Giorgio Amico
Noli. Lungo le strade
dei pellegrini e dei mercanti
Siamo andati sulle strade
dei pellegrini e dei mercanti. Il sentiero saliva fra lecci e mimose
seguendo i resti di un'antichissima mulattiera. Sotto di noi Noli con
le vecchie torri arrossate dal sole di un pomeriggio invernale.
Camminavamo su antiche
pietre, lungo il percorso che un tempo portava al Finale e poi alla
Provenza assolata e alla bianca Avignone, terra di papi e di vino, quasi un miraggio appena sopra l'aspra Camargue dei gitani.
Ad una svolta del
sentiero, tra gli alberi la chiesetta di San Michele splendeva di una
luce ambrata che arrossava le pietre.
Un luogo magico. Sacro ai Longobardi che da lì arrivarono al mare. Eremo di monaci venuti da
Lérins. Ospizio di pellegrini alla ricerca di se stessi lungo la
via francigena. Un campaniletto a vela che costringe a guardare in
alto verso l'azzurro doloroso del cielo.
Contrasti di luci e
d'ombre. Quasi una metafora della vita degli uomini. Luogo di
preghiera e di sosta. Pezzo incantato di una Liguria senza tempo.
E poi ancora lungo il
sentiero, poco sotto il crinale, circondati dalla macchia. Sotto di
noi il mare intonacato di azzurro.
Siamo scesi nel profumo
del timo e del rosmarino. Verso l'antico lazzaretto dove venivano
tenuti in quarantena i marinai giunti dall'Oriente. Antiche pietre
gonfie di vento. Vestigia degli Ospitalieri di San Giovanni, votati
alla carità e alla guerra.
Tra i pini un mare
rinnovato rilasciava con la
sera diamanti di spuma.