TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 29 luglio 2023

Cina e Occidente, guardarsi allo specchio

 


Riprendiamo ampi stralci di un articolo, apparso su il Manifesto, sulle dinamiche in atto nella società cinese che richiama per molti versi le tesi di Lotta comunista sulla maturazione imperialistica del capitalismo di Stato cinese.

Cina e Occidente, guardarsi allo specchio
Massimo Bertorello-Danilo Corradi

I dati che progressivamente giungono dalla Cina ci parlano di crescenti contraddizioni e difficoltà. (…)

I consumi interni ristagnano, la disoccupazione giovanile supera il 20% nelle aree urbane e il lavoro precario si diffonde, peggiorando la condizione delle nuove generazioni. Quest’ultime incominciano a possedere livelli di istruzione sovradimensionati rispetto alle esigenze del mercato del lavoro e in pochi anni hanno fatto precipitare i tassi di natalità (vuoi per il relativo benessere raggiunto, vuoi per un quadro di crescenti incertezze). (...) Il debito pubblico sembra veleggiare verso il 100% del Pil e quello privato risulta in affanno già da tempo (era al 193% sul Pil nel 2021 secondo il Fmi), facendo complessivamente registrare un ristagno degli investimenti. Anche le esportazioni faticano segnando un -12,4% a giugno, probabilmente in conseguenza anche delle tensioni crescenti con l’Occidente.

(...) Le linee di fondo verso cui si sta muovendo Pechino risultano piuttosto chiare. A ben guardare sembra che i suoi dilemmi assomiglino sempre di più a quelli del mondo occidentale (…) giungendo ora a dinamiche che ricordano i problemi dei paesi a capitalismo maturo. Oggi possiamo affermare che la Cina può specchiarsi nell’Occidente (...)

Persino l’opzione di un capitalismo politico, cioè gestito dall’alto e con una mano visibile dello Stato, mostra segni di difficoltà in Cina, proprio quando in Occidente si inizia, più o meno consapevolmente, a guardare con qualche interesse quell’opzione per gestire le attuali contraddizioni. Proprio quando il ritorno dello Stato e di una mano pubblica interventista in economia fa capolino in ambienti politici ed economici sia di destra che di sinistra in Europa e negli Usa. Una tendenza che vede confrontarsi diverse visioni sul ruolo del pubblico.

Ciò che andrebbe rilevato è che le contraddizioni in campo nell’economia capitalistica trovano sempre meno una soluzione efficace su base nazionale, anche per un paese grande come la Cina e che non rinuncia a una certa pianificazione seppur centralmente dirigista. Le logiche della concorrenza e dell’accumulazione sembrano condurre verso una crescente difficoltà dell’espansione dell’economia, con conseguente rafforzamento della sua finanziarizzazione a partire da un indebitamento esponenziale, con un uso spregiudicato della leva nel mercato immobiliare, con stimoli monetari e fiscali per rimanere a galla. Tutti fattori che sembrano essere utili per prendere tempo, piuttosto che rappresentare una via d’uscita dalle difficoltà crescenti del capitalismo contemporaneo.

(Per il testo completo cfr. il Manifesto del 29 luglio 2023, pag. 15)