Il trionfo dell'ipocrisia: celebrare il Giorno della Memoria parteggiando per Hamas
Se i fatti del 7 ottobre rappresentano con i loro orrori il ritorno delle mostruosità della Shoah, la reazione pro-palestinese, se non apertamente filo-Hamas, di larga parte della sinistra, in Italia e non solo, dimostra il fallimento totale della convinzione che il Giorno della Memoria sia un argine efficace a che tali eventi si ripetano ancora. Spacciato per antisionismo il vecchio antisemitismo è tornato alla luce alla prima vera verifica, confermando di essere profondamente radicato nel modo di pensare anche di quella parte del mondo occidentale che pure annualmente piange su ciò che accadde ottanta anni fa in Europa. Lo dimostra l'equiparazione degli integralisti islamici di Hamas ai partigiani, gridata nei cortei e sui media e non solo da gruppi deliranti della sinistra estrema, così come l'indifferenza totale mostrata il 25 novembre nei cortei "fucsia" nei confronti delle donne israeliane stuprate, rapite, uccise nei modi più orribili.
Un antisemitismo che è prima di tutto rifiuto dell'ebraismo, dell'ostinata volontà degli ebrei di voler restare sé stessi, che li fa percepire ancora oggi a molti come estranei e dunque potenzialmente pericolosi. I "perfidi giudei" assassini di Cristo, come si predicava ogni domenica nelle chiese fino al Concilio Vaticano Secondo. I nemici dell'ordine costituito, come rivelato dai Protocolli dei savi di Sion, ispiratori della rivoluzione francese e di quella russa, mediante l'azione di Massoneria e bolscevismo entrambe longa manus dell'ebraismo internazionale. Gli avidi prestatori di soldi ad usura, diventati oggi per la propaganda sovranista registi occulti di una Europa dei banchieri acerrima nemica dei diritti e dell'autentica volontà dei popoli.
E allora quest'anno meglio tacere, evitare discorsi retorici, pianti ipocriti sulla Shoah e magari dedicare un paio d'ore a leggere un libriccino come Nietzsche e gli ebrei, uscito nel 2011 per Giuntina.
Vi troveremo passo dopo passo attraverso scritti e brani di lettere a parenti e amici l'evoluzione del filosofo tedesco da un giovanile e rozzo atteggiamento antisemita, alimentato dalla cultura wagneriana e dal culto del nazionalismo bismarckiano, ad una matura visione dell'ebraismo che lo rese, come scrive Jacob Golomb in un intervento molto bello, "alla fine della sue breve vita uno dei più fedeli amici del popolo ebraico che sia mai vissuto tra i Gentili".