TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 4 agosto 2010

Serrature africane: Dogon e Bamana del Mali






Giuliano Arnaldi

Serrature africane: Dogon e Bamana del Mali

Le serrature sono tra gli esempi più significativi della visione del mondo e della funzione comunicativa dell'arte presso i popoli africani. Esse sono composte di due parti lignee incrociate, tipologia remota che risale ai Sumeri ( una chiave Sumera è esposta al Louvre) ed è certamente rappresentata sui bassorilievi nel Tempio di Luxor) . Attraverso il Nord Africa, dove questo manufatto è rappresentato privo di segni secondo la tradizione islamica, si diffonderà in tutta l'Africa. Nel caso delle culture qui interessate (Dogon e Bamana) la realizzazione di questi oggetti d'uso risponde a diversi criteri in parte ben noti, come l'idea che la bellezza per lo scultore africano sia " l'adeguamento dell'oggetto a rappresentare il perchè è stato creato" ( Griaule). ' già interessante e innovativo pensare all'arte come all'ambito in cui si costruiscono risposte al domanda sul "perchè" dei fenomeni e non sul "come" essi si manifestano-ponendosi quindi in una prospettiva ontologica e non gnoseologica- ma la struttura stessa di questi oggetti e i segni incisi su di essi dicono molto di più.
Le dimensioni delle serrature sono spesso sovradimensionate rispetto alla necessità contingente. L'obiettivo è evocare un corpo ( di essere umano o di animale) affinchè l'energia del soggetto mitico evocato si insedi nell'oggetto e vi trasferisca energia positiva. I Dogon ad esempio definiscono letteralmente le parti delle serrature chiamando "testa" la parte alta, "corpo" quella centrale e "gambe" la parte terminale. Due gli aspetti plastici fondamentali, diversi ma complementari: il realismo della testa - spesso rappresentata in modo più figurativo con rappresentazioni antropomorfe, zoomorfe o riferite a specifici oggetti- e l'astrazione geometrica del segno che è in stretta relazione simbolica e funzionale con il primo. La forma dell'elemento centrale centrale rappresenta l'arca con la quale il Nommo discese sulla terra , la barra traversale l'opera di Amma che crea le quattro porte del cielo per consentire all'arca di passare con il proprio carico di doni ( evidente il riferimento ai quattro punti cardinali est- ovest-nord sud).
La contiguità tra le culture Dogon e Bambara rende simili ma non identiche le serrature. Entrambe si riferiscono a cosmologie che pensano il mondo come creato da un'entità suprema ( Amma per i Dogon, Faro per i Bambara ) che ha generato coppie di gemelli ( i Nommo dei Dogon) all'origine della razza umana. L'interazione con figure mitiche animali , ognuna portatrice di uno specifico valore, si raffigura nella serratura, così come gli elementi naturali descritti con il segno: l'acqua rappresentata dal motivo a zig zag, la croce di Sant'Andrea - dove l'incrocio delle due linee divide un quadrante in quattro parti così leggibili: a destra in alto il cielo, in basso la terra; a sinistra in alto la pioggia, in basso la terra che la assorbe-. , il segno a V ( detto la clavicola di Amma) evoca l'apertura delle porte del cielo. Nel caso dei Dogon spesso sono i Nommo a dare forza e valore simbolico all'oggetto, presso i Bamana ( o Bambara - infedeli- come li chiamano i vicini mussulmani) sono le figure femminili o il copricapo della importante società Komo. in entrambi i casi la raffigurazione del coccodrillo , che per i Bamana rappresenta il fiume e quindi la fertilità e la forza mentre per i Dogon è l'antenato più vecchio e conosciuto della famiglia. Tecnicamente simili, le serrature Dogon ( ta koguru, parola composta da porta e chiudere) e Bamana ( kon barabar) si differenziano nell'aspetto: le prime prive di patina , le seconde spesso protette da una patina realizzata probabilmente con polvere di carbone mescolata con olio ricavato dai semi di "lannea acida". Si tratta di un olio che riveste grande importanza rituale essendo usato anche per spalmare il corpo dei giovani adolescenti durante i riti di iniziazione.Nella cultura Bamana la serratura evoca la relazione tra femminilità e mascolinità attraverso la disposizione a croce delle sue parti lignee. Attribuite prevalentemente alle donne, che spesso le donano al compagno in segno di affetto e stima, sono impegnate nell'ambito civile nelle "lu" grandi case comuni che ospitano più realzioni affettive: chiudono sia le porte dei granai, sia i vani abitatiivi. In ambito religioso invece servono nei "santuari delle cose astratte( ko so)" conservare gli oggetti sacri.
Una simile complessità non testimonia solo la ricchezza e la profondità di culture spesso definite primitive, ma la relazione tra le superfici materiche ( in questo caso il legno) e il bisogno di comunicare, di lasciare una traccia. Il linguaggio usato è frutto di un sapiente equilibrio tra la plasticità delle forme e l'evocativa efficacia del segno. Ne risulta a nostro avviso un'evidenza archetipica di sorprendente attualità.

referenze

"Porte e serrature dogon e bambara- galleria del vicolo quartirolo" 1980 testi di Beppe Bargna
Serrature in legno Dogon e Bambara: cosmologia, arte e tecnica . Curatore Adalberto Biasotti Modena 1995
Immagini dell'invisibile, leonardo Vigorelli Bergamo 1991
Bamana, un art et un savoir-vivre au Mali, Museum Rietberg Zurigo 2003











Al MAP, Presidio di Albisola Superiore, Terre d’Asilo
fino al 30 agosto 2010