TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 25 settembre 2011

"Rivoluzioni in corso", numero doppio di Guerre & Pace


E' disponibile il n. 163/164 (doppio) di GUERRE & PACE ( dal 1993 rivista di informazione internazionale alternativa), dedicato alle rivoluzioni in Medio Oriente e Nord Africa. Ne pubblichiamo l'Editoriale e il Sommario.


Rivoluzioni in corso

Gli avvenimenti cominciati alla fine dello scorso anno in diversi paesi del nord Africa e del medioriente sono stati analizzati e considerati in diversi modi.

Qualcuno ha parlato di vere e proprie “rivoluzioni permanenti”, cominciate con una rottura degli equilibri politici in seguito ad una mobilitazione di massa che ha portato nelle strade – propriamente – soggetti sociali e cittadine/i che hanno ritenuto ormai insopportabile la situazione che stavano vivendo.
Altri hanno invece considerato il movimento in corso come un fuoco di paglia, un semplice ricambio della parte più indifendibile di una classe politica necessario perché tutto potesse rimanere come prima, sul piano economico e delle relazioni internazionali – tra questi alcuni hanno addirittura considerato le rivolte come eterodirette e funzionali ad una maggiore presenza degli Usa, analisi che richiama quanto successo nelle varie “rivoluzioni arancioni” dell’est europeo. Tra queste posizioni tante altre che possiamo definire “intermedie”.

A noi sembra che quanto è accaduto rappresenti una rottura storica estremamente interessante e importante, un movimento che avrà conseguenze per lungo tempo e che porterà a trasformazioni in tutta la regione.

Il primo elemento di interesse sta nel protagonismo politico di cui si sono ri-appropriate migliaia di donne e uomini, soprattutto giovani. Un protagonismo politico che nasce da spinte diverse – sociali, lavorative, di esclusione, morali ecc – e che trova un momento unificante nella pizza, nella protesta contro regimi autoritari che controllano tutti gli aspetti della loro vita. Nei racconti dalla Tunisia e dall’Egitto (ma anche da altri paesi come l’Algeria, il Marocco, la stessa Palestina...) riconosciamo questo protagonismo da parte di giovani studenti e/o precari, lavoratori, donne che affermano una soggettività mai domata – e riconosciamo i caratteri di analogia tra loro e persino con quanto si vede nelle mobilitazioni nella “vecchia” Europa.

L’altro elemento che ci sembra altrettanto importante di questo protagonismo è la messa in discussione delle regole delle relazioni internazionali e la possibilità di una rivolta generalizzata contro le politiche di gestione della crisi globale. Una possibilità che si è affacciata in alcune iniziative e in alcune rivendicazioni (sia di tipo salariale che di carattere più complessivo, come la richiesta di annullamento del debito...). In generale Stati uniti e governi europei, come Fmi e banca mondiale, hanno compreso le possibilità di questa rottura che li preoccupa molto e hanno cercato di reagire in diverse maniere – dal tardivo abbandono dei dittatori tunisino ed egiziano, all’intervento militare in Libia e Bahrein, alle contraddittorie mosse rispetto alla situazione in Yemen e in Siria – e con la solita concorrenza di potenze che cercano di affermare una propria presenza egemone in alcune aree della regione.

Questo numero di Guerre&Pace non vuole e non potrebbe essere abbastanza esaustivo da affrontare tutti i nodi ancora da sciogliere delle “rivoluzioni in corso” e si limita a proporre alcune analisi, testimonianze, documentazioni che aiutino a comprendere cosa sta accadendo nei paesi arabi. Per meglio focalizzare i caratteri di questa primavera araba, e le sue contraddizioni, ci siamo limitati ad affrontare alcuni paesi, per diversi motivi sintomatici: Tunisia ed Egitto per la caduta dei dittatori e per la presenza di una mobilitazione che non sembra essersi fermata ad una ricambio al vertice ma pone la questione della partecipazione e della giustizia; la Libia, dove i primi fermenti di mobilitazione popolare sono stati ferocemente repressi e hanno poi portato ad una guerra civile e ad un intervento militare occidentale che hanno aperto un dibattito aspro anche nelle fila della sinistra e del movimento anti-guerra; la Siria, dove prosegue una mobilitazione anche qui ferocemente repressa, in un paese particolare e centrale per gli equilibri nella regione mediorientale; la Palestina, perché rimane una ferita aperta senza la soluzione della quale non è possibile alcuna alternativa generale nei paesi arabi.

Chiude il numero un articolo sulla realtà delle migrazioni dall’Africa, non solo del nord, legata alla nuova situazione conseguente alle rivolte arabe e alla volontà europea di chiudere al più presto le frontiere impedendo qualsiasi passaggio tra le due sponde del Mediterraneo. Un’ennesima conferma di quanto le rivoluzioni in corso riguardino anche tutte/i noi.


SOMMARIO


Presentazione
RIVOLUZIONI IN CORSO
Fine di un'era, Michael T. Klare
Neoliberisti all'attacco, Patrick Bond
Dignità dei popoli, Rashid Khalidi
Apriamo il dibattito, Daniel Tanuro
TUNISIA
Da popolo a cittadini, Nadia Marzouki
Una rivoluzione in divenire, intervista a J.B.B.Zoghlami
Un paese in fermento, Wassim Azreg
La rivolta di Gafsa, L.Chuikha e V.Geisser
EGITTO
L'Egitto fa la storia, Chedid Khairy
Prassi Rivoluzionaria, Mona El-Ghobashy
Il ruolo dei poveri, Lina El-Wardani
Organizzazioni politiche e movimenti sociali , Unione Sindacale Solidale
Per un'ampia alleanza, intervista a Tamer Wageeh
Lavorare per l'unità, Olga Rodriguez e Dina Samak
La nuova fase, Mustafa Omar
LIBIA
Libia: silenzi e imcompresioni, redazione
Scenari di Guerra, Nicolas Pelhman
Dei principi e dei pericoli, Merip
Dibattito sulla Libia, M.Albert e S.Shalom
Perchè no alla guerra, Kevin Ovenden
PALESTINA
Giovani palestinesi in movimento, Noura Erakat
Lo stato delle cose, Piero Maestri
ISRAELE
Israele e le masse arabe, intervista a Micheal Warshawski
SIRIA
Le occasioni perdute di Assad, Casten Wieland
Le radici della rivolta, Yacov Ben Efrat
Contro qualunque intervento straniero,
intervista a Wagdi Mustafa
Richieste interne, programmi esterni, Nassar Ibrahim
IMMIGRAZIONE
Sulla pelle dei migranti, G. Famà e G. Paciucci
Da un cane da guardia all'altro, Annamaria Rivera
CHIESA
Orfani del caimano, Walter Peruzzi
NUCLEARE
Liberiamoci dal nucleare, Angelo Baracca
RECENSIONI
a cura di Gianluca Paciucci


Il costo del numero monografico RIVOLUZIONI IN CORSO è di euro 10 (comprensivo delle spese di spedizione) L’abbonamento annuo -5 numeri- costa euro 40,00. Il versamento va effettuato ccp 24648206 intestato GUERRE E PACE, MILANO.

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