TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 11 maggio 2022

Danilo Montaldi precursore dell'autunno caldo

 

Giorgio Amico

Danilo Montaldi precursore dell'autunno caldo


Ad aprile '68 il Gruppo Carlo Marx pubblica un opuscolo per le Edizioni della libreria Feltrinelli. Era stato lo stesso editore a crearle nel maggio 1967 come iniziativa nettamente separata dalle attività della casa editrice. Più che di un'impresa editoriale siamo in presenza dei primi passi di un progetto politico che sfocerà poi nella formazione dei GAP. In una circolare interna Feltrinelli presenta così la nuova iniziativa:

«La nostra libreria di Milano ha approntato una serie di opuscoli politici di notevole interesse. Per molti aspetti è una necessaria integrazione della pubblicistica di partito su alcuni temi particolarmente urgenti. Si tratta di documenti e testi necessari per la formazione politica dei militanti” . (Carlo Feltrinelli, Senior Service, Nuova edizione, Milano, Feltrinelli 2022, p. 292)

Gli opuscoli sono di piccolo formato, il prezzo medio è 250 lire, meno di un libro giallo. In tutto usciranno un centinaio di titoli con una tiratura media di quattromila copie. La maggior parte riguardano le lotte dei popoli del Terzo mondo con particolare attenzione alle guerriglie in corso in America Latina. Ma ampio spazio verrà dato, a partire dal '68, alle lotte del Movimento studentesco, ai rischi di involuzione politica della situazione italiana e alle minacce di un golpe militare alla “greca”, oltre che ad un'analisi militante della realtà di classe. L'opuscolo del gruppo cremonese rientra in quest'ultima categoria e sviluppa per centosessanta pagine una articolata analisi della situazione dei trasporti, oggi diremmo della logistica, nell'ottica dell'avvio dell'integrazione europea. Per maggio è previsto l'allargamento del MEC al settore dei trasporti e il quaderno serve a fare il punto sulla situazione di classe nel settore delle ferrovie, dell'auto e dei porti e a delineare le linee guida di un intervento politico nel settore. Come sempre, fin dai primi quaderni di Unità proletaria, si tratta di un lavoro collettivo, ma è Montaldi a definirne l'impostazione generale. Una influenza che si fa sentire soprattutto nell'introduzione e poi nelle conclusioni:

«Questo opuscolo è un momento della lotta che oppone i lavoratori al sistema capitalista, il cui processo d'integrazione mai è stato tanto efficace come oggi. Mai come oggi è così chiaro come non esista momento separato di un'economia e di una politica, strette come sono nel disdegno organico del capitale internazionale. Alla riorganizzazione generale del sistema in un blocco unitario che impone norme e riforme ai fini della propria stabilità e continuità, non è ancora corrisposta da parte delle forze del lavoro un'adeguata replica di classe che tenda al capovolgimento rivoluzionario. […]

L'imperialismo italiano ha la caratteristica di fare il gioco dell'imperialismo altrui. Tale ruolo è oggi facilitato alla borghesia italiana dalla socialdemocratizzazione del movimento operaio, attraverso la quale essa si difende. Il progetto capitalista della sistemazione dei trasporti interessa tutto il divenire della società. Esso associa strettamente tra loro lo Stato e il padronato, il capitale internazionale e quello nazionale. Fusioni in campo economico e accordi raggiunti fra gli Stati costituiscono una lega cui non è indifferente la partecipazione "popolare" sul piano esecutivo. Ma questa lega fonde in un regime di ferro l'esistenza stessa dei salariati e tutta la vita sociale. Il proletariato si trova oggi a dover combattere all'interno stesso delle proprie organizzazioni per meglio colpire il nemico di classe. È attraverso questa lotta che esso acquisisce la coscienza critica e rivoluzionaria necessaria per la sovversione del sistema. Oggi non è pii sufficiente contestare sul terreno soltanto del lavoro e dell'azienda, non è sufficiente operare soltanto dentro o fuori i partiti e i sindacati. La lotta contro il sistema va organizzata su tutti i punti, perché costituisca una premessa socialista di ricostruzione della società. Dev'essere innanzitutto una battaglia politica, armata degli strumenti necessari. Questo opuscolo prende avvio dalla questione dei trasporti per arrivare a individuare il disegno globale dell'imperialismo. Non esistono più categorie separate di lavoratori, esiste una sola lotta che unifica la classe operaia contro lo sfruttamento, contro lo Stato, contro l'imperialismo.[...] Il compito dei militanti rivoluzionari è di mobilitarsi immediatamente contro la pratica della capitolazione e del collaborazionismo, contro la tendenza a frantumare le lotte e a gerarchizzare la classe operaia. Soltanto un'attiva battaglia politica potrà battere le forze dello sfruttamento, dello Stato, dell'imperialismo». (Gruppo Carlo Marx di Cremona, Lo stato e la FIAT. I trasporti e la classe operaia, Milano, Libreria Feltrinelli 1968, pp. 5-7)

Un'analisi delle tendenze del capitalismo italiano di rara lucidità e concretezza, soprattutto se confrontata con i confusi proclami del Movimento Studentesco, per non parlare delle sparate ideologiche vetero-staliniste dei gruppi m-l, dove forte si sente, come dicevamo, la mano di Montaldi. Interessante, soprattutto in un momento in cui imperialismo è sinonimo di Stati Uniti, la coerente visione marxista dell'imperialismo come di un fenomeno “unitario”, che travalica gli ambiti nazionali, strettamente legato, almeno nelle metropoli, al processo di socialdemocratizzazione della classe operaia e alla politica riformistica dei partiti storici della sinistra, comunisti compresi. Sono tesi che Montaldi riprende direttamente da Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi, leader storici dell'allora piccolissimo gruppo di Lotta comunista. Non a caso nel capitolo dedicato alla situazioni dei porti largo spazio è dedicato a Savona e Genova, realtà dove Lotta comunista ha una presenza significativa fra i lavoratori portuali, mentre vengono ripresi ampi passi di un'analisi di Giovanni Poggi apparsa sul numero di ottobre-novembre 1966 del foglio leninista. La cosa non stupisce. Montaldi, si è visto, aveva rapporti di amicizia personale e collaborazione politica con Cervetto che risalivano alla prima metà degli anni Cinquanta. Dove le analisi divergono in modo radicale è sulle prospettive. Mentre Cervetto vede la ripresa del ruolo rivoluzionario del proletariato nella costruzione di un partito leninista composto di “quadri” ferreamente organizzati e stabilmente inseriti all'interno del movimento sindacale e in particolare della CGIL, Montaldi, in questo erede diretto di Socialisme ou Barbarie che ha cessato le pubblicazioni proprio nel corso dell'anno precedente, punta tutto sull'iniziativa diretta “dal basso” dei lavoratori e sull'autonomia di classe. In questo le conclusioni dell'opuscolo sono chiarissime:

«Nel corso e alla fine delle grandi lotte sindacali di questi ultimi anni, sono affiorati episodi e motivi generalizzati di radicale opposizione operaia. In genere questa opposizione è rimasta priva di uno sbocco concreto, e necessariamente l'evoluzione politica si è sempre più spostata verso il consolidamento capitalistico. Frequenti sono state le sortite "teoriche" fiancheggianti l'evoluzione dell'attuale lotta di classe. Bisogna evitare che l'opposizione di oggi finisca per ricalcare, a ritroso, lo sviluppo di ieri; che cioè rimanga l'anima momentanea dell'attacco operaio, il momento riflesso dello scontro di classe. Occorre rifiutare la veste pseudopolitica del gruppo che commenta "acutamente" un momento della lotta cui si è legato. [...] È la classe operaia stessa che elabora indicazioni in questo senso; perdere su questo terreno significa venir meno alle prospettive rivoluzionarie. [...] Nelle rivendicazioni economiche e normative vanno portate avanti quelle rivendicazioni che incidano realmente nel sistema, come aumenti salariali uguali per tutti e riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Una lotta senza tregua per questi obbiettivi è anch'essa una lotta politica in quanto va contro la gerarchizzazione e la burocratizzazione crescenti, accettate dai Sindacati, e può essere estesa ad altri settori del lavoro […]. Lo sciopero generale nel settore, con la partecipazione della popolazione lavoratrice interessata, rimane il mezzo più sicuro per la vittoria. Sappiamo benissimo che il sindacalismo collaborazionista è ben lontano dal condividere questo disegno, ma è anche per questo che l'iniziativa deve partire dal basso, e si propone qui un collegamento tra i militanti che nei diversi settori di lavoro e nei vari gruppi politici o fuori da essi già si sono dimostrati sensibili alla complessità del problema della politica nei trasporti cercando delle strade di classe che siano una risposta adeguata alla situazione negativa che si è venuta creando». (Ivi, pp. 153 e 158-59)

Aumenti salariali uguali per tutti e riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario saranno le parole d'ordine chiave dell'autunno caldo. In queste pagine Danilo Montaldi, coerente interprete della visione marxiana del comunismo come “il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente” (K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, Roma, Editori Riuniti 1972, pag.25), si rivela il vero precursore, non tanto del '68 studentesco come così spesso si è scritto, quanto della grande sollevazione operaia del 1969 di cui sa cogliere i segnali premonitori già due anni prima nelle lotte dei lavoratori dei trasporti.

(Dalle bozze provvisorie di: Danilo Montaldi (1929-1975). Vita di un militante politico di base)