TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 4 febbraio 2012

Io, l'altro


A Palazzo Imperiale, in Piazza Campetto 8 a Genova

giovedì 9 febbraio, alle ore 18.00


Presentazione di: Io, l'altro

Opere di Claudio Ruggieri alias Pintapiuma

disegni e dipinti realizzati tra il 1998 e il 2012 con maschere tradizionali dei popoli bassa, dan e mano ( Costa d’Avorio e Liberia)

dal 6 al 26 febbraio 2012

Orario: da mercoledì a sabato dalle 14.30 alle 18.30

su appuntamento telefonando a +39 329 9611927





Giuliano Arnaldi

Io, l'altro


"L'uomo che dipinse le Grotte di Lascaux scelse il luogo più buio e lontano, e presumibilmente inaccessibile. L'artista crea per se stesso, si ri/flette nella sua opera che probabilmente manifesta l'altro che c'è dentro ognuno di noi: questo altro si svela più o meno liberamente attraverso un codice di segno, materia, colore che narra, rappresenta la percezione assoluta di se, ovvero l'intuizione di quell'altro assoluto che è dentro ognuno e per il quale non si immagina ( o si teme, o si spera) la fine.

Il codice può essere consapevole, appreso da una tradizione oppure istintivo ed estemporaneo, ma è sempre innato, è l'elaborazione creativa di un complesso sistema neurofisiologico che qualifica l'uomo per ciò che è.

E' irrilevante che questo manifestarsi sia astratto o figurativo, sia forma, colore, segno o assenza totale o parziale di essi, che sia assolutamente realistico o addirittura reale oppure fantasmagorico, inquietante o surreale, proprio perché è il manifestarsi di quell'altro indefinito e indefinibile che sappiamo esistere dentro di noi, ma che non sappiamo, non vogliamo, non possiamo ri/conoscere.

Possiamo intuire di che pasta sia fatto, alimentato com'è dalle speranze, dalle paure, dalle domande , sopratutto le domande, quelle di sempre, quelle che la vita impone a volte in modo drammatico ma che sottotraccia scandiscono la quotidianità di ogni essere umano.


Alcuni, proprio gli artisti, hanno un dono: parlando di se riescono ad essere così essenziali e insieme articolati che parlano di ciascuno, e ciascuno si può riconoscere nell'essenza della loro opera.

Si dice che un'opera d'arte piaccia quando "ti prende", ed è proprio così: ti ri/conosci in uno stato d'animo, in un sentimento che è attivato da un segno, da un colore, da un suono. Quando ciò accade, si manifesta l'archetipo e l'opera è arte primaria, sia essa fatta ieri o quarantamila anni fa, sia essa di pietra, di terra, di metallo, dipinta, scolpita, incisa, suonata, cantata, raccontata, elaborata tecnologicamente o solo pensata…."

Questa sorta di dichiarazione di intenti di Tribaleglobale trova conferma nella leggera profondità di campo del lavoro di Pintapiuma , che oggi qui rinnova il dialogo con maschere ieratiche di popoli lontani, altri e per ciò così dentro il nostro sentire, con un sussurro incisivamente amplificato dalla coralità strepitosa di Palazzo Imperiale, dei suoi affreschi, del suo ritmo architettonico.

Condividere questo evento è davvero un' esperienza per ciascuno, non per tutti….