Nel mese di dicembre presso il Museo del Presente di Rende (Cosenza) si è tenuta la mostra “ZANG SUD SUD. Boccioni, Balla, Severini e il Futurismo meridionale”, a cura di Tonino Sicoli e Alessandro Masi. Dal catalogo, edito da Edimond, riprendiamo il contributo di Giuliano Arnaldi.
Giuliano Arnaldi
LA MATERIA FUTURISTA: appunti per una riflessione
E' usuale accostare l'esperienza futurista all'idea del dinamismo, della velocità: certamente questo elemento è tra i più innovativi e tipici dell'esperienza futurista. Poco indagata è invece la materia futurista, ovvero le superfici che i Futuristi scelseso per lasciare traccia della loro visione del mondo.
Si tratta in realtà di un aspetto decisamente interessante proprio in relazione alla caratteristica “globalizzante” della visione Futurista del mondo, che segna uno straordinaro punto di rottura con le materie tradizionali che i linguaggi dell'arte usarono fino a quel momento. Con essi nasce il recupero e la decontestualizzazione di materiali e linguaggi artistici, la contaminazione e lo “sdoganamento” culturale di forme d'arte ( come la pubblicità e il design ) che dichiarano la loro natura creativa e in qualche modo sovversiva.
Questo aspetto ( peraltro presente anche in altri movimenti artistici del tempo) è probabilmente generato dall'irrompere nella quotidianità di tutti degli effetti della rivoluzione industriale, ma sono i Futuristi a coglierne una particolare suggestione estetica, e ad esserne affascinati non tanto per le implicazioni di massa quanto per relazioni individuali: a differenza ad esempio del Bauhaus – che progetta per masse - è sempre il singolo ad essere protagonista della relazione con il dinamismo della velocità o con il fascino dei “meccanismi” industriali. Si ricordi ad esempio l'opera lirica di Farfa che trasforma la morte di un giovane operaio – caduto accidentalmente in un forno di fusione e seguito per disperata passione dalla sua amata nella stessa sorte – in un canto che il binaro prodotto da quella tragica fusione ripete ad ogni passaggio del treno.
Questo episodio, raccolto dal “meridionale” Stelio Rescio nei suoi studi sul Futurismo oggi rintracciabili in “ Il Futurismo a Savona: omaggio a Stelio Rescio di Giorgio Amico , edizioni Tribaleglobale” ci consente di introdurre una riflessione più ampia sulla relazione futurista con la materia che proprio il critico d'arte siciliano approfondì nella sua lunga permanenza savonese attraverso la direzione della galleria d'arte Il Brandale.
Infatti Savona ( nel novecento terra di grandi insediamenti industriali ma anche ricca di tradizioni artistiche legate alla terracotta e non solo) vede sperimentazioni ardite di Filippo Tommaso Marinetti e Tullio d'Albisola con i metalli ( Litolatta, 1932 ), con le terrecotte – sempre grazie a Tullio d'Albisola - e con le vetrerie di Altare dove un nutrito gruppo di Futuristi in relazione con la cerchia di Marinetti realizza “vetri futuristi” e organizza performance enogastronomiche, di danza futurista e di sperimentazione cinematografica.
Diffile non cogliere il nesso tra una realtà locale rielaborata attraverso un sistema di relazioni che dal particolare và verso il generale, che nasce dal territorio e dalla mescolanza tra le sue origini antiche e l'irrompere della modernità secondo un sistema di sperimentazione creativa che qualche decennio dopo avrebbe avuto uno sviluppo logico in esperienze come l'Internazionale Situazionista, Il Cobra e in generale i movimenti artistici degli anni '50 e che in Tullio d' Abisola hanno il consapevole punto di connessione.
Questa assenza di schematismi dirigistici o ideologici è testimoniata anche dalle relazioni che Futurismo e Ordinovismo, ( e direttamente Marinetti e Gramsci ) coltivarono fino a che i rispettivi apparati ideologici non prevalsero.
E' interessante notare altresì che vetro, metalli e terracotta sono legati da un elemento – il fuoco- che ne cambia la natura e consente all'uomo di diventare “creatore” di materia: il fuoco lega gli elementi in una dimensione esoterica e trasgressiva che non a caso preoccupa e spaventa ogni forma di potere consolidato e poco disponibile a mettersi in discussione:culture più “ontologicamente” disponibili a misurasi con il mistero del divenire, come quelle africane, riconoscono al fuoco e a chi si impegna a governarne la trasformazione un ruolo trascendente e spesso religioso.
Come nelle culture antiche ( o meglio primarie) per i Futuristi la materia si reinventa con una propria identità ontologica, e con la nobiltà di materia dell'arte: in questo i Futuristi possono essere considerati i precursori di quella rivoluzione epocale che la globalizzazione oggi rende sempre più evidente dove il noi/massa spersonalizzato dalla società dello spettacolo restituisce la scena all' Io protagonista della storia.
Giuliano Arnaldi vive e lavora a Savona. Sovrintendente Generale del MAP, Museo di Arti Primarie di "Saona". Appassionato ed esperto di arte primarie, prevalentemente africane: ideatore e coordinatore del format culturale TRIBALEGLOBALE, ha curato eventi in luoghi diversi : 2000 -London, Black Soul, Nice 2004 Africa Anima del mondo in contempornea in diversi spazi museali e archeologici privati e pubblici, Il Padiglione della Marginalità nell'ambito della 52 Biennale di Venezia , la riapertura ( dopo ven'anni di chiusura) nel 2004 della casa Museo Jorn ad Albissola Marina.