TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 25 giugno 2019

1. La Massoneria dal mito alla storia


Primo capitolo di un lavoro, scritto alla fine degli anni 70 e pubblicato nel 1980. Una precisazione è doverosa: in questi quasi 40 anni la ricerca storica sulle origini della Massoneria ha fatto passi da gigante, il testo è quindi da considerarsi datato, come peraltro dimostrano i testi citati, i più recenti dei quali sono degli anni '70.

Alla memoria del mio babbo, “uomo libero e di buoni costumi”.

Giorgio Amico

Dal mito alla storia

I rappresentanti delle quattro logge londinesi che il 24 giugno 1717 si riunirono per costituire la “Grande Loggia d'Inghilterra”, non avrebbero di certo mai potuto immaginare che la loro decisione avrebbe suscitato nei secoli a venire tali e tante discussioni e fatto versare così cospicui fiumi d'inchiostro.

Da quella data, e sono trascorsi oltre due secoli e mezzo, gli studiosi di cose massoniche non hanno mai cessato di disputare aspramente tra loro sulle autentiche origini dell'associazione libero muratoria. Anzi col trascorrere dei secoli il clamore è divenuto tale che, come è stato detto, «approfondire gli studi storici sulla Massoneria vuol dire percorrere una strada in un labirinto. Di più in un'infinità di labirinti. Perché, quanto più grande è il numero dei lavori storici sulla Massoneria, tanto più sono i pareri degli autori». 1

Sull'esiguità dei dati storici certi, leggende e miti hanno potuto proliferare, colmando i vuoti storiografici più con la fede nell'Istituzione che con i frutti di una ricerca rigorosa e documentata. Tanto che uno studioso della levatura di Giordano Gamberini si è sentito in dovere di precisare, proprio nei confronti di una tale storiografia, come il compito dei Massoni fosse di rappresentare il proprio passato e non di giustificarlo rispetto ai propri presupposti teorici. 2

A intorbidare le acque dettero, tuttavia, non poca mano gli stessi padri fondatori che, nel ricostruire le vicende della Libera Muratoria non diedero di certo prova di eccessiva prudenza. Essi, infatti, mentre da un lato non si diedero soverchia pena di spiegare come e perché le quattro logge londinesi fossero pervenute in quel lontano 1717 alla decisione di compiere un passo di importanza storica, quale la creazione di una Gran Loggia Madre con giurisdizione sul mondo intero; diedero per quanto attiene alle origini della neo-costituita associazione libero sfogo alla loro fantasia, sostituendo la leggenda alla storia, il mito alla realtà.





Già nel 1723 il reverendo James Anderson si acquistava il titolo di «primo grande storico della Massoneria», facendo seguire alle Costituzioni che portano il suo nome, un lungo documento nel quale si pretendeva ricostruire integralmente la storia dell'associazione. Nel testo si faceva risalire la fondazione della Massoneria ad Adamo, per passare poi a Seth, ai profeti, al re Salomone, agli assiri, agli Egiziani, ai greci, ai Romani che infine avrebbero introdotto l'arte reale in Inghilterra. 3

All'Anderson seguirono miriadi di “ricercatori”, animati dal fiero proposito di nobilitare la Libera Muratoria da poco fondata, riscoprendone antichissime origini addirittura situate in una sfera extra-umana. Tra tutti costoro spiccano certamente per inventiva autori quali William Preston che, nella sue “Illustrations of Masonry», pubblicate a Londra nel 1772, ne collocò le origini all'epoca della creazione; o il dottor George Oliver, autore nel 1823 di un ponderoso “Antiquities of Green Masonry”, in cui si possono leggere affermazioni del calibro della seguente:

«La nostra istituzione già esisteva in diversi sistemi solari, prima della creazione del globo terrestre». 4

Altri, in polemica con la tradizione corporativa, democratica ed egualitaria della Massoneria inglese, favoleggiarono di una discendenza aristocratica e cavalleresca dell'associazione, onde fare appello alla nobiltà europea. Così il Ramsay potè nel 1737 proclamare le origini crociate della Libera Muratoria ed il barone von Hund creare le premesse col suo Regime della Stretta Osservanza della cosiddetta Massoneria Templare.

Altri ancora, espressione dei circoli misteriosofici in voga nel XVIII e XIX secolo, videro i Massoni come gli eredi dei grandi iniziati dell'antichità, dagli Atlantidei, ai sacerdoti egizi, dai filosofi pitagorici ai mistici Rosa Croce.

Questo inconscio desiderio di nobili progenitori pervade anche ricercatori a noi contemporanei. Ne è prova tra le altre l'opera del Ventura, il quale sulla base degli studi del Keller 5, a cui tuttavia rimprovera di aver dato «all'umanesimo massonico carattere cristiano» 6, colloca la «culla della Massoneria» in Roma nell'ambito delle Unioni culturali a sfondo iniziatico sorte nel II secolo a.C. per opera di Publio Cornelio Scipione.


Oggi gran parte della critica storica è concorde nel relegare nel campo delle allegorie queste interpretazioni tradizionali, per ricercare nel concreto divenire storico-economico della società europea le vestigia dell'istituzione muratoria.





Così il Francovich che fonda storicamente l'ipotesi della derivazione della Massoneria moderna dalle antiche corporazioni, derivazione temperata, tuttavia, dall'acquisizione di «finalità umanitarie e filantropiche, le quali nulla hanno più in comune con il mestiere del muratore» 8; o l'Hutin per il quale «la stessa parola frammassoneria evoca immediatamente l'idea di costruzione, di edificazione progressiva» 9; o il Pontevia che ritiene «certa l'origine delle organizzazioni massoniche dalla associazioni operaie dei muratori esistenti in Germania ed in Inghilterra». 10

Così, per concludere, il Moramarco, per il quale «la Massoneria non è nata né dai Rosacroce, né tanto meno dai templari. L'evidenza storica depone a favore dell'ipotesi di una filiazione della Massoneria “speculativa” dalla Massoneria “operativa” con un processo di intellettualizzazione le cui tappe non ci sono note […]. Di più allo stato attuale della storiografia massonica, non si può dire e non si deve dire». 11

1. E. Lenhoff, Il Libero Muratore, Bastogi, Livorno 1976, pag. 29
2. G. Gamberini, Massoneria italiana , storia e storiografia, Rivista Massonica, n 1, 1975.
3. C. Francovich, Storia della Massoneria in Italia, La Nuova Italia, Firenze 1974, p. 15.
4. Citato in C. Jacq, La Massoneria. Storia e iniziazione, Garzanti, Milano 1978, p. 21.
5. L. Keller, Le basi spirituali della Massoneria e la vita pubblica, Atanor, Roma 1970.
6. T. Ventura, Massoneria alla sbarra, Atanor, Roma 1961, p. 21.
7. Ivi, pp. 27-30
8. C. Franovich, cit., p. 9.
9. S. Hutin, La Frammassoneria, in “Storia delle religioni, vol. XII, Laterza, Bari 1977, p. 161.
10. A. Pontevia, Cattolicesimo e Massoneria, Atanor, Roma 1948, p. 51-52.
11. M. Moramarco, La Massoneria, ieri, oggi e domani, De Vecchi, Milano 1977, p. 100.


(G. Amico, Dalla Massoneria di mestiere alla Gran Loggia d'Inghilterra, CSI, Ars Graphica, Savona 1980.)


1. continua