TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 25 aprile 2011

Delitti all'ombra della Torretta. Roberto Centazzo e il giudice Toccalossi

Sta avendo un grande successo "Toccalossi e il fascicolo del '44", seconda indagine del giudice savonese. Abbiamo intervistato l'autore, Roberto Centazzo.

Giorgio Amico

Delitti all'ombra della Torretta. Roberto Centazzo e il giudice Toccalossi


Il romanzo che ti ha fatto conoscere è stato "L'elenco universale delle cose tristi". Vuoi parlarcene?
Un libro scritto di getto in un momento di grandi cambiamenti interiori. Apprezzato dalla critica.

Poi arriva il Giudice Toccalossi. Un salto notevole, di toni e linguaggio prima che di genere. Perché la scelta del poliziesco e perché Savona?Il poliziesco perché ero stufo di leggere storie gialle piene di errori dal punto di vista procedurale. Ero e sono convinto che si possa scrivere un giallo di qualità senza “violare” le regole del codice. Perché Savona? E perché no? È una città simile a tante altre città di provincia e poi i grandi centri urbani, si contano sulla punta delle dita, non rappresentano veramente l’Italia. La nostra penisola è fatta per la maggior parte di piccole realtà attorno ai cinquantamila abitanti. E poi Savona si presta molto all’atmosfera gialla, con le sue ipocrisie, la sua riluttanza ai cambiamenti, la sua predisposizione all’immobilismo.

Una Savona cupa, grigia, spenta. Come dicevamo un salto notevole rispetto ai toni solari e magici dell'Elenco universale. Ma Savona è davvero così o è il genere poliziesco che richiede atmosfere cupe?
Savona non è affatto cupa o spenta o grigia. È anzi il contrario: una città ventosa, soleggiata e la descrizione che io ne ho fatto è molto affettuosa (ci sono nato e ci vivo) ma anche molto realistica. Ricevo tutti i giorni complimenti per come ho saputo raccontarla e, mi auguro, per come la racconterò.

Toccalossi è una figura atipica nel panorama della letteratura poliziesca. C'è qualche autore o personaggio a cui ti sei riferito?
Toccalossi è un uomo. Non è un super eroe o un tuttologo onnisciente. Mi riferivo a questo quando prima dicevo che si può scrivere un buon giallo senza ingannare il pubblico con un investigatore che sa tutto, capisce tutto e, almeno a me, diventa odiosissimo. Toccalossi ha la sua vita, i suoi problemi non è nemmeno pienamente convinto che quello che svolge, ossia il lavoro di Procuratore sia quello giusto. A volte vorrebbe tornare ragazzo per fare scelte diverse. È tormentato, insicuro e credo sia questo il motivo per cui piace al pubblico.

So che hai altri libri in cantiere. Ce ne vuoi parlare?
Sicuramente. Ho pubblicato cinque romanzi di cui tre sotto pseudonimo e due gialli della serie Toccalossi, con il mio nome vero. Ho già sotto contratto altre due storie che vedranno protagonista Toccalossi e spero che abbiano la fortuna delle precedenti, ma penso di sì, ormai il pubblico si sta affezionando.

Grazie e auguri per i tuoi prossimi lavori.
Grazie a voi di Vento largo per l’intervista. Un caro saluto a tutti.


Roberto Centazzo, savonese, ispettore capo della Polizia di Stato, è autore di cinque romanzi fra cui L'elenco universale delle cose tristi, Giudice Toccalossi e Toccalossi e il fascicolo del '44.