inoltre Campia ebbe anche il merito di allargare la sua attività al periodo invernale con alcune scalate di riferimento locale nella stagione fredda, e soprattutto con una notevole attività scialpinistica.

Ci parlano di lui tre alpinisti cuneesi che lo hanno conosciuto: Mauro Manfredi, Elio Allario e Gianni Bernardi. Insieme possono costituire, in questo caso, la memoria storica dell’alpinismo locale tra gli anni quaranta e la nascita dell’alpinismo moderno…