Festa
di fertilità, rinascita della terra dopo la morte invernale, il
carnevale è festa (e rito) antichissimo. Iniziamo a parlarne con la
festa dell'Orso di Valdieri.
Il Carnevale Alpino
dell’Orso di Segale
Ogni anno, durante il
periodo di carnevale, l’Orso di Segale torna a correre per le vie
di Valdieri. Spaventa i bambini, fugge dai domatori, importuna le
donne, evita l’acquasanta dei frati esorcisti: il suo risveglio
dal letargo comunica alla gente che la cattiva stagione sta per
finire. Poco alla volta il canto degli uccelli romperà il lungo e
freddo silenzio invernale, i colori della terra si sostituiranno al
bianco della neve, il giorno tornerà a prevalere sulla notte, la
ragione a riaffermarsi sull’irrazionalità. La fuga non dura
molto: l’Orso rallenta, è debole... non fa più paura. Come
l’inverno.
Ormai la bestia è in
scacco: viene catturata e il suo corpo dato alle fiamme in un grande
rogo purificatore tra le grida festanti di un paese tornato alla
vita.
l’orso di ieri
Premesso che le origini della maschera dell’orso di segale si
confondono anche nella memoria dei più anziani abitanti di
Valdieri, l’unica cosa certa è che durante il Ventennio anche
l’innocuo plantigrade impagliato era caduto vittima delle
persecuzioni fasciste: evidentemente considerato un tipo losco,
l’orso, insieme alle altre maschere carnevalesche, era stato messo
implacabilmente al bando con un provvedimento della regia questura
di Cuneo del 28 gennaio 1931.
Del Carnevale di
Valdieri quale doveva essere all’inizio del Novecento, il
folclorista Euclide Milano annota sinteticamente: «Il carnevale a
Valdieri era un tempo molto complesso e comprendeva: pubblica
gnoccolata - elezione degli Abbà - taglio della testa d’un gallo
o di un gatto - testamento del Carnevale - arriva la Quaresima».
Delle decapitazioni non è rimasta traccia nelle testimonianze orali
giunte fino a noi, così come è andata perduta la figura dell’Abbà.
Resiste invece la distribuzione tradizionale di gnocchi di patate e
rimangono vestigia della fine cruenta del Carnevale, bruciato sotto
forma di covone di paglia dopo la fuga dell’orso vero e proprio, e
il personaggio della Quaresima, rappresentata dalla giovane donna
che balla con l’orso e lo ammansisce, ponendo un freno alle sue
mattane.
Di sicuro, dell’ultimo
orso postbellico si sa, grazie alla testimonianza del solito Din del
Papa (d’altronde chi meglio dell’orso potrebbe parlare
dell’orso?), che veniva vestito in un luogo appartato. Da lì
partiva per le sue scorribande per le vie del paese, incatenato dai
domatori e seguito dai perulìer o magnìn, gli stagnini, bambini
vestiti di stracci e fuliggine, che facevano un gran baccano con le
scaréle (strumenti di legno che producono un rumore secco e
sgradevole).
In breve si formava un
corteo composto dagli abitanti del paese, dai suonatori (agghindati
in modo scherzoso: i più arditi addirittura vestiti da donna) e dai
frà, i frati in costume, che declamavano pomposamente le epistole.
Queste erano versi in rima nel patois locale, il cui contenuto
verteva in modo ironico su fatti che riguardavano le persone più in
vista del paese, ma colpivano anche chi sapeva distinguersi per
avarizia, arroganza, furberia… Si iniziava a preparare le epistole
subito dopo l’Epifania, durante le lunghe vejà, le veglie
invernali nelle stalle: «qualche volta […] andavano giù sul
pesante per cui non mancavano i mugugni». Di casa in casa,
un’epistola dopo l’altra, l’orso incatenato, i domatori, i frà
e il rumoroso corteo di questuanti facevano incetta di uova, dolci e
frittelle di mele (al bignéte).
Talvolta il gioco
continuava anche oltre il Carnevale vero e proprio, e i frà
andavano a leggere le epistole di stalla in stalla, seguiti dalle
fantine, ragazze vestite con costumi vari e mascherate in modo da
essere irriconoscibili: scoprire la loro identità era un gioco per
gli ospiti della veglia.
Gli scherzi dei frà non
risparmiavano nessuno: anche gli abitanti dei paesi vicini erano
vittime del loro sarcasmo. Ancora Euclide Milano riporta, tradotti
in italiano, alcuni epiteti poco lusinghieri solennemente rivolti
dai frà agli abitanti dei dintorni:
«Camuffati da frati
eremiti, all’epoca del Carnevale, una comitiva s’aggira per le
stalle e le osterie, e due della brigata, scimiottando il canto e le
cerimonie del diacono e del suddiacono nella messa solenne, cantano
e declamano la Lectio libri epistolarum: “Ho visto Borgo e i suoi
avvocati - saccenti/I folli di Roccavione - gozzuti/I ladruncoli di
Roaschia - pastori ladri/I mangia nodi di Andonno - fabbricanti di
tela/I bugiardi di Valdieri - impostori volubili/I litiganti di
Entraque - attaccabrighe/I rozzi di Sant’Anna - grussiers”».
L’orso emetteva ringhi
minacciosi, faceva i dispetti, insolentiva le donne e ne sceglieva
infine una per ballare. Al termine della festa l’orso di segale
fuggiva, allontanandosi all’orizzonte nonostante gli sforzi e i
richiami del domatore: al suo posto iniziava a bruciare su una
catasta di legno un fantoccio (cicho) di paglia di segale.
Ancora oggi, al mattino
dell’ultima domenica di Carnevale, sotto i portici del municipio
di Entracque, avviene la “gnoccolata”, tradizionale
distribuzione di gnocchi di patate a cura della Pro loco. I
valdieresi portano con sé le pentole da riempire e tornano a casa
per mangiare; i forestieri, invece, consumano gli gnocchi sul posto.
Al ritorno nella piazza del municipio, durante il pomeriggio, ci
sono i suonatori di musica occitana con ghironde e organetti
(semitoun) ad accompagnare la piccola folla riunita per festeggiare
il Carnevale. Proprio a questo punto fa irruzione l’orso di
segale, sceso dalla montagna per esibirsi - secondo un copione
rimasto invariato - con ruggiti, mattane e dispetti. Da circa cinque
anni a questa parte l’orso non viene più rivestito con la lunga
treccia di segale che si usava una volta, ma indossa un costume su
cui la corda di paglia è stata fissata una volta per tutte.
Rispetto a un tempo, molto probabilmente oggi l’orso è meno
sguaiato e più “politicamente corretto”: i suoi scherzi sono
diretti soprattutto a far divertire grandi e piccini, i valdieresi e
i visitatori che ogni anno arrivano sempre più numerosi.
Il Carnevale alpino di
Valdieri
22 febbraio 2015
Dopo un lungo periodo
d'interruzione durato circa quarant'anni, a partire dal 2007, il
Carnevale alpino di Valdieri che ha quale protagonista indiscusso
l'Orso di paglia di segale è stato riproposto dall'Ecomuseo della
Segale, con il sostegno del Parco naturale Alpi Marittime e del
Comune di Valdieri, recuperando la memoria di un anziano del luogo
che da giovane aveva interpretato più di una volta la mitica figura
carnevalesca.
L'edizione 2015 del
Carnevale alpino di Valdieri, domenica 22 febbraio non sarà
solamente un momento di festa, bensì un'occasione per restituire
alla comunità locale le conoscenze acquisite negli ultimi anni di
ricerca e per presentare al pubblico il patrimonio storico e
culturale della media Valle Gesso.
La manifestazione è preceduta sabato 21 febbraio, da una conferenza sulle feste d'inverno nelle valli occitane alpine: ritualità e simbologia, costumi e personaggi. La presentazione è alle ore 21, presso la sede del Parco, a cura di Rosella Pellerino dell'associazione Espaci occitan nell’ambito del progetto Sportello linguistico Occitano promosso dalla Comunità Montana Alpi del Mare e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del programma degli interventi previsti dalla L. 15/12/99 n. 482 (annualità 2012) coordinato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte.
Le animazioni e gli eventi del carnevale alpino cominciano al mattino con la passeggiata Quattro passi nel paese dell’orso e il laboratorio Costruiamo insieme il ciciu dell’Orso di Segale (sessioni di circa un’ora dalle 10 alle 17), iniziative gratuite a cura delle guide naturalistiche dell’associazione Walden.
Per tutta la giornata si potranno visitare la mostra presso la sede del Parco Il Carnevale alpino di Acceglio e il Museo del Territorio e della Resistenza. A pranzo distribuzione di gnocchi a cura della Proloco sotto i portici del Municipio.
Nel pomeriggio canti popolari a cura della corale Ciantur ‘d Vudier, musica occitana con i Jouvarmoni in attesa dell’irruzione dell'orso di segale in piazza inseguito dal domatore. Questa edizione della manifestazione si arricchirà della presenza di un altro orso mitologico quello di Monpantero in Valle Susa.
Seguirà la sfilata nel
centro storico con i due orsi e le altre figure tradizionali del
carnevale locale: la Quaresima, i Perulier e i Frà. Per i bambini
spettacolare ricerca dell'ago nel pagliaio con la distribuzione di
premi. Alle 16.30 gli artisti Piero e Sara Benedetto presentano la
mostra Il Carnevale alpino di Acceglio allestita a Valdieri
nell'ambito delle iniziative dello sportello linguistico occitano
della Comunità montana delle Alpi del Mare. Per tutta la giornata
nel centro storico saranno presenti bancarelle di prodotti
alimentari e artigianali.