TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 10 giugno 2022

Red Spanish Notebook. Prefazione

 

Red Spanish Notebook

Prefazione



Il libro è dedicato ai combattenti rivoluzionari di
ogni paese caduti in terra di Spagna per mano
della controrivoluzione fascista e staliniana. (g.a.)


Red Spanish Notebook è la prima opera di valore letterario e storico che tratti della rivoluzione spagnola, della sua rapida ascesa e della sua altrettanto rapida crisi. Scritto a caldo nel 1937, subito dopo il rientro precipitoso dalla Spagna dei due autori, minacciati di morte dagli stalinisti per le loro intransigenti posizioni rivoluzionarie, il libro offre una rappresentazione quasi fotografica della Barcellona della seconda metà del 1936 dove non esistono più taxi e nemmeno mendicanti, i camerieri rifiutano le mance, i tram sono gestiti dagli anarchici e nei bordelli grandi cartelli del sindacato delle prostitute, affiliato alla Cnt, invitano a “trattare le donne come compagne”. Una Barcellona in piena effervescenza rivoluzionaria, dove ogni formalità pare abolita, tutti si chiamano fra loro “compagni” e le donne finalmente escono di casa, girano per strada a capo scoperto e iniziano a frequentare i caffè fino ad allora luogo di ritrovo esclusivamente maschile.

Struttura dell'opera

Firmato congiuntamente dall'inglese Mary Low e dal cubano Juan Breá, poeti surrealisti e militanti trotskisti, in realtà «Red Spanish Notebook» si deve alla frenetica attività di scrittura di Mary Low che in poche settimane raccoglie impressioni, ricordi, appunti, articoli suoi e del suo compagno.

Il libro è composto da diciotto capitoli, undici dei quali di Mary Low, ambientati a Barcellona, e sette di Juan Breá: sei cronache di guerra dai fronti di Aragona, Toledo e Sigüenza, e un capitolo finale di conclusioni. In realtà i contributi di Breá sono il frutto di un accurato lavoro di riscrittura di Mary Low che non si limita a tradurli in inglese dalla versione originaria spagnola, ma li adatta al suo stile trasformando quello che è un linguaggio giornalistico in una prosa letteraria di alta qualità stilistica.

L'opera ha una scansione precisa che vuole nell'alternarsi dei contributi dei due autori raccontare “in diretta” l'entusiasmo delle prime settimane, e poi il progressivo disincanto di fronte allo spegnersi delle spinte rivoluzionarie e del ritorno alla normalità borghese ad opera dei nazionalisti catalani, ma soprattutto degli stalinisti del Partito comunista per i quali la difesa della “democrazia repubblicana” diventa l'unico obiettivo e l'azione diretta delle masse un ostacolo all'attività del governo e alla conduzione della guerra.

I primi cinque capitoli, scritti da Mary Low, descrivono con una straordinaria ricchezza di particolari e di notazioni psicologiche il viaggio in treno da Parigi a Barcellona, l'arrivo in una città in pieno fermento rivoluzionario, la scoperta esaltante di cosa sia un mondo dove non ci sono più padroni, la vita quotidiana nella sede centrale del Poum e nei caffè lungo le Ramblas dove fino a tarda notte si discute di come la rivoluziona cambierà la vita delle persone a partire, Mary Low lo ribadisce continuamente, dalla liberazione delle donne da una cultura oppressiva che le vuole solo spose e madri.

I tre capitoli successivi sono di Juan Breá e raccontano l'addestramento della Colonna Lenin del Poum e poi la situazione dei fronti d'Aragona e di Huesca. Di Breá sono anche i capitoli dall'XI al XIII dedicati alla situazione di Madrid, all'assedio dell'Alcazar di Toledo e a una corrispondenza dal fronte di Sigüenza dove incontra Mika Etchébehère, leggendaria comandante di colonna del Poum.

Gli altri capitoli sono di Mary Low e, oltre ad uno straordinario spaccato della condizione

femminile a Barcellona, descrivono con toni di grande delusione l'accelerato processo di normalizzazione della vita cittadina, il ritorno degli usi borghesi, la burocratizzazione delle pratiche di governo, i cedimenti del Poum e degli anarchici, il potere sempre più invasivo degli stalinisti e la loro crescente intolleranza verso ogni critica da sinistra.

È Breá a tirare le conclusioni. La guerra continua, ma la rivoluzione è in uno stato di stallo. Anche se i repubblicani vinceranno la guerra, sarà la vittoria della democrazia borghese e non del socialismo. E ciò a causa della politica controrivoluzionaria di Stalin e dell'Unione Sovietica dove prioritari sono gli interessi nazionali e quelli della casta burocratica.

«Red Spanish Notebook - annota una autorevole studiosa - ha tutta l'immediatezza di essere stato scritto in poche settimane ed entro pochi mesi dagli eventi che Mary Low descrive, il suo linguaggio ben si adatta alla tecnica del collage surrealista con con cui mette insieme descrizioni e riflessioni, primi piani di luoghi e persone, frammenti di conversazioni e propaganda politica, vedute di eventi pubblici e di singoli leader del POUM, intervallati da ricordi degli amici che si è fatta in quei mesi e dell'inquietudine e delle ansie che ha provato». (Susana Bayó Belenguer, «Mary Low. A Trotskyst with the POUM in Barcelona», Bulletin of Spanish Studies, n. 9-10/2018, pp. 311-24.)

La cosa che più colpisce procedendo nella lettura del libro è il progressivo passaggio di Mary Low da un entusiasmo manifestato con la gioia giovanile dei suoi 24 anni, davanti allo spettacolo travolgente dell'utopia che si fa vita quotidiana a un disincanto non privo di tristezza, come quando descrive la visita tragicomica di Benjamin Péret al ministro della propaganda e all'atteggiamento altezzoso di questi che vedendo il poeta in tuta da miliziano lo scambia per un operaio venuto a compiere delle riparazioni e non lo degna del minimo interesse. Disincanto che diventa rabbia nella descrizione degli uffici della Generalità quando ad un usciere che non la vuol far passare, risponde che lei è venuta in Spagna per fare la rivoluzione e non per fare anticamera, per quello poteva restare nel mondo “borghese”. Rabbia e tristezza che accompagnano Mary e Juan nel loro ritorno in Francia alla fine del dicembre 1936.

«Ricominciava tutto da capo. Il giorno dopo eravamo a Parigi, e tutto era finito, fino agli ultimi malintesi causati dall'aver dimenticato che eravamo signore e signori e che esistevano classi inferiori».

Un ritorno che coincide con l'arrivo a Barcellona di George Orwell. Quasi un passaggio di consegne che è anche il momento di transizione tra la fase dell'assalto rivoluzionario al cielo e quello della normalizzazione e della ritirata. Proprio in questo consiste la differenza fra «Red Spanish Notebook» e «Omaggio alla Catalogna», due opere potenti che si equivalgono per forza letteraria e lucidità politica. Mary Low ci racconta una Barcellona combattiva e fiera, totalmente presa sal sogno della rivoluzione, George Orwell testimonia invece dei giorni tragici del maggio 1937 e della disfatta per mano stalinista del potere popolare.

Fortuna dell'opera

Come abbiamo visto, «Red Spanish Notebook» fu pubblicato a Londra nel 1937 dalla Martin Secker and Warburg Limited, grazie alle insistenze di C.L.R. James, militante trotskista e influente giornalista, oltre che collaboratore della casa editrice, che scrisse anche una breve prefazione, mai più ripresa nelle successive edizioni. Tirato in poche copie, il libro non ebbe molta fortuna, nonostante la buona recensione fattane proprio da George Orwell. Non ci furono più riedizioni inglesi e l'opera finì per essere dimenticata fino al 1979 quando il poeta Lawrence Ferlinghetti la ristampò a San Francisco per la sua piccola casa editrice, la City Lights, con la prefazione di Eugenio Fernández Granell, famoso pittore surrealista catalano, già combattente del Poum. Nel 1997 seguì l'edizione francese, «Carnets de la guerre d’Espagne», con prefazione di Gérard Roche e nel 2001 la prima edizione parziale spagnola, dal titolo «Cuaderno Rojo de Barcelona», contenente solo i capitoli a firma di Mary Low. L'anno successivo sarà la volta dell'edizione tedesca, uscita ad Amburgo per le edizioni Nautilus con il titolo un po' anonimo «Rotes Notizbuch». Bisognerà attendere il 2019 per «Cuaderno rojo de la Guerra de Espaňa», seconda edizione spagnola, questa volta integrale, per le edizioni Virus di Barcellona e con una bella introduzione di Núria Pujol y Xavier Theros. In nessuna di queste edizioni ricompare più la prefazione di James.

Criteri della presente edizione

A tutt'oggi inspiegabilmente manca un'edizione italiana di quest'opera così significativa. Abbiamo cercato di colmare questa lacuna e di fornire al tempo stesso un'ampia appendice documentale che, oltre a inserire i fatti narrati nel contesto più complessivo della rivoluzione spagnola, permetta al lettore di conoscere meglio gli autori, due straordinarie figure di poeti e militanti rivoluzionari, aggiungendo una piccola antologia della loro produzione poetica, a partire dalla struggente Canción para Andrés Nin che Mary Low dedicò al segretario del Poum, sequestrato dagli stalinisti - torturato per fargli confessare sul modello dei processi staliniani di essere un agente di Franco - e poi, davanti al suo irremovibile silenzio, assassinato. Per la prima volta dopo l'edizione del 1937 riappare qui l'introduzione di James, accompagnata dalla recensione di Orwell, da un testo di Fernández Granell e da un saggio bibliografico di Massari: l’editore e amico cui va un ringraziamento particolare per aver creduto nel progetto fin dall’inizio, permettendo che questo testo, fondamentale per la conoscenza della storia grande e terribile del Novecento, sia finalmente accessibile anche al pubblico italiano.