TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 16 giugno 2013

Sebastian Matta - L'origine è adesso


A Savona una grande mostra ripercorre l'opera di Sebastian Matta, l'ultimo grande surrealista, amico di Jorn e di Lam. 

Sebastian Matta - l'origine è adesso
Savona 8 giugno - 1 settembre 2013

Sebastian Matta, nato a Santiago del Cile nel 1911 e scomparso nel 2002 a Civitavecchia, ha saputo sintetizzare il linguaggio surrealista con il dinamismo dell’Action Painting (Gorky, Pollock, Motherwell ecc.), alla cui nascita ha incisivamente contribuito e dalla quale è stato a sua volta influenzato durante il lungo soggiorno negli Stati Uniti (1939-1948). Il risultato è sorprendente: una narrazione fatta di segni e figure tra il primordiale e il fantascientifico, che parlano del dramma dell’uomo contemporaneo senza mai perdere la forza dirompente, rivoluzionaria e “originaria” propria dell’artista.

In occasione della sua presenza a Savona e Albisola, Matta saputo ha coniugare con particolare energia sperimentazione artistica e impegno civile. Si inserisce in questo ambito l’esposizione delle sue opere al Festival de l’Unità, nell’estate del 1983, dove il Partito Comunista savonese prende posizione in difesa e sostegno del popolo cileno. In questo contesto viene organizzata alla Fortezza del Priamar l'esposizione Arte e Lotta, alla quale partecipano grandi artisti latinoamericani, quali, in primis, Sebastian Matta ma anche Nemesio Antunez, l'argentino Carlos Carlé, il paraguayano Aiax Barnes. Per quell'occasione Sebastian Matta mette a disposizione quattordici sue opere, alcune vendute devolvendo il ricavato all'Associazione Italia-Cile; le rimanenti furono donate dall'artista alla Federazione savonese del P.C.I. e oggi fanno parte della collezione della Fondazione Cento Fiori.

Ad Albisola, invece, Matta incontra il linguaggio della ceramica, partecipando agli straordinari “Incontri Internazionali della ceramica”, nel 1954, e lavorando in più occasioni presso la Fabbrica Mazzotti, dove realizza anche il celebre vaso “L’Oscar di Albisola”.

La mostra – trentacinque opere tra dipinti, sculture e grafiche - costituisce un suggestivo cammino attraverso la ricerca visiva (e visionaria) dell’artista cileno. Come scrive Silvia Pegoraro, “Matta è uno di quegli artisti che si sforzano di dare una dimensione pubblica, civile, politica, al loro messaggio artistico; che tentano di infrangere la barriera elitaria del linguaggio poetico; che non hanno paura di contaminazioni ma cercano anzi, in nome di una coscienza collettiva di cui si sentono parte, una assunzione di responsabilità ideologica, senza rinunciare alla loro funzione di liberi ricercatori”. Quella di Matta è una “narrazione” drammatico-grottesca estremamente tesa e graffiante, che si sforza di esprimere il reale nella sua complessità, soprattutto di rendere visibile quella parte della realtà che normalmente è invisibile, col respiro di un affresco, anche nelle opere di piccole dimensioni.

Tra i lavori in mostra, Tangame mucho, del 1999, o la celebre poltrona-scultura Alidor, 1974, in resina dorata, o ancora uno dei suoi ultimissimi dipinti, il grande Oestrego, realizzato poco prima di morire, nel 2002 (opere provenienti dalla collezione Ulisse Gallery Contemporary Art). Di grande rilievo la presenza di alcuni dipinti inediti: ad esempio, i due provenienti dalla collezione della scultrice Cordelia von den Steinen, grande amica di Matta negli anni del suo soggiorno italiano insieme al marito, lo scultore Pietro Cascella, in collaborazione col quale Matta realizzò il dipinto I due ubriachi (1962), per la prima volta qui in mostra come l’opera più tarda (anni ’90), intitolata da Matta, con scritta autografa, 48 anni doppo (sic), secondo la sua tipica inclinazione a deformare e contaminare le lingue.

Altri interessanti inediti, gli olii su tela dei primi anni ’70, sempre provenienti da collezioni private, e quindi assai difficilmente visibili altrove, che richiamano stilisticamente i murales realizzati da Matta proprio in quegli anni : Ah!Ah! (1969-72), M'orbite (1970-71) e Senza titolo (1972).



Roberto Antonio Sebastián Matta Echaurren (Santiago del Cile, 11 novembre 1911 – Civitavecchia, 23 novembre 2002) dopo gli studi in architettura, nel 1934, si trasferisce in Europa, dove entra in contatto con intellettuali come Rafael Alberti e Federico García Lorca, e dove, a Parigi, lavora con Le Corbusier e conosce, nel 1937, conosce André Breton e Salvador Dalí, e aderisce al Surrealismo, elaborando una pittura incentrata su “morfologie psicologiche”. Di lui, nel 1944, Breton scriverà: «Matta è colui che maggiormente tiene fede alla propria stella, che è forse sulla strada migliore per arrivare al segreto supremo: il controllo del fuoco» È costantemente in movimento, dalla Scandinavia, dove conosce Alvar Aalto, a Londra, dove fa amicizia con Henry Moore, Roland Penrose e René Magritte. All'inizio della Seconda guerra mondiale fugge a New York assieme a molti altri artisti d'avanguardia. Qui esercita una decisiva influenza su alcuni giovani artisti americani come Jackson Pollock e Arshile Gorky. Viene allontanato dal gruppo surrealista (sarà riammesso solo nel 1959), accusato di aver indirettamente provocato il suicidio di Gorky a causa della sua relazione con la moglie dell'amico pittore di origine armena.

Trasferitosi a Roma nel 1949, diventerà un importante punto di raccordo tra l'espressionismo astratto e il nascente astrattismo italiano. Lasciata Roma nel 1954, si trasferisce a Parigi, mantenendo uno stretto legame con l'Italia.

Alla fine degli anni '50, Matta è già un artista universalmente noto, con opere esposte in importanti musei europei e americani. Nel 1971 la rivista francese “Connaissance des Arts” lo colloca fra i dieci migliori pittori contemporanei al mondo. Tra gli anni '60 e ’70, Matta sostiene apertamente la politica di Salvador Allende, e in occasione della vittoria elettorale di Unidad Popular nel ’70, torna in patria, dove guida un gruppo di pittori muralisti, le Brigate Ramona Parra, che dipingono sui muri i motivi del programma economico e sociale di Allende. In seguito al golpe militare di Pinochet, l'artista è dichiarato "persona non grata", e inserito in una lista nera. Matta decide allora di diventare cittadino francese.

Dagli anni Sessanta elegge Tarquinia come sua residenza parallela, stabilendosi in un ex convento dei frati Passionisti, dove è tuttora tumulato. Tra il 1973 e il 1976 progetta e costruisce, con il pittore e scultore Bruno Elisei, l'Autoapocalipse, una casa edificata riciclando vecchie automobili, come provocazione contro il consumismo. Nel 1985 il Centre Georges Pompidou di Parigi gli dedica una grande retrospettiva. Nello stesso anno Chris Marker gli dedica un documentario, Matta '85.

L’ultima mostra di Matta realizzata vivente l’artista si inaugura nel novembre 2002 presso la Casa d’Arte Ulisse di Roma (oggi Ulisse Gallery Contemporary Art). Matta muore pochi giorni dopo, all’età di 91 anni.




MATTA
L’origine è adesso

8 giugno – 1 settembre 2013
Pinacoteca Civica di Savona

Orari
lunedì, martedì, mercoledì: 9,30 – 13,00
giovedì, venerdì, sabato: 9,30 - 13,00 / 15,30 - 18,30
domenica: 10,00 - 13,00Lunedì, Mercoledì, Venerdì: 8,30 / 13,00