TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 4 settembre 2016

Dalla diligenza alla postal art: un segno lungo due secoli


E in svolgimento a Quiliano (fino al 15 settembre) "Il pianeta azzurro", Progetto internazionale di arte postale e digitale. Pubblichiamo il testo della presentazione.

Giorgio Amico


Dalla diligenza alla postal art: un segno lungo due secoli

Oggi che la vecchia lettera/cartolina pare ormai irrimediabilmente soppiantata da sempre nuove forme di comunicazione elettronica, si è quasi dimenticato la rivoluzione rappresentata all'inizio dell'Ottocento dalla nascita in Europa e negli Stati Uniti di un servizio postale gestito e finanziato tramite la fiscalità generale dallo Stato.

Primo grande servizio pubblico, la Posta mette alla portata di tutti coloro che possono permettersi la modica spesa necessaria per l'acquisto di un francobollo ciò che fino ad allora era privilegio dei sovrani e degli aristocratici.  


Ai corrieri del re che per secoli avevano dominato le strade si sostituiscono le diligenze postali.


E' una vera e propria rivoluzione. La lettera diventa il modo usuale di comunicare in un mondo che diventa sempre più interconnesso. Per gli emigranti, che a milioni si trasferiscono nelle Americhe, è lo strumento della conservazione della memoria e degli affetti.



La diligenza postale diventa sinonimo di avventura. Un mito che nasce nel west. La posta deve arrivare ad ogni costo, nonostante le insidie di un territorio ostile, dei fuorilegge e degli indiani, alle piccole comunità della frontiera. Ricevere la posta significa, anche se persi in quel territorio selvaggio, partecipare di una civiltà, contribuire alla nascita di una nazione. E' l'epopea di Ombre rosse, il grande film di John Ford, che dal 1939 non smette di farci sognare.


In un paese/continente come gli Stati Uniti la circolazione della posta diventa rappresentazione quotidiana della normalità, del godimento dei diritti, della libertà. Il servizio postale è il cardine del sistema. Ce lo racconta Kevin Costner in un film del 1997, The Postman (L'uomo del giorno dopo). In un'America devastata da una catastrofe nucleare, regredita di secoli, dove domina la violenza e l'unica legge è quella del più forte, un uomo ricomincia a consegnare la posta riportando la speranza in una normalità divenuta così di nuovo possibile.


Ma la lettera è prima di tutto espressione profonda dell'Io, strumento privilegiato del manifestarsi della passione amorosa. E' attraverso questa via che la lettera prende forma letteraria, diventa cultura alta , romanzo.

Erede del romanzo epistolare settecentesco che già nei travagli erotici ed esistenziali dei personaggi preannuncia l'arrivo del Romanticismo....


il romanzo borghese ottocentesco vede il trionfo della lettera che ne diventa incontrastata protagonista. Lettere rubate, smarrite, inaspettate che sconvolgono famiglie, spezzano unioni, portano il disordine nell'apparente monotonia della vita borghese. Con La lettera rubata di Edgard Allan Poe, nasce nel 1845 addirittura un nuovo genere letterario, destinato a grande fortuna: il romanzo poliziesco.


Perchè la lettera è l'irrompere di un altrove che, positivo o negativo che sia, è sempre fattore potente di mutamento, ma anche attesa, desiderio di un qualcosa che giunga a cambiare una vita che non corrisponde alle attese e ai sogni. Un' attesa, spesso delusa, come nel triste San Valentino di Charlie Brown a cui la ragazzina dai capelli rossi si ostina crudelmente a non scrivere.


Ma davvero, poi, è possibile parlare d'amore? Esiste un linguaggio capace di rappresentare fedelmente i sentimenti? Snoopy ci dice di no.


Ma è davvero così? Forse un modo c'è e i bambini ne conoscono il segreto.

I bambini? Si, proprio i bambini, capaci di affiancare alle parole la rappresentazione grafica immediata e spontanea dei propri sogni, delle proprie paure, dei propri sentimenti.

“Poichè anche l'arte ha le sue origini primordiali - scrive nel 1911 Paul Klee – origini che è più probabile trovare in un museo etnografico o a casa, nella stanza dei bambini (non ridere, caro lettore), anche i bambini possono fare arte. Più sono inesperti, questi bambini, più istruttiva è la loro arte”. Perchè “la finalità pratica è estranea al bambino, che vede tutto con occhi non assuefatti, e possiede ancora la capacità non offuscata di assorbire la cosa in sé... Ogni disegno infantile, senza eccezione alcuna, svela il suono interiore della cosa in sé con assoluta spontaneità”.

Lo affermiamo senza timore: la più autentica mail art va cercata nelle letterine dei bimbi!


Naturalmente, anche qualche adulto, particolarmente sensibile, ha scoperto questo segreto. E' il caso di un ufficiale, di cui non sappiamo nulla, ma di cui ci resta una lettera bellissima spedita dal Pas de Calais nel 1837.


Lo hanno capito gli scrittori e i poeti e anche, naturalmente, gli artisti. La lettera diventa opera d'arte unica e irripetibile.

    Victor Hugo, Lettera alla moglie

     Lettera di Mallarmé

    Lettera di Edouard Manet

Notare come in questa lettera di Manet le parole si mescolino alle foglie senza più distinzione di segno.


Chi più e meglio di tutti usa il mezzo della lettera per comunicare la sua arte è Vincent Van Gogh che scrive quasi quotidianamente al fratello Theo riproducendo nei dettagli le opere a cui sta lavorando.


Con il Novecento, il secolo delle avanguardie, saranno i futuristi a dare ulteriore impulso a questo tipo di arte. Marinetti, naturalmente...

ma soprattutto Balla.



La pratica è diffusissima. Troviamo, tra gli altri, Matisse


e Picasso


e Prevert


Ma si deve attendere l'inizio degli anni Sessanta perchè l'artista americano Ray Johnson teorizzi la postal art come vero e proprio movimento artistico.


Per Johnson la postal art è una pratica artistica anarchica, totalmente libera, senza regole, aperta a tutti.

L'obiettivo è liberare l'artista dalla dittatura dei galleristi, combattere la mercificazione dell'opera d'arte azzerandone il valore di mercato, permettere la massima circolazione delle idee e delle opere. E soprattutto, superare la separazione tra attività artistica e vita. Per l'homo ludens, l'arte è gioco, pratica quotidiana di vita.


“Io sono un artista – scrive Johnson – e, dunque, dovrei definirmi un poeta, ma altri lo fanno già. Quello che faccio io, i miei scritti, i miei graffiti, le opere pubblicate o spedite per posta sono poesia”.


Arthur Rimbaud sarebbe stato d'accordo.