TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 11 gennaio 2013

Uomini di frontiera. A proposito dell'ultimo libro di Paolo Vettori



Giorgio Amico

Uomini di frontiera. A proposito dell'ultimo libro di Paolo Vettori

Le esperienze più interessanti avvengono spesso per caso. Viene da pensarlo leggendo "Faccia a faccia con l'ultimo sbirro di Stalin", romanzo di Paolo Vettori, osservatore attento e disincantato del mondo di oggi.  Un libro piccolo per dimensioni ma ricco di contenuti e suggestioni già da questo titolo, così evocatorio, che ben compendia la tragicità dei fatti storici che stanno, come un'ombra incombente e ancora minacciosa, dietro alla banalità attuale di un quotidiano fatto di piccole cose.

In cento pagine, sofferte e intense, è narrata la storia di un "uomo di frontiera" sospeso fra due mondi apparentemente così diversi fra loro come la campagna toscana e una Polonia appena uscita da mezzo secolo di socialismo reale e di dominio russo. Un passare continuo dal Casentino al Baltico, dalla propria personale esperienza alla storia tragica e complessa di un popolo suo malgrado protagonista dalla seconda guerra mondiale alla Shoah delle grandi tragedie del Novecento, che dà ritmo e sostanza a un piccolo libro, forse romanzo, forse diario, carico di atmosfera e di umanità. 

Sullo sfondo un paese, la Polonia, uscito distrutto dalla guerra e poi da cinquantanni di un regime dispotico e di fatto vissuto come straniero, che faticosamente cerca una propria via in un mondo globalizzato in cui alla dittatura dell'ideologia si è sostituita quella del denaro. Un paese ancora lacerato che non vuole più sentire parlare delle divisioni tragiche del passato, simboleggiato da quelle coppie di giovani sposi in viaggio di nozze a Orlowo, "la spiaggia dei polacchi", che inseguono il sogno rassicurante di un domani fatto di centri commerciali e di consumi facili così simile al nostro presente appiattito su una fantasmatica way of life modellata dalla televisione e dalla pubblicità.

Una storia raccontata quasi sottovoce, come si fa quando ci si apre con un amico e ci si confida. Un colloquiare pacato che, come in un gioco di specchi, rimanda ad altri colloqui, quelli (veri o inventati, poco importa) che sostanziano nel libro l'incontro fra due uomini diversissimi fra loro per storia e provenienza: il vecchio Wojciech, l'ultimo sbirro di Stalin, aggrappato disperatamente alle sue certezze e ai suoi ricordi, e il narratore, un italiano che a migliaia di chilometri da casa, sulle sponde di un Baltico estraneo e pure familiare, proprio nell'incontro con l'altro, così diverso da lui e lontano dal suo sentire politico, trova risposta alle domande che si porta dentro e che lo spingono al viaggio.

Un tema antichissimo, quello della scoperta dell'altro come riscoperta di sè e delle proprie radici, che rimanda a Odisseo e a Edipo, dove il viaggio diventa nostos, ritorno alla propria casa vera, e che vede lo scrittore diventare sciamano, traghettatore di anime dal piano della quotidianità a quello profondo e misterioso dell'inconscio. Dove l'incontro con l'altro, così diverso e proprio per questo così stimolante, si fa tentativo di ricomposizione del proprio io diviso, percorso di guarigione delle ferite dell'animo, perchè proprio nell'incontro le cose acquistano collocazione e proporzioni reali, e dunque senso profondo e vero. E ciò crediamo valga sia per gli individui che per i popoli. 

Un messaggio di speranza e di riconciliazione che Paolo Vettori ci invia da un angolo d'Europa, cardine fra Est e Ovest e da secoli campo di battaglia, con questo piccolo libro così intenso e profondo. 

Paolo Vettori
Faccia a faccia con l'ultimo sbirro di Stalin
Albatros, 2011