TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 4 ottobre 2016

La Società dello spettacolo o della separazione



Non c'è discussione in cui il cretino di turno non tiri in ballo “la società dello spettacolo” lamentando lo strapotere del mezzo televisivo. Ma quello della televisione (o oggi dei social) è solo l'aspetto più banale del presente, in realtà è della separazione degli uomini dalla vita reale che si dovrebbe parlare. Insomma, il vecchio tema dell'alienazione già evidenziato dal giovane Marx dei Manoscritti. Forse è venuto il tempo di smettere di limitarsi a citare Debord e di leggerlo per davvero. A partire proprio dal suo libro più celebre di cui riprendiamo le tesi iniziali.

Guy Debord

La società dello spettacolo

1. L'intera vita delle società, in cui dominano le moderne condizioni di produzione, si annuncia come un immenso accumulo di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione.

2. Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della vita, si fondono in un unico insieme, in cui l'unità di questa vita non può più essere ristabilita. (...) Lo spettacolo in generale, come inversione concreta della vita, è il movimento autonomo del non-vivente.



4. Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra persone, mediato dalle immagini.

9. Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso.


(Guy Debord, La società dello spettacolo, Massari editore, pp. 43-45)