TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 12 febbraio 2019

La memoria e il silenzio. Sui Martiri di Fiesole


    Il monumento ai tre carabinieri di Fiesole

Giorgio Amico

La memoria e il silenzio

Nel 2014 la RAI produsse e mise in onda il film “A testa alta” che ricostruiva la vicenda eroica dei tre giovani carabinieri di Fiesole trucidati dai nazisti il 12 agosto 1944. Protagonista era Giorgio Pasotti che interpretava la figura del loro comandante, il vicebrigadiere Giuseppe Amico.

    Giorgio Pasotti, in una scena del film

Nel 2015 Aldo Cazzullo dedicò ampio spazio a quella vicenda nel libro Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della Resistenza in un capitolo dedicato al ruolo dei carabinieri nella guerra di Liberazione.


Il 17 febbraio a Fiesole verrà inaugurata la mostra Marcello Guasti, Giovanni Michelucci e il Monumento ai Tre Carabinieri, curata dal Professore Jonathan Nelson,  che commemora i tre giovani eroi e la scultura voluta per ricordarli, rendendo omaggio anche all’architetto che la scelse, Michelucci, e all’artista che la realizzò, Guasti, uno degli scultori fiorentini più importanti del dopoguerra, scomparso proprio in queste settimane.


Nella prima bacheca della mostra sono esposte le foto dei carabinieri e del loro comandante il vicebrigadiere Giuseppe Amico di cui viene esposta la tessera del Partito d'Azione nelle cui formazioni armate egli militò prima clandestinamente come responsabile della caserma dei carabinieri di Fiesole durante l'occupazione tedesca e poi apertamente durante la battaglia per la liberazione di Firenze.


   La tessera del Partito d'Azione

Giuseppe Amico era mio padre. In casa non parlò mai di quelle vicende, che pure furono eroiche. Alla sua morte mia madre trovò in una vecchia scatola metallica che aveva contenuto biscotti un pacchetto di foto e documenti, una parte dei quali sono ora esposti a Fiesole.

Credo che, come molti protagonisti delle tragedie della seconda guerra mondiale, mio padre si chiedesse perché proprio lui fosse sopravvissuto mentre tre suoi compagni morivano. Di loro mantenne la memoria, raccolse e custodì le foto, serbò i documenti. Lo fece in silenzio. Mai, neppure  con i suoi famigliari, usò il loro eroismo per mettere in luce se stesso.

Ciao Papà, ti sia lieve la terra.