La forza dei regimi
autoritari è la passività dei cittadini. Chi tace e fa finta di non
capire che in Italia Salvini sta, passo dopo passo, ponendo le basi
di un regime illiberale, è complice. Non mi piacciono le catene su
FB, ma questa volta chiedo a chi è
d'accordo con l'intervento di Salinari , di condividerlo e farlo circolare.
Raffaele K. Salinari
Il decreto sicurezza
bis è una manomissione illiberale della democrazia
Il Decreto sicurezza bis
ha, tra gli altri, uno scopo preciso: criminalizzare il Diritto
internazionale dei diritti umani. Nell’ambito della visione
sovranista e xenofoba del mondo, delle relazioni tra popoli e
nazioni, tra chi è nel supermercato globale come compratore e chi ne
è invece merce, come i migranti, impedire per legge l’attuazione e
le pratiche che, di fatto, si riferiscono alla Dichiarazione dei
Diritti dell’Uomo, è la madre di tutte le battaglie politiche. Il
resto delle progressive restrizioni, sul piano dell’inclusione
sociale, della riduzione per gli spazi di dissenso e democrazia,
viene di conseguenza.
Il Governo, o chi lo
conduce verso questa strada, sa bene che le norme del Decreto sono
incostituzionali, che ledono tutta una lunga serie di Convenzioni
internazionali che il nostro Paese ha, sino ad ora, almeno cercato di
onorare. Se non ci fossero proprio questi ampi margini di
incostituzionalità e di violazione palese, che senso avrebbe avuto
fare il Decreto? La posta in gioco è proprio il creare la lesione,
portare sino alla massima profondità possibile il vulnus per
modificare radicalmente un sistema di certezze. Il Diritto
Internazionale dei Diritti umani è come una diga: una volta
praticato un foro, prima o poi l’acqua rompe gli argini e travolge
tutto.
E la parte ong, quella
dell’azione umanitaria e della cooperazione allo sviluppo, è oggi
evidentemente la più esposta a questi attacchi, dato che si pone
alla frontiera del rispetto di Diritti che, oggi conculcati per i
migranti, tra poco, già ora, lo saranno per quanti dissentono e
rivendicano la loro coerenza democratica.
Noi sappiamo, o dovremmo, che nel recente passato molti regimi liberali, o formalmente tali, sono stati trasformati progressivamente in illiberali attraverso la manomissione degli stessi strumenti della democrazia. Questo è successo perché le forze progressiste non hanno capito quando era arrivato il momento di porre un argine forte, ampio, ai continui smottamenti illiberali. Bene, almeno per noi ong, questo momento è già arrivato.
Da una parte si riducono
drasticamente i fondi per gli aiuti allo sviluppo per i paesi di
provenienza, con tagli che fanno retrocedere il Paese a percentuali
del Pil ridicole, e questo, evidentemente non perché i fondi non ci
siano, ma proprio per marcare, ancora una volta, la distanza da
quegli impegni internazionali già presi.
Dall’altra si decreta
di comminare multe milionarie e chi quegli stessi impegni ha il
dovere, ed il diritto, sì perché la salvaguardia della vita umana è
anche un diritto da esercitare, di far rispettare.
Non è ancora abbastanza
per capire che l’attacco è alle fondamenta dello Stato di Diritto?
Alla Costituzione? Alle normative comunitarie? Al multilateralismo?
In una parola a tutto ciò
che rende il consesso umano ancora in grado di dialogare e risolvere
le grandi questioni globali: il clima, la povertà, le disparità di
genere? Noi ong ci siamo ritrovati ad essere sempre una postazione
avanzata, non solo a denunciare ciò che di inammissibile ed ingiusto
avviene nel mondo, ma anche a portare soluzioni concrete, con una
visione semplice: la Terra ha bisogno di mantenere la sua
biodiversità nel rispetto per tutte le forme del vivente, a partire
dalla nostra, non di diseguaglianza ed esclusione.
Continueremo a attuare
questa nostra visione, ciascuno nella sua singola missione. Siamo
tante noi ong, ed oggi, come sempre, continuiamo il nostro cammino,
nonostante tutto, nonostante chi vorrebbe normalizzarci.
E in questo ruolo ci
sentiamo soprattutto di chiamare al nostro fianco tutti coloro i
quali hanno colto lo spirito dei tempi, affinché le nostre azioni,
come la ragazzina che tiene chiuso il buco della diga nella favola,
siano finalmente viste come ciò che sono: patrimonio comune
dell’Umanità.
il Manifesto, 10 agosto
2019